Europa, la dinamica demografica rilancerà gli investimenti azionari? L’integrazione dei modelli pensionistici a ripartizione con quelli a capitalizzazione potrebbe dare nuova linfa all’equity europeo. Martin Moryson, Head of Economics di DWS

Il tasso di natalità è solo uno dei diversi fattori che influenzano la sostenibilità dei sistemi pensionistici. Il modello a ripartizione soffre del fatto che ogni lavoratore deve sostenere un numero sempre maggiore di pensionati. Questa situazione potrebbe essere alleggerita in vari modi – escludendo, però, un improbabile aumento del tasso di natalità. Si potrebbe, ad esempio, incrementare il tasso di occupazione o l’età pensionabile, ridurre gli assegni pensionistici, favorire una maggiore immigrazione o aumentare la produttività economica. È probabile che, in futuro, sarà necessario agire su tutti e quattro questi fronti. Ma, oltre a ciò, riteniamo urgente affiancare al sistema a ripartizione un modello pensionistico basato sul risparmio e sugli investimenti.
Le difficoltà legate a un passaggio completo da un sistema a ripartizione a uno a capitalizzazione sono ben note – e vanno affrontate con serietà. Una transizione di questo tipo può avvenire solo gradualmente.
Suggeriamo che gli incentivi pubblici al risparmio previdenziale privato attraverso gli investimenti azionari vengano ampliati in modo significativo. Oltre a rafforzare la sicurezza pensionistica, riteniamo che ciò potrebbe generare anche altri effetti positivi:
- Maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle questioni legate ai rendimenti finanziari e alla gestione del rischio.
- Possibilità di rendimenti più elevati nel lungo periodo rispetto alle attuali forme di risparmio, pur con maggiore volatilità e rischio.
- Crescente consapevolezza dell’importanza delle riforme strutturali pro-crescita, che possono comportare perdite a breve termine ma aumentare il reddito nel medio periodo, poiché i benefici di lungo periodo vengono riconosciuti dai mercati azionari e diventano così visibili anche ai risparmiatori previdenziali.
Un cambiamento di questo tipo sarebbe inoltre coerente con la creazione dell’Unione Europea del Risparmio e degli Investimenti, oggi in fase di concretizzazione. In ultima analisi, l’introduzione di sistemi pensionistici parzialmente basati su investimenti azionari potrebbe anche aiutare le giovani imprese a reperire capitali al di fuori del sistema bancario, in linea con le raccomandazioni contenute nel rapporto Draghi. L’esperienza di Paesi come Svezia, Australia e Paesi Bassi mostra come mercati dei capitali solidi possano favorire la crescita della produttività di un’economia.
Secondo Martin Moryson, Head of Economics di DWS, “i tedeschi risparmiano più che a sufficienza, ma spesso non nel modo migliore. Quasi il 40% del loro denaro giace in conti di risparmio a basso rendimento. È un peccato, sia per i singoli individui che per la collettività. Un sistema pensionistico parzialmente finanziato potrebbe accelerare la transizione verso forme di risparmio più orientate al rendimento, con benefici potenziali non solo per i risultati individuali, ma anche per la crescita economica nel lungo periodo.”
In Germania, chi avesse investito ogni anno la stessa somma nell’indice DAX per 40 anni, a partire dal 1983, avrebbe ottenuto un rendimento medio superiore all’8% su tutti i contributi versati. Al confronto, i conti di risparmio bancari offrono, nella migliore delle ipotesi, rendimenti annuali di pochi punti percentuali. Naturalmente, i rendimenti dei mercati azionari sono soggetti a una volatilità molto più elevata. È un aspetto con cui i risparmiatori europei (e in particolare quelli tedeschi) dovranno imparare a familiarizzare.
Redazione
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