Europa, più interessanti i bond rispetto all’equity. Il Mid Year Global Outlook 2025 presentato da Bruno Rovelli, Managing Director e Chief Investment Strategist di BlackRock Italia

Bruno Rovelli

Crediamo di trovarci da tempo in un nuovo regime macroeconomico plasmato dall’offerta, poiché le mega forze, o grandi cambiamenti strutturali, come l’ascesa dell’intelligenza artificiale e la frammentazione geopolitica, trasformano le economie. La trasformazione ha sradicato “macro ancore” di lungo termine, come un’inflazione stabile e una crescita prevedibile.

In Europa, gli shock acuti causati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina si stanno attenuando. Ma la veloce trasformazione tecnologica, la frammentazione geopolitica e l’invecchiamento della popolazione stanno ancora plasmando la regione.

In un mondo in cui la volatilità strutturale ha sostituito la prevedibilità ciclica, pensiamo che le mega forze offrano le indicazioni più chiare per il futuro.

L’Europa si trova all’intersezione di diverse mega forze. I repentini cambiamenti di politica economica degli Stati Uniti hanno creato disagio nel Vecchio Continente. Ma anche un senso di urgenza e la consapevolezza che il modello di crescita europeo degli ultimi decenni necessiti di una riforma.

L’energia a basso costo è un ricordo ormai del passato. Sta diminuendo la domanda globale per le sue esportazioni (principalmente da Stati Uniti e Cina). E il Paese si trova ad affrontare una maggiore concorrenza nel settore manifatturiero tradizionale.

Questo ha comportato importanti interventi politici mirati sia all’offerta sia alla domanda.
Ad esempio: la spesa per la difesa e le relative infrastrutture è in aumento in tutta Europa.
La Germania ha di fatto sospeso il freno al debito esentando la spesa per la difesa superiore all’1% del PIL. E ha approvato un pacchetto infrastrutturale da 500 miliardi di euro in 12 anni.

Si tratta di uno sviluppo positivo poiché affronta decenni di investimenti insufficienti per promuovere la crescita a medio termine. Ma la chiave per l’Europa è se riuscirà a rilanciare la competitività e a incrementare la crescita della produttività. Questa parte del programma per la crescita si basa sulle riforme, lato offerta, e sul completamento dell’architettura dell’Unione Europea.

Sebbene le istituzioni europee siano pienamente consapevoli di queste sfide, non è ancora chiaro in che misura la Commissione europea sarà in grado di introdurre alcune delle riforme delineate nei rapporti Draghi e Letta del 2024.

La crescita in tutta l’Unione è stata piuttosto irregolare negli ultimi anni: la Germania è rimasta sostanzialmente stagnante, mentre Spagna e Grecia sono cresciute a un ritmo sostenuto.
Pensiamo che la situazione possa diventare più uniforme in futuro.

L’inflazione è scesa quasi al target del 2% della BCE, consentendole di ridurre i tassi di riferimento per rendere la politica monetaria meno restrittiva. Prevediamo che i tassi di riferimento si stabilizzeranno al 2% o leggermente al di sotto di esso, poiché tassi di cambio più forti e prezzi dell’energia più bassi potrebbero contribuire a un ulteriore rallentamento dell’inflazione.

La continua ripresa dei salari reali, la disoccupazione ai minimi storici e gli elevati tassi di risparmio (ancora vicini ai livelli record di circa il 15%) dovrebbero sostenere la spesa dei consumatori e consentire una ripresa della crescita economica europea il prossimo anno.

Le scelte di asset allocation

Mercato obbligazionario

Sul versante obbligazionario, la nostra preferenza va ai bond dell’eurozona. L’espansione fiscale annunciata dalla Germania interessa quei paesi che hanno margini di manovra fiscale e, pertanto, non destabilizzerà il mercato obbligazionario. Al contrario, crediamo che i bond Usa e quelli giapponesi subiranno ulteriori pressioni. I primi a causa del premio crescente richiesto dagli investitori per detenere Treasury. I secondi a causa dell’impennata dell’inflazione nipponica. Tornando in Europa, restiamo neutrali sui government bond, ma intravediamo spunti interessanti nel debito periferico rispetto a quello dei paesi core.

Continuiamo a credere che gli spread obbligazionari siano più interessanti in Europa, in particolar modo se rapportati alla qualità degli emittenti.

Mercato azionario

Per quanto riguarda l’equity, la sovraperformance dell’Europa sugli Usa si è storicamente verificata solo quando le aziende del Vecchio Continente hanno sperimentato una dinamica positiva degli utili. Non siamo convinti che gli utili europei garantiranno un trend crescente e pertanto preferiamo le stocks statunitensi e giapponesi. Sul mercato europeo ci piace il listino spagnolo perché il paese presenta fondamentali solidi, valutazioni attraenti e un buon trend degli utili aziendali.


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Redazione

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