Aggiornamento sui mercati a cura di Unicredit
L’agenda macro di oggi, venerdì 4 novembre, si presenta particolarmente ricca
di dati. In mattinata saranno pubblicati i dati sul PMI servizi delle principali
potenze economiche europee e a seguire l’intervento di Lagarde. Nel primo
pomeriggio verranno resi noti, sul fronte statunitense, i dati sull’indice
retribuzioni, sul tasso di disoccupazione e sulla variazione del numero dei
lavoratori dipendenti non agricoli.

Sul fronte europeo, secondo quanto comunicato dall’Instituto Nacional de
Estadística (Ine, l’ente statistico di Madrid), in settembre la produzione
industriale è salita in Spagna del 3,6% annuo (rettificato in base alle variazioni
di calendario), contro il 5,5% della lettura finale di agosto e il 3,7% del
consensus. In Francia, secondo quanto comunicato dall’Institut national de la
statistique et des études économiques (Insee, l’ente nazionale di statistica di
Parigi), in settembre la produzione industriale è scesa dello 0,8% mensile,
contro il rialzo del 2,7% della lettura finale di agosto e la flessione dell’1,0% del
consensus. In Germania, secondo quanto comunicato da Statistisches
Bundesamt (Destatis, l’agenzia nazionale di statistica tedesca), in settembre gli
ordinativi all’industria sono calati del 4,0% mensile, in peggioramento rispetto
al 2,0% della lettura finale di agosto e contro il declino dello 0,5% del
consensus. Su base annuale, rettificata per le variazioni di calendario, gli ordini
industriali sono invece crollati del 10,8% contro il precedente ribasso del 3,8% e
la flessione dell’8,8% stimato dagli economisti.

Sul versante asiatico, il Purchasing Manufacturers’ Index (Pmi) dei servizi del
Giappone, stilato da S&P Global in collaborazione con Jibun Bank, è salito in
ottobre a 53,2 pts dai 52,2 pts di settembre. Il dato è anche migliore rispetto ai
53,0 pts della lettura preliminare diffusa lo scorso mese. Il Pmi Composite, che
combina l’indice dei servizi con quello del manifatturiero, è invece cresciuto a
51,8 pts dai 51,0 pts precedenti, contro i 51,7 pts del dato flash.

Sul versante statunitense, secondo quanto reso noto da Statistics Canada
(l’ente nazionale di statistica di Ottawa), in settembre la bilancia commerciale
del Canada ha segnato un surplus di CAD 1,11 mld, in crescita rispetto ai CAD
550 mln della lettura finale di agosto ma sotto agli CAD 1,34 mld del consensus.

Il cross euro/dollaro vale 0,9767 in rialzo di 0,32%, mentre il cambio euro/yen si
attesta su 144,28 in rialzo dello 0,10% e il cambio usd/jpy scambia a 147,92 in
calo di 0,24%.

Derivati sul greggio in rialzo. Il futures sul Brent guadagna l’1,86% a USD 96,45
il barile, mentre WTI Usa sale del 2,45% a USD 90,32.

Stamane il Bund future ha aperto a 137,80 il Btp future a 114,16. Lo spread
Btp/Bund riparte da 217 pts, con il rendimento del nostro Btp decennale al
4,371%.

Apertura positiva per le borse europee, ma con Piazza Affari che rimane
stabile poco sotto la pari. Misti i titoli bancari. In ribasso Leonardo, A2A, Enel,
Saipem ed Hera. In rialzo invece Pirelli, Moncler, Amplifon, Eni e Stellantis.

Azionariato asiatico complessivamente positivo stamane con il Nikkei 225
della borsa di Tokyo che scende dell’1,68%, Hong Kong sale del 5,36%,
Shanghai del 2,43%, Seoul dello 0,83% e Sidney dello 0,50%. La stretta
monetaria della Federal Reserve (Fed) per ora sempre essere stata
metabolizzata nonostante giovedì sia arrivato anche l’intervento della Bank of
England (BoE). L’istituto centrale di Londra ha aumentato i tassi d’interesse di
75 bps al 3,00% nell’ottavo rialzo consecutivo (il più netto dagli Anni Novanta
del secolo scorso). Riflettori puntati sull’occupazione Usa, visto che in giornata
saranno pubblicati i dati su salari, crescita dei posti di lavoro e tasso di
disoccupazione. Quelli usciti finora, comunque, non hanno fatto che rafforzare
le motivazioni dell’aggressiva politica monetaria della Fed.

La Borsa di New York ha chiuso la seduta in ribasso, ancora penalizzata dalle
parole del numero uno della Fed. Il Dow Jones ha perso lo 0,46%, l’S&P 500
l’1,06%, mentre il Nasdaq Composite scende dell’1,70%. Tra i titoli in
evidenza Qualcomm -7,66%. Il produttore di chip di San Diego ha comunicato
risultati per il quarto trimestre dell’esercizio 2022 segnati da profitti netti in
crescita da USD 2,80 mld, pari a USD 2,45 per azione, a USD 2,87 mld, e USD
2,54. Su base rettificata l’eps è salito nei tre mesi allo scorso 25 settembre da
USD 2,55 a USD 3,13, a fronte di ricavi in progresso da USD 9,34 a USD 11,40
mld. Il consensus era invece per USD 3,13 e USD 11,32 mld rispettivamente. A
deprimere i corsi sul listino è però soprattutto la guidance debole di
Qualcomm, che ha spiegato di avere due mesi o più di inventario da liberare
nel suo core business. Per il primo trimestre dell’esercizio 2023 Qualcomm
stima un utile compreso tra USD 3,00 e USD 3,30 su USD 9,2-10,0 mld di ricavi
(USD 3,43 su USD 12,0 mld il consensus).


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