Aggiornamento sui mercati a cura di UniCredit
L’agenda macro di oggi, giovedì 17 novembre, si presenta particolarmente ricca
di dati. In mattinata verrà reso noto il dato sull’inflazione dell’Eurozona. Nel
pomeriggio invece, sul fronte statunitense, saranno disponibili i dati sui nuovi
cantieri residenziali, sull’indice Philadelphia Fed (manifatturiero) e sulle richieste
settimanali sussidi disoccupazione.
Sul fronte europeo, secondo quanto comunicato dalla Fédération de l’industrie
horlogère suisse (Fh, l’associazione di settore con sede a Biel), in ottobre l’export
di orologi dalla Svizzera è salito del 6,7% annuo attestandosi a CHF 2,27 mld
(EUR 2,31 mld). Il dato segna un deciso rallentamento rispetto al 19,9% di
settembre ma anche il dodicesimo mese consecutivo di espansione. Tra i singoli
Paesi Usa e Cina rimangono i riferimenti principali per il settore dell’orologeria
elvetica con quote di mercato del 15,9% e del 9,7% rispettivamente (la Cina ha
registrato però un crollo dell’import del 18,1% annuo, contro il progresso del
16,7% degli Usa). In Olanda, secondo quanto comunicato dal Centraal Bureau
voor de Statistiek (Cbs, l’ufficio nazionale di statistica dell’Aia), in ottobre il tasso
di disoccupazione ha registrato un declino, su base rettificata stagionalmente, al
3,7% dal 3,8% registrato in agosto e settembre.
Sul fronte asiatico, secondo quanto comunicato dal ministero delle Finanze
nipponico, in ottobre le esportazioni dal Giappone sono rimbalzate del 25,3%
annuo, in moderato rallentamento rispetto al 28,9% di settembre e sotto al
29,9% del consensus. Il dato segna la ventesima espansione consecutiva per
l’export del Sol Levante. Le importazioni sono invece più che raddoppiate,
segnando una crescita del 53,5% annuo, contro il 45,9% precedente e il 49,7%
atteso. Il risultato è stato un deficit della bilancia commerciale salito a JPY 2.162
mld dai JPY 2.094 mld precedenti, contro i JPY 1.610 mld del consensus.
Sul fronte oceaniano, secondo quanto reso noto dal Bureau of Statistics di
Canberra, in ottobre il tasso di disoccupazione, rettificato stagionalmente, è
calato in Australia al 3,4% dal 3,5% di agosto e settembre, tornando sui minimi
dal 2,7% dell’agosto 1974.
Il cross euro/dollaro vale 1,0392 in calo di 0,05%, mentre il cambio euro/yen si
attesta su 144,59 in calo dello 0,1% e il cambio usd/jpy scambia a 139,47 in
calo di 0,06%.
Derivati sul greggio in ribasso. Il futures sul Brent perde lo 0,18% a USD 92,69
il barile, mentre WTI Usa scende dello 0,36% a USD 85,28.
Stamane il Bund future ha aperto a 140,77 e il Btp future a 118,82. Lo spread
Btp/Bund riparte da 194 pts, con il rendimento del nostro Btp decennale al
3,895%.
Apertura mista per le borse europee, con Piazza Affari che rimane stabile
poco sopra la pari. Positivi i titoli bancari. In rialzo anche Saipem, Prysmian,
Interpump, CHN e Inwit. In ribasso invece A2A, Enel, Hera, Snam e Italgas.
Azionariato asiatico complessivamente negativo stamane con il Nikkei 225
della borsa di Tokyo che scende dello 0,35%, Hong Kong dell’1,15%, Shanghai
dello 0,15%, Seoul dell’1,39% e Sidney sale dello 0,19%. A preoccupare gli
investitori è soprattutto la gestione della pandemia di coronavirus da parte di
Pechino. Le autorità cinesi sono passate a un approccio più mirato, con
l’obiettivo di evitare i massicci lockdown che nei mesi scorsi avevano bloccato
metropoli da decine di milioni di abitanti, ma il fatto che mercoledì l’intera
università di Pechino sia stata chiusa per un singolo positivo evidenzia quanto
la politica di tolleranza zero sul Covid-19 sia tutt’altro che archiviata. Per
quanto riguarda la Federal Reserve (Fed), invece, Wall Street non sembra essere
del tutto convinta che effettivamente ci sarà un rallentamento della stretta
monetaria in occasione del meeting di 13-14 dicembre del Federal Open
Market Committee (Fomc), anche se attualmente secondo gli analisti sono
all’85,4% le probabilità che il prossimo aumento del costo del denaro sia
effettivamente di 50 bps, dopo i quattro consecutivi da 75 bps.
La Borsa di New York ha chiuso la seduta in ribasso penalizzata dal warning di
Target. Il Dow Jones ha perso lo 0,12%, l’S&P 500 lo 0,83%, mentre il Nasdaq
Composite l’1,51%. Tra i titoli in evidenza Target Corporation -13,12%. Il
gruppo della grande distribuzione ha comunicato risultati per il terzo trimestre
segnati da profitti netti più che dimezzati da USD 1,49 mld, pari a USD 3,04 per
azione, a USD 712 mln e USD 1,54. Su base rettificata l’eps si è attestato a USD
1,54, ampiamente sotto ai USD 2,16 del consensus. I ricavi totali sono saliti nei
tre mesi del 3,4% annuo a USD 26,52 mld, appena sopra ai USD 26,41 mld
stimati dagli analisti. La crescita organica delle vendite è stata del 2,7% annuo
contro il 2,2% del consensus.
Redazione
La redazione di Fondi & Sicav è un team di esperti e appassionati di finanza, specializzati nell’analisi e nell’approfondimento di fondi comuni, SICAV e strumenti di investimento. Con un approccio chiaro e aggiornato, forniscono contenuti di qualità per guidare i lettori nelle scelte finanziarie più consapevoli.

