Una fase di scelte contrastanti. Restiamo moderatamente positivi sul rischio ma con una maggiore diversificazione geografica. Monica Defend (Head of Amundi Investment Institute) e Vincent Mortier (Group CIO, Amundi) 

 

Monica Defend

l’inflazione statunitense rimarrà probabilmente al di sopra del target, in Europa potrebbero emergere pressioni sulla domanda interna e la guerra commerciale non è ancora finita. Inoltre, potremmo assistere sui mercati a un veloce prosciugamento della liquidità, attualmente abbondante. Questi fattori ci consentono di essere moderatamente positivi sul rischio.

 

Nell’obbligazionario globale siamo complessivamente neutrali sulla duration, mentre siamo costruttivi sulle obbligazioni societarie investment grade e sulle obbligazioni dei mercati emergenti. Preferiamo le obbligazioni europee a quelle statunitensi e rimaniamo prudenti sul Giappone. Negli Stati Uniti l’inflazione non riflette ancora appieno l’aumento dei dazi, ma nei prossimi mesi potrebbe esserci un cambiamento.

Per quanto riguarda l’azionario, crediamo che le valutazioni elevate negli Stati Uniti rendano necessaria una diversificazione geografica in aree come l’Europa, il Regno Unito e i mercati emergenti (ME). Tuttavia, la buona tenuta degli utili statunitensi tra i vari settori, compreso quello tecnologico, confermano che bisogna essere selettivi. Per quanto riguarda i Paesi emergenti, siamo ottimisti su Brasile, Messico e India.

Nel comparto multi-asset abbiamo invece ridotto il nostro posizionamento sulla duration statunitense, ma nel complesso rimaniamo positivi. Inoltre, l’evoluzione dei negoziati tra Stati Uniti e Cina sul commercio e la concorrenza geopolitica potrebbero avere un impatto su alcuni asset nei Paesi emergenti nei confronti dei quali siamo positivi.  Per quanto riguarda invece le materie prime, visto il recente rally, abbia rivisto al ribasso la nostra view ottimista sull’oro.

 

I principali temi economici che probabilmente emergeranno nei prossimi mesi:

Le spese per gli investimenti nell’AI stimoleranno la crescita negli Stati Uniti, ma non riusciranno a compensare del tutto il calo dei consumi che continuano a essere il pilastro dell’economia statunitense. Gli investimenti nel settore tecnologico non si sono ancora tradotti in una creazione significativa di nuovi posti di lavoro e difficilmente produrranno effetti rilevanti sul mercato nel breve termine. Di conseguenza ci attendiamo un rallentamento della crescita dei redditi e un raffreddamento dei consumi.

La crescita dell’Eurozona subirà probabilmente un rallentamento nel corso del 2025, per poi recuperare nella seconda metà del 2026, pur rimanendo al di sotto del trend di lungo periodo.

La leva fiscale sta diventando sempre più importante. Gli Stati Uniti manterranno probabilmente un orientamento espansivo in ambito fiscale (un rischio non prezzato dal mercato) seppur con qualche aggiustamento, mentre in Giappone, visto il quadro politico frammentato e le intenzioni del nuovo governo, preverranno probabilmente le politiche populiste e proseguirà quindi l’espansione fiscale. Anche la Germania seguirà questa direzione, ma con la differenza cruciale che dispone dei margini necessari per la manovra fiscale.

Le proiezioni sulla crescita della Cina nel 2026 sono state riviste al rialzo e, dato che la crescita sarà vicina all’obiettivo stabilito dal governo, non ci aspettiamo un significativo bazooka fiscale. Nel complesso, le politiche contro l’eccessiva concorrenza, la fragilità dei consumi domestici e la riduzione degli investimenti nel settore immobiliare comportano che l’attività economica resterà sottotono nel breve periodo.


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.