Aggiornamento sui mercati a cura di UniCredit
L’agenda macro di oggi, giovedì 3 novembre, si presenta particolarmente
interessante. In mattinata saranno pubblicati i dati sul tasso di disoccupazione
dell’Italia e dell’Eurozona. Nel primo pomeriggio verranno resi noti, sul fronte
statunitense, i dati sull’indice costo del lavoro, sull’indice produttività del lavoro,
sulla bilancia commerciale e sull’Indice S&P Global PMI servizi.
Sul fronte europeo, secondo quanto comunicato dal Bundesamt für Statistik
(Bfs, l’ufficio nazionale di statistica elvetico), in ottobre l’indice dei prezzi al
consumo è salito in Svizzera del 3,0% annuo, in rallentamento rispetto al 3,3%
precedente e contro il 3,2% del consensus. Su base mensile l’indice è invece
cresciuto dello 0,1% dopo il declino dello 0,2% di settembre e contro il progresso
dello 0,2% stimato dagli economisti.
Sul versante asiatico, ulteriore declino per il Caixin Purchasing Manufacturers’
Index (Pmi) nel settore dei servizi elaborato da S&P Global. In ottobre l’indice è
infatti sceso in Cina a 48,4 pts dai 49,3 pts di settembre, confermandosi per il
secondo mese consecutivo sotto la soglia di 50 pts che separa crescita da
contrazione. Il Caixin Pmi Composite, che raggruppa manifatturiero e servizi, è
invece calato a 48,3 pts dai 48,5 pts precedenti. Inoltre, come già successo in
giugno, luglio e settembre, l’Hong Kong Monetary Authority (Hkma) segue la
Federal Reserve (Fed) e alza i tassi d’interesse nell’ex colonia britannica in
Cina di 75 bps (al 4,25%). La mossa era dovuta visto che il Base Rate di Hong
Kong è fissato 50 bps sopra al limite inferiore del range dei tassi Usa, aumentato
tra il 3,75% e l’4,00% dalla Fed mercoledì, o alla media di cinque giorni dei tassi
overnight e a un mese degli Hong Kong Interbank Offered Rates (Hibor), a
seconda di quale dei due livelli sia il più alto.
Sul fronte oceaniano, l’indice Pmi S&P Global dei servizi dell’Australia è calato
in ottobre a 49,3 pts dai 50,6 pts di settembre, scivolando dopo otto mesi sotto
la soglia di 50 pts che separa espansione da contrazione. Il dato è comunque
migliore rispetto ai 49,0 pts della lettura preliminare diffusa lo scorso mese. Il
Pmi Composite è invece sceso a 49,8 pts dai 50,9 pts precedenti, contro i 49,6
pts del dato flash.
Il cross euro/dollaro vale 0,9767 in calo di 0,02%, mentre il cambio euro/yen si
attesta su 144,71 in calo dello 0,25% e il cambio usd/jpy scambia a 147,57 in
calo di 0,22%.
Derivati sul greggio in ribasso. Il futures sul Brent perde l’1,12% a USD 95,08 il
barile, mentre WTI Usa scende dell’1,51% a USD 88,66.
Stamane il Bund future ha aperto a 137,35 il Btp future a 113,58. Lo spread
Btp/Bund riparte da 219 pts, con il rendimento del nostro Btp decennale al
4,430%.
Apertura negativa per le borse europee, con Piazza Affari perde quasi un
punto percentuale. Negativi i titoli bancari. In ribasso anche Saipem, Pirelli,
Moncler, Campari e Stellantis. In rialzo invece solo Telecom.
Azionariato asiatico negativo stamane con il Nikkei 225 della borsa di Tokyo
che rimane chiusa, Hong Kong perde il 3,08%, Shanghai lo 0,19%, Seoul lo
0,33%, Sidney scende dell’1,84%. A deprimere i corsi è stata la prevista
decisione del Federal Open Market Committee (Fomc) di aumentare per la
quarta volta consecutiva i tassi d’interesse Usa di 75 bps ma ancora più le
parole di Jerome Powell. Il chairman della Federal Reserve ha concesso che nei
prossimi meeting si possa iniziare a discutere di un rallentamento della stretta
monetaria ma ha categoricamente escluso che ci possa essere all’orizzonte una
pausa e che anzi sia probabile che il costo del denaro possa salire più in alto di
quanto previsto in settembre dalla Fed stessa. Il messaggio è chiaro: i rischi di
recessione stanno aumentando ma l’obiettivo della Fed è riportare l’inflazione
sotto controllo e l’istituto centrale di Washington è pronto a pagarne il prezzo.
Soprattutto se la recessione si sentirà più duramente a livello globale che in
Usa.
La Borsa di New York ha chiuso la seduta in deciso ribasso. Il Dow Jones ha
perso l’1,55%, l’S&P 500 il 2,50%, mentre il Nasdaq Composite scende del
3,15%. Tra i titoli in evidenza Paramount Global -12,42%. L’ex ViacomCbs ha
comunicato risultati per il terzo trimestre segnati dal declino dei profitti netti
da attività ricorrenti da USD 465 mln a USD 153 mln. Su base rettificata l’eps si
è sostanzialmente dimezzato da 76 a 39 centesimi, contro i 45 centesimi del
consensus. I ricavi sono aumentati nei tre mesi da 6,61 a 6,92 mld, anche in
questo caso però sotto ai 7,08 mld delle stime degli analisti. Paramount Global,
iscrittasi di recente alla gara per il controllo del settore dello streaming, ha reso
noto che gli abbonati alla sua piattaforma Paramount + sono saliti a 46 mln
alla fine del trimestre.
Redazione
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