Tiffany Wilding, Economista di PIMCO si interroga sul futuro della FED e la sua politica monetaria. Gli ultimi dati economici Usa rafforzano l’ipotesi di un taglio dei tassi più vicino

 

A nostro avviso, i fondamentali economici e le dinamiche istituzionali indicano un outlook di politica monetaria di base che non differisce in modo significativo da quello che ci si aspetterebbe con l’attuale composizione del FOMC, forse con un ritorno leggermente più rapido a un orientamento più neutrale.

Tra le notizie che riguardano Trump e Powell, i recenti dati economici rafforzano le ragioni a favore di un taglio dei tassi

Lo slancio economico statunitense ha subito un rallentamento rispetto allo scorso anno: secondo i dati del Dipartimento del Commercio, nella prima metà del 2025 la crescita reale dei consumi è stata pari a circa l’1%, in netto calo rispetto al 4% registrato nella seconda metà dello scorso anno. Anche le pressioni inflazionistiche sono state più moderate del previsto, in parte perché i dazi stanno impiegando tempo per riflettersi sui prezzi al consumo. Alcuni policymaker, tra cui il governatore della Fed Christopher Waller, hanno sostenuto la necessità di un intervento anticipato a luglio, mentre 10 membri del FOMC prevedono due o più tagli di 25 punti base entro la fine dell’anno.

I possibili successori

I candidati ritenuti più papabili alla successione di Powell alla presidenza della Fed – tra cui Waller, Kevin Hassett (Direttore del Consiglio economico nazionale) e Kevin Warsh (ex governatore della Fed) – potrebbero sostenere un taglio dei tassi più rapido e consistente. Ipotizzando un consenso sufficiente, il FOMC potrebbe potenzialmente abbassare i tassi di 100-150 punti base dall’attuale intervallo del 4,25%-4,5%.

Tuttavia, ciò non rappresenterebbe un cambiamento radicale rispetto alla politica attuale, poiché si collocherebbe nella fascia bassa delle stime attuali della Fed per il tasso di interesse neutro. Pertanto, riducendo i tassi a un ritmo costante, la Fed guidata da Powell potrebbe potenzialmente raggiungere il tasso di interesse neutrale prima della nomina di un nuovo presidente. Molto dipende dalla stima della Fed sul tasso neutrale e dall’eventuale decisione del presidente nominato da Trump di optare per un livello inferiore all’attuale intervallo di tendenza centrale compreso tra il 2,6% e il 3,6%. Sebbene l’espansione dell’offerta potrebbe contribuire a limitare le pressioni inflazionistiche, una crescita più elevata dell’offerta è solitamente associata a un aumento degli investimenti, che tende ad aumentare il tasso neutrale. Se tale crescita si concretizzasse, sarebbe difficile giustificare un tasso di riferimento significativamente inferiore alla fascia neutrale stimata dalla Fed.

A nostro avviso, l’ipotesi di un tasso neutrale molto più basso appare incoerente con le previsioni di crescita ottimistiche dell’amministrazione Trump

Sia Hassett che Warsh hanno affermato che le politiche fiscali e dei dazi di Trump potrebbero portare la crescita reale del PIL statunitense intorno al 3%. Inoltre, anche se un candidato di Trump dovesse spingere per un ritorno alla neutralità molto più rapido, la Fed, come sempre, prende le decisioni politiche in comitato. Ci vorrebbe più di uno o due voti per allontanare drasticamente la politica da un ritorno alla neutralità costante e misurato.

 

Perché il presidente della Fed Powell probabilmente resterà in carica fino al termine del mandato

Nonostante le voci insistenti e le minacce occasionali da parte del presidente, continuiamo a ritenere altamente improbabile che Trump proceda al licenziamento di Powell prima della scadenza del suo mandato nel maggio 2026. Ci sono ragioni giuridiche, politiche e pratiche convincenti a sostegno di questa opinione.

Conclusioni

Nei prossimi anni, a meno di shock economici negativi imprevisti o di pressioni inflazionistiche sottostanti più preoccupanti, prevediamo un ritorno graduale a un orientamento neutrale della politica monetaria, prima sotto la guida di Powell fino a maggio, poi sotto il prossimo presidente della Fed. L’indipendenza della Fed, insieme ai fondamentali economici e ai controlli istituzionali, va a supporto di questa prospettiva di base.


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Redazione

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