Intervista a Diego Cascio, Portfolio Manager di Fideuram Asset Management

L’impennata dell’inflazione e la conseguente reazione in materia di tassi d’interesse da parte delle banche centrali hanno penalizzato i corporate bond nel 2022. Cosa vi aspettate per l’anno in corso?
Le pressioni inflazionistiche e l’iniziale sottovalutazione del fenomeno hanno reso necessari una serie di interventi di politica monetaria tesi a riportare la dinamica dei prezzi sotto controllo, in coerenza con i target di medio periodo delle principali banche centrali.
Tale aggiustamento, quantitativamente rilevante, ha causato un severo repricing sui mercati obbligazionari che non ha risparmiato il mondo corporate, interessato dal doppio effetto negativo di tassi risk-free in aumento e spread di credito più larghi.
Per quanto riguarda i prossimi mesi, i dati sulla crescita attesa in miglioramento, quelli sul mercato del lavoro e sui prezzi al consumo prospettano un livello finale dei tassi di interesse più elevato rispetto a quanto atteso dai principali forecasters.
D’altra parte, l’asset class mantiene intatto l’appeal offerto da rendimenti attesi a scadenza storicamente elevati, in termini assoluti e aggiustati per il rischio. E un livello medio di spread che presenta ancora un, seppur limitato, spazio di restringimento.
Nei nostri portafogli siamo sovrappesati di credito investment grade pur consapevoli (1) del potenziale impatto sull’asset class in caso di ulteriore volatilità sui tassi e (2) di una eventuale modifica sfavorevole delle condizioni di domanda / offerta nel caso in cui al proseguimento dell’intensa attività di primario, cui abbiamo assistito in questo inizio d’anno, si contrapponga una minore capacità di assorbimento del mercato.
La preferenza per il credito di alta qualità rispetto alle emissioni di rating inferiore dipende dal quadro tecnico dell’asset class, che vede un marginale aumento dei tassi di default e l’annunciata riduzione del bilancio della banca centrale.
Quali tipologie di corporate bond state privilegiando in questa fase di mercato in termini di affidabilità creditizia, duration, settori, aziende?
Riteniamo che l’incertezza legata all’andamento dell’inflazione e alla sua persistenza suggerisca di preferire le scadenze a medio termine, attualmente in grado di offrire rendimenti competitivi con quelle a lunga, data la pendenza negativa della curva dei benchmark e di quella degli spread di credito sulle scadenze oltre tale segmento di curva.
Per quanto riguarda lo standing creditizio, privilegiamo la carta BBB su quella BB dopo la compressione del differenziale di spread visto negli ultimi mesi. E, selettivamente, alcune emissioni con rating singola B che presentano storie interessanti.
A livello settoriale, dai minimi di ottobre abbiamo assistito a buone performance, in particolar modo nei settori industriali maggiormente sensibili al costo dell’energia e al ciclo economico. Attualmente siamo sovrappesati sugli emittenti bancari che dovrebbero beneficiare dell’aumento dei tassi e di una buona qualità degli attivi, con particolare attenzione al diverso ranking nella capital structure e una preferenza per la carta subordinata.
Guardiamo con interesse anche alla carta ibrida non finanziaria che presenta un profilo interessante in termini di rischio-rendimento in considerazione del migliorato quadro macro.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

