Intervista a Daniele Vadori, Head of Equity Investments di Finint SGR e GPM di Banca Finint

Cosa vi aspettate dalla Borsa italiana nel 2022? Quali settori privilegiate in questa fase e quale tipologia di titoli potrebbe performare meglio nel medio termine?

Borsa Italiana ha mostrato una crescita significativa dei corsi durante tutto il 2021 riuscendo a ritornare e superare i livelli pre-pandemia, principalmente grazie alla significativa crescita del Pil del paese nel periodo e al rinnovato interesse degli investitori stranieri nel nostro mercato.
Ci aspettiamo che questo trend prosegua anche per il 2022 nonostante le sfide per il mercato (inflazione, rimodulazione delle politiche monetarie) siano completamente diverse rispetto al passato.
Questo comporterà un approccio più selettivo all’asset allocation e al timing degli investimenti nell’anno, dato che la volatilità, come già riscontrato nell’ultimo trimestre del 2021, ritornerà a essere una costante tra le variabili da considerare negli investimenti.
I settori da privilegiare sono quelli definiti dalle traiettorie di sviluppo del PNRR nazionale dove andranno a confluire la maggioranza degli investimenti per il prossimo futuro: digitalizzazione e innovazione, turismo e cultura, infrastrutture e mobilità, transizione ecologica e salute.
Il mercato che più di tutti continuerà a trarre maggiore beneficio dalla ripresa in atto del paese sarà sicuramente quello delle PMI, data la loro natura di motore dell’economia reale del Paese e la capacità tempestiva di adeguamento ai mutamenti di contesto: sarà fondamentale il rafforzamento dei rapporti tra esse nei vari cluster settoriali e la prosecuzione del processo in atto di accesso al mercato attraverso IPO il più possibile tra le aziende delle varie nicchie di settore in cui l’Italia è leader.
L’inflazione italiana continua a salire (anche se a ritmi inferiori rispetto a quella europea). La crescita dei prezzi al consumo può aiutare a gestire meglio l’enorme debito pubblico ma potrebbe danneggiare alcune attività economiche quotate. Qual è la vostra view a tal proposito?
Le dinamiche relative all’inflazione saranno di sicuro tra gli elementi fondamentali da monitorare per il prossimo futuro perché ad esse sono collegate tante delle scelte che incidono sulla crescita del Paese, a partire dalle politiche monetarie della Bce, soprattutto per quanto riguarda gli effetti diretti di una loro modifica sulla sostenibilità del debito pubblico e di conseguenza sulla redditività del suo settore finanziario privato, principale detentore dello stock.
La crescita dell’Italia, archiviato il dato eccezionale del 6,3% per il 2021, è prevista al 4% per il 2022 (-0,4% rispetto alle stime precedenti) e l’inflazione al 2,8% (+1,5% rispetto alle stime precedenti) con un’aspettativa di normalizzazione solo a partire dal 2023.
Molto di questa crescita è legato alle dinamiche dei prezzi nel settore energetico ma si stanno facendo sentire anche gli effetti ritardati delle difficoltà di approvvigionamento in molte catene del valore, come già emerso durante il 2021 nelle altre economie internazionali avanzate: la durata prolungata del fenomeno unita ad un inefficace adeguamento delle dinamiche salariali potrebbe portare a una revisione al ribasso della componente interna della crescita del Pil con effetto diretto su tutti gli ambiti/settori legati alla produzione e distribuzione dei beni di consumo.
Nel breve periodo, l’attuale situazione si sta comunque mostrando vantaggiosa per le imprese esportatrici, soprattutto nel settore industriale in quanto, proprio a causa delle problematiche nelle catene di approvvigionamento, l’Italia è ritornata a essere un riferimento d’eccellenza nella compensazione di tali temporanee difficoltà del commercio internazionale, soprattutto a scapito della concorrenza asiatica.
In sintesi, la combinazione di effetti che l’evoluzione futura dell’attuale situazione potrà provocare, come si è visto, appare molto fluida e molto dipenderà dalle azioni che verranno messe in campo nei prossimi mesi e dal timing delle interrelazioni tra esse, senza dimenticare gli impatti delle scelte a livello internazionale sulla nostra economia: si tratta di un processo in divenire che sicuramente necessiterà di un monitoraggio costante e attivo lungo tutto l’arco dell’anno prossimo.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

