a cura di Kurt von Storch, fondatore di Flossbach von Storch

La sua azienda, la Flossbach von Storch Se, ha festeggiato l’anno scorso il 25° anniversario. Guardando ai mercati finanziari, che cosa è cambiato in questo periodo?

«I tempi cambiano. È sempre stato così e sarà così anche in futuro. L’intelligenza artificiale, le turbolenze politiche e un aumento esplosivo del debito pubblico, come si è visto in passato solo in tempi di guerra, hanno, ovviamente,  un impatto sui mercati. Ma guardando alla strategia di investimento, forse è ancora più interessante chiedersi che cosa rimane stabile nel tempo». 

Attualmente vede delle analogie con i tempi passati? 

«Su questo tema mi sento di dovere fare un po’ di chiarezza. Oggi alcuni elementi mi ricordano il periodo in cui abbiamo fondato l’azienda, intorno al cambio del millennio. All’epoca c’erano parecchie turbolenze sui mercati. Come dimenticare le incredibili valutazioni di alcuni titoli tecnologici? Dopo il boom delle dotcom c’è stato il crollo e, a seguire, diversi anni di debolezza per le borse. Prendiamo, per esempio, il 2003: in tutto il mondo i prezzi azionari sono crollati. Gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq e la loro economia è sprofondata in piena recessione. In Europa, le cose non andavano molto meglio. In particolare, la Germania e le sue aziende stavano affrontando grandi difficoltà, tanto da essere definite “il malato d’Europa”». 

Poi c’è stata la svolta…

«La globalizzazione, le nuove tecnologie, che hanno aumentato la produttività, e una politica monetaria e fiscale espansiva hanno sicuramente contribuito a quei cambiamenti. Attualmente, però, vediamo di nuovo una moltitudine di rischi che potrebbero potenzialmente intensificarsi. Ancora più pericolosi sono i cosiddetti “cigni neri”, cioè eventi imprevedibili che al momento nessuno ha considerato. Basti pensare alla crisi finanziaria globale».

Nonostante tutte le crisi, le borse sembrano macinare un record dietro l’altro. Rischiamo uno shock simile a quello di 25 anni fa?

«Ovviamente non abbiamo la sfera di cristallo e non diamo molta importanza ai “profeti di sventura”. Un punto, però, è chiaro: le valutazioni di alcune azioni sono attualmente molto elevate. Nessuno può dire che cosa abbiano in mente politici come Donald Trump o se il conflitto tra Oriente e Occidente possa intensificarsi, né possiamo essere certi di quanto sia stabile il sistema finanziario, considerando il debito pubblico dilagante e i noti rischi legati al sistema monetario. Ciò, naturalmente, non significa che non si debba investire, ma è fondamentale essere preparati. Dal nostro punto di vista, allora come oggi, la solidità di una strategia d’investimento è cruciale».

Che cosa rende una strategia d’investimento a prova di crisi?

«In base alla nostra esperienza negli anni turbolenti della fondazione della società, i fattori principali sono: diversificazione, qualità, flessibilità, solvibilità e valore. Ogni singolo titolo, ogni portafoglio che gestiamo deve rispettare questi requisiti in maniera rigorosa. Questi cinque criteri si riflettono anche nel nostro logo aziendale, il Flossbach von Storch – Pentagramm». 

Che cosa definisce la qualità di un investimento?

«Si tratta della solidità che un’azienda possiede. Il modello di business è così robusto da resistere alle crisi? I prodotti sono così unici da non potere essere copiati dalla concorrenza? Il management è altrettanto competente e onesto? Cerchiamo in modo mirato azioni di società con utili stabili a lungo termine e, fattore per noi molto importante, prevedibili anche in futuro». 

Che cosa intende per “valore”?

«La migliore azienda non ha senso in un portafoglio se la si acquista a un prezzo troppo alto. In Germania si dice: “Il prezzo è ciò che si paga, il valore è ciò che si ottiene”. Ci chiediamo quotidianamente se il prezzo di un investimento sia adeguato o, meglio ancora, inferiore al valore reale. Si legge spesso che il calo delle quotazioni aumenta il rischio: noi non abbiamo mai condiviso questa idea. Per gli investitori con una mentalità imprenditoriale, è esattamente il contrario».

Può spiegarci meglio questo concetto?

«Un prezzo d’ingresso più basso significa un rischio minore, perché aumenta il potenziale di rendimento. Ciò, ovviamente, funziona solo se la solidità dell’azienda rimane invariata.  A nostro avviso, le oscillazioni di prezzo non sono un elemento negativo, anzi, possono offrire diverse opportunità. Come ben sappiamo, il guadagno si realizza anche in fase di acquisto ed è per questa ragione che è fondamentale conoscere molto bene le società in cui si investe».

Come si fa a trovare queste azioni?

«Noi ci concentriamo su un numero limitato di imprese, che osserviamo attentamente da molti anni. Essendo uno dei maggiori gestori patrimoniali indipendenti in Germania, abbiamo accesso ai team dirigenziali dei grandi gruppi internazionali e comunichiamo regolarmente con il management». 

Quanti titoli ci sono nella vostra lista?

«Circa 300, ma  nei nostri portafogli ce ne sono molti meno: nella nostra soluzione d’investimento più nota, Flossbach von Storch  Multiple Opportunities, c’erano di recente circa 50 azioni. Troviamo aziende di qualità in tutto il mondo». 

Quali sono i titoli che offrono il maggiore potenziale di crescita?

«Purtroppo, gli investimenti non funzionano in modo così semplice. Una singola azione ha senso solo se combinata con altri titoli in un portafoglio ben diversificato. Dipende sempre dal contesto del portafoglio. I soliti consigli sulle azioni, di cui si legge spesso, purtroppo non aiutano molto nel caso di una gestione patrimoniale privata:  siamo investitori, non speculatori». 

Dove sarà il mercato azionario italiano alla fine del 2025? Qual è la vostra previsione per l’indice Ftse Mib?

«Anche in questo caso, purtroppo, dobbiamo deludervi. Non abbiamo la sfera di cristallo. Nessuno può sapere che cosa accadrà nei prossimi mesi. Gli indici di riferimento non giocano alcun ruolo nella composizione dei nostri portafogli e la strategia di investimento non si basa neppure sui settori di mercato. A lungo termine, quindi, al netto degli inevitabili alti e bassi delle borse, un portafoglio azionario robusto e diversificato a livello globale dovrebbe generare un rendimento del 5-7% annuo. Proprio come nei decenni passati». 

La vostra azienda è ancora di proprietà dei fondatori. Quali vantaggi offre una società gestita dai suoi proprietari?

«Siamo indipendenti nelle decisioni aziendali e, soprattutto, nelle nostre decisioni di investimento che si basano sulla nostra ricerca interna, senza lasciarci influenzare da terzi. Ci muoviamo sempre nell’interesse dei nostri clienti e continueremo a farlo anche in futuro». 

Questa caratteristica si riflette anche nella nuova struttura giuridica dell’azienda, che avete cambiato nel 2024?

«Flossbach von Storch ora è una società europea, una Societas Europaea (Se). Abbiamo ampliato e ringiovanito il nostro team direttivo. Bert Flossbach e io, naturalmente, rimarremo a lungo nel consiglio. In questo modo, i valori che ci caratterizzano continueranno a essere preservati anche nella prossima generazione e ciò vale anche per la nostra indipendenza». 

Quali sono i vostri obiettivi imprenditoriali?

«Con un patrimonio in gestione di circa 70 miliardi di euro, siamo tra i maggiori asset manager indipendenti dalle banche in Europa. Sin dalla fondazione puntiamo su una crescita sostenibile e vogliamo offrire solo prodotti che garantiscano un reale valore aggiunto ai nostri clienti. Riteniamo che l’Italia abbia un grande potenziale e possiamo contare su un ottimo team e una sede aziendale a Milano. Ci piacciono il Paese e i suoi abitanti. Non a caso abbiamo celebrato il 25° anniversario della nostra azienda a Milano, insieme ai nostri collaboratori provenienti da tutta Europa».

Con la sua lunga esperienza, quale consiglio darebbe a un investitore che desidera costruire un patrimonio?

«Abbiate pazienza: la cosa fondamentale è la fiducia e un orizzonte di investimento a lungo termine. Non si investe per sei mesi, perché, nel breve periodo, i risultati sono casuali: il sentiment delle borse e le relative oscillazioni dei prezzi sono troppo imprevedibili. Chi vuole ottenere rendimenti interessanti nel lungo termine e preservare il proprio patrimonio deve accettare le oscillazioni temporanee dei mercati. Non a caso, nei nostri fondi richiediamo agli investitori un orizzonte di investimento minimo di tre-cinque anni. Investire è come una maratona, che prosegue con la generazione successiva».

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