FinecoBank ha iniziato la sua attività nel digital banking a partire dal 1999 e Alessandro Foti, che nello stesso anno è entrato nel consiglio di amministrazione e già all’inizio degli anni duemila è diventato amministratore delegato, è ancora al suo posto, con in più anche la carica di direttore generale.

In pratica rappresenta la storia stessa della società, che in questi anni non ha mai smesso di crescere. Partita all’inizio per fornire il primo conto deposito remunerato in Italia, ha realizzato poco dopo una delle prime piattaforme di trading online e si è via via ampliata verso altri settori: già nel 2000 ha costruito la sua rete di consulenti finanziari, che oggi fornisce una serie di servizi a 360 gradi, con un uso della tecnologia tra i più avanzati nel settore finanziario in Italia. 

I numeri da soli sono significativi: 106,8 miliardi di euro di patrimonio alla fine del primo trimestre 2022, dei quali 47,1 fanno capo al Private Banking, e oltre 1,4 milioni di clienti. I consulenti finanziari sono 2.854. Inoltre, nel 2014 è arrivata la quotazione a Piazza Affari e dal 2017 FinecoBank fa parte dell’indice europeo Stoxx 600, che raccoglie le 600 maggiori capitalizzazioni del continente. Infine, da alcuni anni la società non ha un gruppo di controllo ed è, caso decisamente raro in Italia, una public company.

Recentemente FinecoBank ha offerto ai suoi clienti una serie di prodotti definiti «innovativi e inediti nel settore degli operatori finanziari istituzionali». A parlarne con Fondi&Sicav, in un momento certamente non facile per chi opera sui mercati è lo stesso Foti, che esordisce: «L’industria del risparmio gestito in Italia è arrivata a un punto di svolta: è chiamata a rivedere l’approccio verso la clientela per potere rendere sostenibile la propria crescita. Le pressioni inflazionistiche rendono sempre più difficile soddisfare i ritorni attesi dai risparmiatori e un numero crescente di persone si affaccia al mondo degli investimenti con una forte esigenza di soluzioni semplici e trasparenti, oltre che economiche».

Voi recentemente avete introdotto una sorta di rivoluzione tra i vostri prodotti. Può illustrare che cosa state oggi proponendo di nuovo agli investitori?

«Si tratta di una nuova soluzione di portafoglio del tutto innovativa e inedita nel settore degli operatori finanziari istituzionali, che riconferma la volontà di agire da pioniere e propone una nuova direzione per tutto il mercato. La novità si chiama Fineco Am Passive Underlyings e prevede l’utilizzo di strumenti passivi da impiegare al pari di “mattoncini” nella costruzione di un prodotto diversificato. Il pricing è particolarmente competitivo, con commissioni di gestione allo 0,9% e un costo alla clientela dell’1,3%: gli strumenti passivi consentono infatti di valorizzare la gestione attiva che Fineco Am monitora costantemente, ampliando l’accesso verso il risparmio gestito a nuove fasce di clientela. Allo stesso tempo, la consulenza mantiene un’importanza del tutto centrale: il consulente integra il servizio con un valore aggiunto decisivo, perché supporta il cliente nella scelta della soluzione su misura: dalla selezione del profilo di rischio più adatto (sono sei quelli disponibili, con diversi livelli di esposizione azionaria che vanno dal 15% fino a un massimo dell’85%) all’individuazione degli altri strumenti che devono integrare il portafoglio». 

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Redazione

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