Italia e Francia sembrano essersi scambiate i ruoli in termini di percezione del rischio legato al loro debito sovrano. L’analidi di DWS

Ecco un problema legato all’instabilità politica: più è incerta la tenuta del potere, più breve è l’orizzonte temporale di un governo o di un decisore politico. Dare priorità al benessere a lungo termine di un Paese può sembrare un lusso difficile da permettersi se l’obiettivo principale del governo è semplicemente sopravvivere, giorno per giorno — abbastanza a lungo, per esempio, da approvare la prossima legge di bilancio.

Visto sotto questa lente, è interessante confrontare i recenti disordini politici in Francia con gli sviluppi più a sud. Il nostro grafico della settimana mette a confronto la traiettoria fiscale di Francia e Italia, come delineato all’inizio dell’anno nei rispettivi programmi di stabilità dell’Unione Europea (UE). I modelli generali sono già di per sé notevoli: l’Italia sembra avviata a far scendere il proprio deficit di bilancio sotto il 3% del prodotto interno lordo (PIL), condizione che le permetterebbe di uscire dalla procedura per deficit eccessivo dell’UE. La Francia, invece, sembrava destinata a subire questa “punizione” fino al 2029.

Secondo le regole europee, infatti, le procedure per deficit eccessivo limitano la possibilità per gli Stati membri di manovrare su tasse e spesa pubblica, finché il deficit supera il limite del 3%.

La vera differenza, tuttavia, è che l’Italia sta rispettando — e probabilmente persino superando — i propri obiettivi, riuscendo a mantenere un avanzo primario di bilancio. La Francia, al contrario, fatica persino ad approvare le proprie leggi di bilancio. Sul fronte delle misure di austerità, il Parlamento è in una situazione di stallo da quando Emmanuel Macron ha sciolto l’Assemblea Nazionale lo scorso anno.
Dal 2022, anno della rielezione di Macron, la Francia ha avuto cinque primi ministri, in un clima che ricorda la fragilità dei governi francesi prima che Charles de Gaulle facesse approvare la nuova Costituzione nel 1958.

«Per quest’anno, la Francia sembra destinata ad avere il maggior disavanzo di bilancio di tutta l’area Euro, indipendentemente dalle manovre politiche e parlamentari che potrebbero avvenire nei prossimi giorni o settimane», osserva Ulrike Kastens, Senior Economist Europe presso DWS.

«È vero che l’Italia rimane più indebitata, ma il divario si sta rapidamente riducendo».

Non sorprende, quindi, che per la prima volta dal lancio dell’euro nel 1999, i titoli di Stato francesi vengano scambiati costantemente con spread leggermente superiori a quelli italiani.


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Redazione

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