Los Angeles Capital Management (Lacm) è una società di gestione che utilizza una tecnologia proprietaria per la gestione quantitativa dei portafogli: il Dynamic Alpha Stock Selection Model®. Lacm applica il proprio processo a oltre 20 strategie azionarie, sviluppando previsioni, sia nei mercati sviluppati, sia in quelli emergenti.

Fondi&Sicav ha incontrato Steven Chew, gestore del loro fondo azionario Visionfund -Us Equity Large Cap Quantcore di Lcm distribuito in Europa grazie a un accordo esclusivo con Edmond De Rothschild, attraverso una partnership che dura da due anni.

Quali sono le caratteristiche principali dal fondo da lei gestito?

Visionfund Us Large Cap Equity Quantcore è una soluzione che investe nel mercato americano attraverso un approccio sistematico e puramente quantitativo e ha come riferimento i titoli a grande capitalizzazione dell’indice S&P500. È una strategia risk control, dove i rischi sono identificati, valutati e mitigati, che vuole competere con il mercato degli Etf passivi, o che combinano aspetti d’investimento passivo e attivo, e con un tracking error nella fascia 1-1,5%. Il processo d’investimento utilizza il Dynamic Alpha Stock Selection Model®, sviluppato da Lacm, che permette di creare un portafoglio che si adatti ai cambiamenti di contesto del mercato, grazie alla variazione dinamica dei pesi fattoriali basati su aspettative future e privi di pregiudizi emotivi.

Qual è l’attrattiva di questo prodotto?

È un investimento attivo nei titoli americani a grande capitalizzazione appartenenti all’S&P500, considerato uno degli universi più sfidanti per un portfolio manager perché è tanto concentrato e percepito come molto efficiente. E la difficoltà nell’investire in questi titoli è proprio avere una forte gestione del rischio. Per quanto riguarda lo stile d’investimento adottato siamo completamente agnostici e non ci caratterizziamo con alcuno stile d’investimento. Ci sono fasi in cui possiamo risultare più connotati in una direzione piuttosto che in un’altra (growth, value, dimensioni, momentum, etc).

Ma se si dovesse fare un raffronto con un Etf attivo, qual è la vostra forza?

La nostra soluzione compete con gli Etf attivi e riteniamo che il nostro modello quantitativo multi fattoriale, insieme ovviamente alla gestione del rischio, ci permetta di navigare all’interno del segmento delle grandi capitalizzazioni in modo molto dinamico. Prendiamo ad esempio in considerazione l’elevata concentrazione del mercato sui titoli a mega capitalizzazione. Nel 2020 questi titoli erano identificati con l’acronimo Faang (Meta, in precedenza conosciuta come Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Alphabet, in precedenza conosciuta come Google), oggi si parla dei “Magnifici sette” e chissà quale nuova definizione emergerà in futuro. Non sappiamo quale piega prenderà il mercato e non facciamo delle supposizioni sui futuri titoli che gli investitori prediligeranno, ma il nostro processo di investimento è in grado di catturare e identificare le dinamiche che favoriscono determinate azioni. Attraverso la tecnica per stimare il costo del capitale di un’azienda, la Forward Attribution®, combiniamo due sistemi di valutazione: il dividend discount model e i modelli a fattori multipli. Questo sistema fornisce informazioni su come i fattori sono valutati nell’attuale contesto di mercato ed è in grado di stimare il prezzo prospettico del rischio per i principali fattori di rischio azionario. Attualmente il nostro portafoglio è ben bilanciato tra titoli value e growth, riflettendo in questo modo l’incertezza presente sul mercato, mentre lo scorso anno era prevalentemente titoli growth di grande e mega capitalizzazione. È proprio questo mutare della tipologia di esposizione

Sì, ma il vostro basso tracking error non vi pone delle limitazioni?

È ovvio che il basso tracking error porta ad avere una elevata esposizione ai titoli mega-cap, perché non è possibile distaccarsi troppo dal benchmark. Tuttavia, abbiamo sviluppato modelli di previsione per ogni singolo componente dell’S&P500, utilizzando l’approccio sistematico bottom-up. Contrariamente a quanto si possa supporre, le informazioni contenute in tali stime relative ai titoli growth ad alta capitalizzazione sono spesso piuttosto efficaci. Infatti, negli ultimi due anni l’excess return derivante dalla sovraperformance del nostro portafoglio è riconducibile, per una parte significativa, alla scelta dei singoli titoli e non alla concentrazione sui “Magnifici sette”. Non neghiamo quindi l’importanza di avere un’esposizione a questi ultimi, ma il nostro compito è quello di identificare quale società avrà maggiori opportunità di fare meglio delle altre. Ribadisco, il nostro modello di gestione è costruito per dare importanza alla selezione dei titoli e alle scommesse attive.

Quale ruolo attribuirebbe a questa soluzione d’investimento all’interno di un portafoglio?

Penso che possa essere considerata una posizione “core”, un mattoncino per avere un’esposizione al mercato delle grandi capitalizzazioni americane, con l’opportunità di generare un pizzico di alfa su base annualizzata. E, in questo senso, il prodotto risponde alle richieste che ci erano state formulate da Edmond De Rothschild.

La gestione quantitativa non sempre ha riscontrato consenso tra gli investitori. Che cosa ne pensa?

Siamo consapevoli che, nel tempo, l’interesse per questo tipo di gestione possa fluttuare. Crediamo che quest’anno il mercato abbia offerto più margine per potere cogliere delle opportunità d’investimento con ritorni attrattivi. Indubbiamente, ci sono stati dei periodi, come il primo trimestre, in cui il mercato ha privilegiato i titoli più difensivi, o la fine del terzo e l’inizio del quarto, caratterizzato da continue fluttuazioni degli indici, in cui si possono creare delle interessanti dislocazioni dei prezzi. A volte, per giunta, i temi d’investimento e il comportamento dei fattori possono diventare molto instabili e creare un contesto di mercato verso il quale un asset manager come Lacm deve prestare molta cautela.

Perché?

Perché ci aspettiamo di trarre vantaggio da periodi in cui c’è una persistenza nel comportamento dei fattori che consideriamo. Oggi siamo in una situazione in cui l’outlook del nostro modello di rischio ci indica che dovremmo diminuire un po’ il tracking error, proprio per questa presenza di maggiore instabilità, ed è l’indicazione che abbiamo fatta nostra.


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Redazione

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