La chiusura del gasdotto Nord Stream 1 potrebbe innescare una crisi del gas naturale in Europa. A cura del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management
La chiusura del gasdotto Nord Stream 1 potrebbe innescare una crisi del gas naturale in Europa. In questo numero del Bond Bulletin illustriamo quali potrebbero essere le conseguenze per gli investitori e la Banca Centrale Europea (BCE).
Fondamentali
Nelle ultime settimane, l’andamento dei mercati dei titoli di Stato è stato determinato soprattutto dai timori per la crescita e l’inflazione. In Europa, è tornato prepotentemente alla ribalta un altro elemento di preoccupazione che aleggia nell’aria da un anno: la fornitura di gas naturale. Dall’11 al 21 luglio la Russia chiuderà temporaneamente il gasdotto Nord Stream 1 per la manutenzione annua.
Tuttavia, crescono i timori che la Russia possa utilizzare la prevista manutenzione per chiudere per sempre i rubinetti del gas naturale, peggiorando un contesto economico già di per sé difficile. I governi europei stanno accumulando scorte di gas naturale in previsione dei mesi invernali, in quanto la nuova normativa dell’Unione Europea (UE) prevede che i siti di stoccaggio siano riempiti almeno all’80% entro novembre di quest’anno. Al momento, gli impianti di stoccaggio del gas dell’UE giocano d’anticipo rispetto agli anni precedenti avendo raggiunto una capacità del 58% che, secondo le nostre stime, assicurerebbe l’erogazione di gas naturale per quaranta giorni.
Se l’UE raggiunge il suo obiettivo di stoccaggio, l’autonomia si aggirerebbe sui due mesi. Tuttavia, se il gasdotto viene chiuso, sarà molto difficile raggiungere l’80% della capacità e i livelli di stoccaggio potrebbero subire un drastico calo. Anche se la Russia riprendesse le forniture di gas naturale, i timori sui livelli di stoccaggio e il rischio che il gasdotto diventi un’arma politica manterranno elevati e volatili i prezzi del gas e, alla fine, peseranno sul contesto di alta inflazione in Europa.
Valutazioni quantitative
L’eventualità di una crisi europea del gas naturale è un rischio elevato per il reddito fisso, come dimostra il recente ampliamento degli spread nei mercati del credito e il rally dei titoli di Stato. Resta da vedere che cosa faranno le Banche Centrali. Non ci aspettiamo che la BCE reagisca nel breve termine rinunciando a rialzare i tassi a causa dei rincari del gas naturale. Di fatto, le aspettative di mercato sono rimaste relativamente stabili, scontando un rialzo di 25 punti base (pb) e 50 pb rispettivamente a luglio e a settembre. Nel lungo termine, non vi è certezza sui prezzi.
L’inflazione resta ostinatamente alta e i rincari del gas naturale non aiuteranno. Le preoccupazioni relative all’inflazione – e alla crescita – hanno indotto il mercato a rivalutare la politica della BCE e ad anticipare il rischio di una recessione. Al momento, i 215 pb degli spread sulle obbligazioni europee investment grade indicano una probabilità dell’80% che si verifichi una recessione il prossimo anno. A fine giugno, il mercato prevedeva che il tasso sui depositi della BCE avrebbe raggiunto il 2,3% entro fine 2023. Da allora questa previsione è scesa all’1,5%, per rispecchiare la probabilità di una recessione. (Dati al 7 luglio 2022).
Redazione
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