L’intervista a Jesper Koll, Senior Adviser di WisdomTree

Il Giappone è sempre stato un Paese orientato alla ripresa economica globale. Sarà così anche nel 2021 o il Paese riuscirà a fare meglio degli altri Paesi industrializzati grazie alla migliore gestione della pandemia?

Jesper Koll, WisdomTree

In realtà, nel corso dell’ultimo decennio, il settore industriale giapponese è diventato sempre più dipendente dal ciclo economico globale.

Le quotate infatti generano circa il 64% dei propri profitti dalle esportazioni o dalla produzione delocalizzata.

Questo dato è in aumento rispetto a circa il 50% di dieci anni fa. Vi è stato però un grande cambiamento nella composizione regionale, con un grande spostamento dall’America verso la Cina e l’Asia.

In particolare, nell’ultimo decennio la quota americana dei profitti globali giapponesi è scesa dal 56% al 25% appena. Mentre la Cina è passata dall’8% al 24% (e l’Asia non cinese è passata dal 12% a un analogo 24%).

Per chiarire meglio il punto: le fabbriche Toyota in Cina ora vantano un margine di profitto quasi tre volte superiore a quelle americane.

Naturalmente, il Giappone ha anche un mercato nazionale interessante e in crescita. È qui che le piccole e medie imprese si sviluppano e prosperano. La risposta relativamente drastica e pragmatica della politica fiscale giapponese alla recessione provocata dal COVID dovrebbe consentire a queste imprese di crescere e di prosperare.

Ad esempio, il settore immobiliare domestico giapponese ha effettivamente iniziato a recuperare dall’estate scorsa. Il mercato domestico è estremamente competitivo e, a mio avviso, offre un potenziale di rendimento estremamente promettente grazie alle strategie delle piccole e medie imprese. Ma alla fine, il Giappone rimane prima di tutto un attore del ciclo economico globale nel suo complesso, in particolare di quello cinese e asiatico.

I principali indici della Borsa di Tokyo hanno fatto segnare forti rialzi dopo il sensibile calo di marzo 2020. Credete che l’equity nipponico sarà in grado di offrire performance anche nel 2021?

Il Giappone è pronto a dare buoni risultati nel 2021. A differenza di molti altri mercati, le valutazioni rimangono interessanti, per cui ogni accenno a revisioni al rialzo dei profitti aziendali dovrebbe innescare una sovraperformance globale.

Comunque, il vero bonus che il Giappone ha da offrire deriva dalla leadership aziendale. Il valore per gli azionisti, l’aumento dei dividendi e il buyback delle azioni sono diventati elementi che fanno saldamente parte delle priorità degli amministratori delegati.

Inoltre, sono in corso anche ristrutturazioni aziendali e l’implementazione di nuove strategie di crescita strutturale. Basta guardare al numero record di attività di M&A registrato in Giappone lo scorso anno. Infine, i CEO non stanno semplicemente discutendo, ma stanno effettivamente prendendo delle decisioni.

Per il 2021, mi aspetto acquisizioni estere più aggressive guidate dall’industria giapponese. Una grande sorpresa positiva, a mio avviso, sarà rappresentata dalle mega-banche e dalle compagnie assicurative giapponesi, pronte a lanciarsi in un’ondata di acquisti globali. I grandi obiettivi sono l’Asia non cinese e, anche l’America. Se ciò si verificherà, il mercato azionario giapponese supererà sicuramente i mercati globali nel 2021.

Dal punto di vista del rischio, la preoccupazione maggiore sarebbe rappresentata da una guerra valutaria in Asia guidata dalla Cina. Se la Cina fosse costretta a svalutare il Renminbi, il Giappone ne soffrirebbe in modo sproporzionato. Ma finché la Cina mirerà a spodestare il dollaro USA dal suo ruolo di valuta de facto di riferimento per l’Asia, è davvero improbabile che tale guerra valutaria asiatica avvenga.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.