In Giappone i government bond a lunga scadenza e lo yen sono le vittime principali della nuova politica monetaria della Bank of Japan. Stefano Fiorini, Global Fixed Income Fund Manager di Generali Asset Management

Il Giappone è sempre stato un paese da seguire con attenzione nel mondo della finanza, perché è stato spesso un indicatore delle future tendenze economiche e finanziarie globali. Oggi il tasso trentennale giapponese rende più del 3% rispetto ai circa 0,30% di inizio 2020.
È questo un rendimento appetibile per un investitore internazionale?
Crediamo proprio di no. La Bank of Japan ha per ora lasciato il tasso ufficiale allo 0,5% a fronte di un’inflazione che viaggia in prossimità del 3%. L’obiettivo è abbandonare la deflazione degli ultimi anni e ridurre l’enorme peso del debito pubblico. Tale politica va a scapito dei detentori di obbligazioni, che negli ultimi 5 anni hanno visto i loro investimenti perdere valore, mentre ne beneficia soprattutto il mercato azionario locale.
L’obiettivo delle autorità giapponesi è chiaro:
uscire dal lungo periodo di deflazione e allo stesso tempo ridurre il peso del debito governativo. La Banca Centrale detiene già circa il 50% dello stock di debito, portando le perdite reali nel bilancio dello stato e preservando per quanto possibile il settore privato. Altra vittima di questa politica è stato lo yen, oggi ai minimi contro l’euro e fortemente sottovalutato su molte metriche di fair value.
La soluzione al problema della mole di debito pubblico giapponese potrebbe essere utilizzata da altri paesi nel prossimo futuro per abbassare le metriche di debito governativo rispetto al PIL.
A questo punto ci sono diversi elementi che giocano a favore di un ruolo persistente di un tasso di inflazione superiore ai livelli target fissati dalle banche centrali. L’impennata dei tassi di interesse a lunga scadenza ha le carte in regola per rappresentare un elemento di disturbo sui mercati finanziari e sullo scacchiere politico.
Un esempio è la recente elezione in Giappone, dove i partiti di maggioranza sono stati sconfitti e saranno costretti a governare con un governo di minoranza in entrambi i rami del Parlamento. Tra i fattori che hanno portato alla sconfitta c’è appunto l’inflazione e la perdita del potere d’acquisto della classe media.
Quale futuro per lo yen?
Se i tassi sui titoli di stato nipponici continuassero a salire, si potrebbe assistere a un disinvestimento delle ingenti risorse destinate negli ultimi anni dai giapponesi all’acquisto di titoli di stato statunitensi ed europei. Inoltre, le autorità giapponesi potrebbero imporre agli investitori istituzionali locali di aumentare gli acquisti di titoli di stato domestici a discapito di quelli esteri nel tentativo di ridurre la pressione al rialzo sui tassi d’interesse. Tale decisione sarebbe positiva per la valuta locale, invertendo il trend di debolezza e aiutando a ridurre il rialzo dell’inflazione.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

