Collocare prodotti finanziari presso gli italiani non è facile. In un Paese dove la cultura finanziaria è molto modesta, quasi sempre largamente inferiore a quella del resto dell’Europa, e la maggioranza è convinta di non avere nulla da imparare, impostare un discorso sulle nuove necessità che si presentano, sui problemi che apre la demografia e sulle scelte finanziarie di lungo periodo è molto complicato. Ma spesso non viene fatto molto da tutti coloro che sono a contatto con i risparmiatori, specialmente dalle banche, per farli diventare più adulti. È molto più facile limitarsi a proporre i soliti strumenti.
Di questi temi ha parlato con grande passione con Fondi&Sicav Giorgio de Rita, segretario generale del Censis, da anni impegnato a cogliere i cambiamenti degli italiani e che si occupa, non certo da poco, anche delle scelte di risparmio del Paese. Non a caso è ormai una presenza fissa ai meeting annuali dell’Efpa, la fondazione che certifica le competenze dei consulenti finanziari.
In una sua ricerca, lei afferma che il 41% degli italiani vorrebbe investire, ma è bloccato dal pessimismo. È un dato molto grave: significa che mezzo Paese, nel momento in cui deve decidere di adottare una strategia finanziaria, rinuncia in partenza, pur sentendone la necessità.
«Il contesto nel quale si muove il risparmio italiano è sostanzialmente analogo da una decina d’anni. Gli italiani sono risparmiatori per definizione, fa parte del nostro Dna mettere da parte qualcosa, sottrarre ai consumi quotidiani una piccola quota di risparmio orientata a progetti di vita che sono il matrimonio, la casa, il piccolo viaggio o altri progetti di lungo termine. Questo è il dato fondamentale. È chiaro che una persona con grandi mezzi risparmia cifre più importanti, mentre una con pochissima disponibilità risparmia poco o magari in maniera più saltuaria, ma alla fine, viene accantonato più o meno da tutti il 10% del reddito prodotto. Non a caso non c’è nessun altro paese in Europa che ha un tasso di proprietari di casa così alto come il nostro: sfiora l’80%.
Tutto ciò significa che l’abitazione diventa il primo progetto di lungo periodo sul quale gli italiani costruiscono piccoli sentieri di risparmio. Quindi il risparmio è un processo sociale, inarrestabile, irrinunciabile strutturalmente nella mentalità, nel cuore e nella cultura degli italiani. Occorre comprendere che per gli italiani mettere da parte qualcosa è una componente fondamentale della vita quotidiana. Ciò non significa che non ci siano famiglie in oggettiva difficoltà che non riescono a risparmiare alla fine del mese».
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Redazione
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