L’intervista a Andrey Kuznetsov, Senior Credit Portfolio Manager, per la divisione internazionale di Federated Hermes

Quanto valore c’è ancora negli high yield bond? Ritenete che le cedole e il potenziale apprezzamento derivante dal restringimento degli spread siano in grado di compensare i rischi di default?

Andrey Kuzentsov

La ricerca di spread che è guidata da un lato dalla quantità record di asset che offrono un rendimento negativo e, dall’altro dagli stimoli, ha ristretto il segmento dell’high yield dopo le presidenziali americane.

In generale, a livello di asset class, diventa più difficile generare rendimenti in questo spazio. Ragion per cui stiamo assistendo a flussi in uscita provenienti da veicoli passivi come gli ETF in direzione dei fondi attivi.

I fondi gestiti in maniera attiva sono strumenti d’investimento più adatti a navigare sia nell’attuale ambiente macro sia a intercettare le cosiddette gemme nascoste. Indipendentemente dal fatto che si tratti di opportunità da identificare a livello di singolo nome, settore o regione.

Per esempio, sulla scia di un generale apprezzamento, una quota significativa dell’high yield globale è scambiata a un livello superiore al successivo cosiddetto call price. Limitando di fatto il potenziale di apprezzamento stesso del capitale.

Di conseguenza, la migliore opportunità nelle strutture di capitale dove c’è un contratto CDS è quella di fare switch. Tutto ciò aiuta i gestori a richiamare in gioco la convessità. E a migliorare il profilo di pay-off in un anno come questo.

In quali aree geografiche e settori state individuando le emissioni HY più interessanti da inserire nei vostri portafogli? Meglio gli HY bond Usa o quelli area euro?

Dal punto di vista geografico, l’Europa rappresenta una buona opportunità su base relativa nel confronto con gli Stati Uniti. Negli Stati Uniti, le condizioni di convessità sono molto contenute. E c’è una quota più ampia di obbligazioni che scambiano a un livello superiore al call price rispetto a quanto accade in Europa.

Inoltre, gli Stati Uniti hanno una maggiore esposizione a settori come l’energia, che hanno registrato un’ottima performance dopo le presidenziali, dato che il premio relativo alla ciclicità si è significativamente ridotto sulla scia delle speranze di miglioramento del quadro fondamentale.

Attualmente, per i miei portafogli, sto ricercando emittenti in settori difensivi che abbiano ancora margini di rialzo dinanzi a sé nel caso di un restringimento del mercato. Oppure che abbiano contratti CDS che mi aiutino a gestire le questioni legate alla convessità.

I mercati emergenti hanno fatto molto bene perché il premio sovrano ha seguito la stessa direzione del premio legato alla ciclicità. E i capitali si sono indirizzati verso le aree più speculative del mercato.

I mercati emergenti potrebbero sembrare a sconto sulla carta. Ma guardando al lato dell’offerta con un approccio bottom-up, la condizione è distorta da situazioni contingenti obiettivamente complesse dati i rischi ancora in agguato sul fronte macro.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.