A cura degli esperti di Crédit Mutuel AM

Il mercato high yield continua a essere sostenuto da fattori tecnici positivi: importanti afflussi di capitale e un contesto macroeconomico generalmente favorevole.
I solidi fondamentali delle aziende e la loro capacità di rifinanziarsi facilmente sui mercati aiutano a contenere l’aumento dei tassi di insolvenza.
Anche se al momento i premi al rischio sono su livelli storicamente bassi (tra il quinto e il decimo percentile in base alla regione), il carry rimane interessante. E dovrebbe continuare a essere il principale motore della performance dell’asset class.
A meno che non si presenti uno scenario di recessione nel breve o medio termine, ci aspettiamo che gli spread del credito rimangano stabili, muovendosi in un range tra i 300 e i 350 punti base entro la fine dell’anno.
I tassi di default dovrebbero diminuire in Europa (tra il 2,5% e il 3,5%), grazie a un effetto base positivo. Al contrario, è previsto un lieve aumento negli Stati Uniti (tra il 3% e il 4,5%), a causa di un effetto base meno favorevole e all’impatto negativo dei dazi su certi settori.
Infine, per i mercati emergenti, riteniamo che gli attuali premi al rischio non riflettano tanto i fondamentali societari locali quanto un posizionamento speculativo da parte di qualche investitore, basato sull’attesa di un forte calo dei tassi da parte della Fed, un’ipotesi che ancora oggi rimane incerta.
Per questo evidenziamo fattori sia positivi sia negativi che influenzano la nostra posizione sull’high yield.
Il contesto macro continua a offrire sostegno con i fondamentali delle aziende high yield che rimangono robusti, con leva stabile, buona liquidità e bassa necessità di rifinanziamento. I flussi in entrata continuano a essere ben sostenuti in un contesto di emissioni nette limitate, che si traducono in una domanda superiore all’offerta.
Negli ultimi anni la qualità del settore high yield è aumentata, con una riduzione degna di nota nella duration sia negli Stati Uniti sia in Europa, così come un miglioramento nella struttura delle emissioni, con una porzione crescente di debito garantito. Questo aiuta a migliorare i tassi di recupero e a contenere potenziali perdite per gli investitori.
Tuttavia, alcuni settori, come l’automotive, la chimica e i beni di consumo discrezionali, potrebbero essere colpiti duramente dall’introduzione di nuovi dazi. Inoltre, il posizionamento sul mercato rimane particolarmente aggressivo in certe aree geografiche e segmenti settoriali. generando un aumento dei rischi di volatilità.

La Federal Reserve, sotto pressione politica per un allentamento monetario, deve gestire una ripresa delle pressioni inflattive legate alle misure di determinazione dei prezzi, con un alto livello di incertezza sul suo percorso. Una situazione che non fornisce visibilità ai mercati.
Nonostante premi al rischio storicamente bassi, è probabile che lo slancio del mercato high yield prosegua nei mesi seguenti. Ci aspettiamo che continuino a presentarsi episodi di volatilità, legati alla prossima pubblicazione degli indicatori macroeconomici statunitensi (inflazione, occupazione) e una stagionalità sfavorevole a settembre, legata alla ripresa del mercato primario. Questi periodi di stress possono offrire opportunità di investimento a interessanti livelli di ingresso.
La nostra preferenza riguarda ancora la scadenza intermedia (dai tre ai cinque anni), in modo invariato rispetto all’inizio dell’anno. Il nostro approccio rimane cauto verso i settori esposti alle tensioni doganali.
Altrove, continuiamo a preferire l’high yield europeo rispetto a quello statunitense, date le valutazioni più interessanti e i fattori tecnici più favorevoli. Infine, continuiamo a evitare l’esposizione al credito HY emergente.
Redazione
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