Anche in caso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse, l’asset class offre rendimenti allettanti. Intervista a Nicolas Coulon, Credit Manager IG SRI di Ofi Invest Am

L’impennata dell’inflazione e la conseguente reazione in materia di tassi d’interesse da parte delle banche centrali hanno penalizzato i corporate bond nel 2022. Cosa vi aspettate per l’anno in corso?

Il 2022 è stato un anno da ricordare come “storicamente” negativo per l’asset class. Il 2023, invece, dovrebbe essere molto più positivo, con un rilancio delle valutazioni.

I principali cambiamenti che nel 2022 hanno interessato il mercato probabilmente persisteranno, con un’inflazione che dovrebbe rimanere al di sopra degli obiettivi di lungo termine delle banche centrali. Le ultime pubblicazioni sull’inflazione core (esclusi i prezzi dell’energia) ci incoraggiano a rimanere cauti. Soprattutto perché il mercato del lavoro rimane molto dinamico. È, quindi, improbabile che si assista a un netto calo della volatilità nel breve termine.

Tuttavia, anche se il contesto non è cambiato radicalmente, il mercato del credito alle imprese offre prospettive decisamente migliori rispetto all’inizio del 2022.

Infatti, il rendimento dell’asset class, superiore al 4% per le società con la migliore qualità creditizia (Investment Grade), è ai massimi da un decennio ed è ora paragonabile a quello di un periodo precedente alla “politica monetaria ultra accomodante”. Questo livello è coerente con l’attuale inasprimento della politica monetaria e fornisce un cuscinetto molto più ampio rispetto all’inizio del 2022 (0,50% a gennaio), qualora i tassi e/o i premi per il rischio dovessero continuare a salire.

L’altro elemento positivo è rappresentato dalle prospettive di rialzo dei tassi di interesse, che sembrano ormai ben attese dai mercati di entrambe le parti dell’Atlantico. Infatti, anche se il dibattito rimane aperto riguardo al livello dei tassi terminali, è soprattutto la durata del mantenimento di questi tassi a un livello restrittivo ad attirare l’attenzione degli investitori. In questo contesto, l’impatto negativo dell’inasprimento delle politiche monetarie sulla valutazione delle obbligazioni societarie sembra ormai appartenente al passato.

La possibilità di compensare un ulteriore aumento dei tassi e/o dei premi per il rischio e il potenziale di rialzo dei tassi di riferimento, ora limitato (rispetto alle elevate aspettative del mercato), ci inducono a essere positivi sulla performance dell’asset class nel 2023.

 

Quali tipologie di corporate bond state privilegiando in questa fase di mercato in termini di affidabilità creditizia, duration, settori, aziende?

Una politica monetaria restrittiva mira a interrompere il ciclo inflazionistico riducendo il livello di attività. Tuttavia, dato lo sfasamento temporale nella diffusione della politica monetaria all’economia reale, l’impatto non è immediato. Nonostante l’impatto positivo che la riapertura della Cina dovrebbe avere sull’economia mondiale, la maggior parte dei Paesi sviluppati rischia ancora di cadere in recessione nel 2023. L’incognita consiste, piuttosto, nell’entità di questo calo dell’attività, che dipenderà, in particolare, dal grado di sostegno fiscale (difficile da determinare).

In questo contesto di aumento dei costi di finanziamento e di calo dell’attività, preferiamo il credito di qualità superiore.

In termini di settori, riteniamo che si debbano privilegiare i settori difensivi, seguendo la stessa logica. Tuttavia, all’interno di questi settori siamo molto selettivi ed evitiamo quelli che hanno sofferto molto dell’aumento dei tassi d’interesse, come il settore immobiliare.

Anche il settore bancario ci sembra interessante come creditore, viste le normative introdotte dopo la crisi del 2008, che offrono un significativo ammortizzatore per la sicurezza. Infine, anche il settore delle utilities sembra offrire opportunità grazie alla natura strategica del business e all’attuale accelerazione nello sviluppo di fonti energetiche alternative. Società che dovrebbero naturalmente beneficiare degli imminenti piani di ripresa dell’Eurozona.

Per concludere, in termini di scadenza, il breve termine (0-3 anni) rimane la scelta preferita, dato il rendimento superiore al 4% nella zona euro e il poco rendimento aggiuntivo offerto dalle scadenze più lunghe. Questo rendimento ci permette di compensare un ulteriore aumento dei tassi o dei premi di rischio di oltre 200 pb su un periodo di carry di un anno prima di registrare una performance negativa. Se si verificasse un tale aumento, torneremmo ai rendimenti del 2008, e questo non è il nostro scenario. Nel corso dell’anno, se la flessione dell’attività dovesse essere più marcata di quanto attualmente previsto dai mercati, non dovremmo esitare ad allungare la scadenza degli investimenti per trarre vantaggio dall’anticipazione di un rapido calo dei tassi.


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.