Daniel Zanin, CFA – Analyst, Investment Research, Invesco

Contesto macroeconomico

Il contesto macroeconomico migliora in modo graduale e costante, accompagnato dalla consuetudine del “nessuna notizia è una buona notizia” per i mercati finanziari. L’economia statunitense è stabile, ad un tasso di crescita prossimo alla tendenza di lungo periodo, secondo i nostri modelli. Dopo lo “shutdown” governativo, la ripresa della pubblicazione dei dati economici non ha portato sorprese negative degne di nota (come inizialmente temuto).

Sebbene il mercato del lavoro rimanga la principale preoccupazione della Federal Reserve e dei mercati finanziari, la spesa al dettaglio mostra una certa resilienza all’avvicinarsi della stagione delle festività, con dati preliminari che indicano una crescita a singola cifra anno su anno.

Al di fuori degli USA, gli indicatori economici anticipatori continuano a migliorare, a ritmo sostenuto, sia in Eurozona che nel Regno Unito. Entrambe le aree tornano ad essere al di sopra della loro tendenza di lungo periodo. I progressi più rilevanti li troviamo nei sondaggi sul settore manifatturiero, nella fiducia dei consumatori, nel comparto immobiliare e nell’attività commerciale.

Nei mercati emergenti, la crescita rimane stabile ma al di sotto della tendenza, con la debolezza nel commercio e nel settore delle costruzioni che compensa i miglioramenti osservati nell’attività manifatturiera e nei sondaggi aziendali.   Questo contesto favorevole è anche evidenziato dalle revisioni al rialzo delle aspettative sugli utili in tutte le regioni, con i mercati sviluppati ex-USA e quelli emergenti che stanno recuperando terreno rispetto agli Stati Uniti. Ciò segna una partecipazione più ampia al ciclo di crescita tra Paesi e settori economici.

Daniel Zanin

Nel complesso, con l’avvicinarsi della fine del 2025, si può dire che l’economia globale abbia dimostrato una notevole resilienza, durante l’anno, nonostante i venti contrari derivanti dall’incertezza sulle politiche commerciali, dai timori inflazionistici e da un rallentamento marcato della crescita occupazionale. Entrando nel 2026, l’appetito per il rischio globale torna ad indicare aspettative di crescita in miglioramento, sostenute della politica monetaria, da politiche fiscali espansive nei mercati sviluppati (Stati Uniti ed Europa) e dall’assenza di pressioni inflazionistiche.

Sebbene ci troviamo nelle fasi avanzate del ciclo economico, riteniamo che questo scenario “Riccioli d’oro” rimanga favorevole agli asset rischiosi, con maggior potenziale di rialzo per le azioni rispetto al credito. Tuttavia, date le valutazioni elevate e gli spread creditizi storicamente ristretti, i rischi rimangono asimmetrici, con una maggiore probabilità di ribasso in caso di sorprese economiche negative rispetto al potenziale di rialzo derivante da notizie favorevoli.

In questo contesto, il nostro recente orientamento verso titoli value, small e mid-cap e una diversificazione ampia tra azioni statunitensi e non statunitensi dovrebbe offrire una migliore protezione al ribasso grazie a valutazioni azionarie più convenienti, al vento favorevole della svalutazione del dollaro USA e a una partecipazione più ampia dei settori azionari.

Posizionamento in termini di investimento

In dicembre non apportiamo modifiche al modello di Tactical Allocation. Manteniamo il rischio di portafoglio al di sopra dell’allocazione strategica di riferimento, con un moderato sovrappeso sulle azioni rispetto al reddito fisso. Manteniamo un orientamento verso titoli value e small/mid-cap, con un’esposizione regionale in linea con il benchmark. Nel reddito fisso, manteniamo un moderato sovrappeso sul rischio credito ed una duration neutrale.

In particolare:

Sul fronte azionario, manteniamo un’esposizione sovrappesata nei settori ciclici, nei titoli value e nelle small/mid-cap, poiché questi segmenti del mercato azionario presentano una maggiore leva operativa e tendono a sovraperformare durante le riprese cicliche. Pertanto, privilegiamo settori come finanziari, industriali, materiali ed energia a scapito di sanità, beni di consumo primari, utility e tecnologia.

Manteniamo una composizione regionale in linea con il benchmark, dato il segnale contrastante tra i principali fattori di performance relativa tra azioni statunitensi, mercati sviluppati ex-USA e mercati emergenti. Da un lato, il momentum degli utili negli Stati Uniti continua a sovraperformare rispetto agli altri mercati. Dall’altro, le nostre aspettative di deprezzamento del dollaro, guidate dal restringimento dei differenziali di rendimento per il biglietto verde e dalle sorprese positive sulla crescita globale, favoriscono i mercati azionari internazionali. Di conseguenza, al momento non esprimiamo posizioni attive sulle esposizioni regionali.

Nel reddito fisso, manteniamo un moderato sovrappeso sul credito ma, dato che gli spread sono vicini ai minimi storici, il caso per il credito rischioso è limitato alla possibilità di ottenere rendimenti più elevati rispetto all’investment grade e ai titoli governativi, in un contesto di crescita in miglioramento e inflazione stabile. Pertanto, cerchiamo diversificazione tra high yield, leveraged loans e debito in dollari dei mercati emergenti, e manteniamo un sottopeso sul credito investment grade e sul reddito fisso sovrano. La nostra posizione ribassista sul dollaro USA favorisce inoltre il debito locale dei mercati emergenti e il reddito fisso global, rispetto al reddito fisso americano core. Manteniamo un sovrappeso sui TIPS rispetto ai Treasury nominali, a seguito della transizione verso un regime di ripresa, storicamente accompagnato da un ampliamento delle aspettative di inflazione implicita.

Nei mercati valutari continuiamo a mantenere un sottopeso sul dollaro USA, guidato dal restringimento dei differenziali di rendimento rispetto al resto del mondo e dalle sorprese positive nei dati economici al di fuori degli Stati Uniti. All’interno dei mercati sviluppati, privilegiamo euro, sterlina britannica, corona norvegese, dollaro australiano e yen giapponese rispetto a franco svizzero, dollaro canadese, corona svedese e dollaro di Singapore.

Nei mercati emergenti, favoriamo le valute ad alto rendimento con valutazioni interessanti, come peso colombiano, real brasiliano, rupia indiana e rupia indonesiana, rispetto a valute a basso rendimento e più costose, come won coreano, peso filippino, baht thailandese e renminbi cinese.


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Redazione

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