Inchiesta Fondi&Sicav sulla fine del quantitative easing. Il contributo di Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia

 

Filippo Diodovich, IG

Nell’ipotesi in cui la netta divergenza di impostazione tra le politiche monetarie di Fed e Bce dovesse mantenersi ampia o tendere ad un ulteriore ampliamento, quali opportunità ritenete possano essere colte nei mercati?

Crediamo che la Bce possa scegliere di essere ancora più accomodante nel corso del 2020 sotto la guida di Christine Lagarde. Il nuovo governatore dell’istituto di Francoforte ha ribadito che per affrontare le particolari condizioni economiche attuali servirà una revisione strategica degli obiettivi della banca centrale. Riteniamo molto probabile che il Governing Council possa agire sul target dell’inflazione, che al momento prevede di mantenere l’indice dei prezzi al consumo su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo. Altro elemento che potrebbe cambiare nelle operazioni della Bce è la tipologia di asset che l’istituto potrà acquisire. Crediamo infatti che possano anche essere inclusi i corporate bond e, soprattutto, anche quelli di aziende che investono nell’eco-sostenibilità. In collaborazione con il presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, Christine Lagarde potrebbe destinare una parte del programma di quantitative easing nel nuovo Green Deal del Vecchio Continente. Non è poi da escludere che, in caso di forte peggioramento delle condizioni economiche dell’Eurozona, la Lagarde possa inoltre scegliere di introdurre misure non convenzionali rivoluzionarie come l’helicopter money, ovvero destinare direttamente le risorse monetarie ai cittadini europei e non passare più quindi attraverso l’intermediazione bancaria. Tali attese ci portano a credere che l‘eurodollaro sarà debole per lungo tempo. Rimaniamo moderatamente rialzisti sull’azionario europeo.

Cosa vi aspettate dalla Fed nel corso del 2020? Sulle scelte di politica monetaria (tassi, acquisto titoli) peseranno più i dati macro o l’approssimarsi delle elezioni presidenziali? I Treasury continueranno a offrire un porto sicuro agli investitori?

Le nostre aspettative sulla Federal Reserve sono cambiate nel corso degli ultimi mesi. Crediamo che la banca centrale guidata da Jerome Powell possa tornare a essere accomodante in politica monetaria, in modo da stabilizzare le turbolenze derivanti dalle conseguenze della diffusione del coronavirus che ha già obbligato qualche grande azienda statunitense a rivedere il proprio outlook 2020. Ci aspettiamo quindi che il Fomc possa decidere di tagliare di 25 punti base il costo del denaro negli Stati Uniti nella seconda parte dell’anno, portando i tassi d’interesse nel range 1,25% – 1,50%. Nonostante un cambio di rotta in politica monetaria, la Fed rimarrà meno dovish rispetto alle altre banche centrali e per tale ragione il dollaro dovrebbe rafforzarsi nel corso del 2020. Crediamo che le scelte della banca centrale saranno molto più legate all’andamento dei dati macroeconomici rispetto alle pressioni presidenziali. Dobbiamo tuttavia ricordare come il presidente in carica Donald Trump abbia tutto l’interesse per mantenere Wall Street sui massimi. In un nostro studio recente abbiamo osservato che la performance media nell’electron year, quando un candidato è anche un presidente in carica, è stata pari a +13,5%. Da inizio anno gli indici statunitensi evidenziano un aumento di 4 o 5 punti percentuali.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.