Prosegue la dibattuta questione della tassonomia verde. I pareri di Gabriela Herculano, iClima Earth e Massimiliano Comità, AISM Luxembourg, su dove si collochi l’energia nucleare nel panorama della transizione energetica

 

La ricorrente, ma ancora irrisolta questione su dove si collochi l’energia nucleare nel panorama della transizione energetica continua ad animare il dibattito pubblico. Anche all’interno della Commissione Europea nelle scorse settimane abbiamo visto scontri di opinioni tra la Francia, che spinge affinché il nucleare venga classificato come energia pulita, mentre, al contrario, la Germania, che è in fase di smantellamento delle proprie centrali nucleari, spinge per dare al gas naturale l’etichetta di green, come parte necessaria della transizione verso un’energia sostenibile.

Gabriela Herculano, CEO di iClima Earth, fintech green che in partnership con HANetf ha lanciato i primi ETF in Europa che puntano su energia distribuita e su aziende che consentono di evitare emissioni di C02e, mette in evidenza i punti di forza delle energie rinnovabili rispetto a quella nucleare e mostra la direzione in cui sta puntando il mercato investimenti:

“La crisi in corso mette in evidenza come ancora troppo poco sia stato fatto negli ultimi anni verso gli investimenti in energie rinnovabili. Anche se comparata alle opzioni nucleari le energie green sono più economiche, meno rischiose e più capaci di soddisfare i bisogni di energia nel breve termine. Ecco perché un recente report sullo stato del settore nucleare dichiara che il nucleare è irrilevante nella capacità elettrica di oggi del mercato delle nuove costruzioni, dimostrando che la capacità nucleare globale è diminuita dello 0.4GW, in confronto a una crescita di più di 250GW per le fonti rinnovabili.

Una delle ragioni a sostegno è il costante calo del costo delle energie rinnovabili. Il levelized cost dell’energia solare fotovoltaico (‘LCOE’) è sceso di circa il 90% nell’ultimo decennio. Mentre il LCOE dell’energia nucleare è cresciuto di circa il 33% negli ultimi anni.

Per noi di iClima il LCOE del fotovoltaico continuerà a diminuire notevolmente nel prossimo decennio, arrivando a $20/MWh nel 2030. Prevediamo anche una più grande diffusione del “solare locale” che fornisce una maggiore affidabilità e in molte regioni è già più economica delle tradizionali soluzioni di rete.

Alcuni ritengono che la riduzione delle emissioni e l’affidabilità dell’offerta necessiti la realizzazione di tutte le opzioni possibili, includendo il nucleare. Il rischio di questo approccio è il “crowding out” dell’investimento necessario nelle rinnovabili.

Una ricerca pubblicata nell’ottobre 2020, evidenziata su Nature.com, supporta questa preoccupazione sottolineando che se i Paesi volessero abbassare le emissioni nel modo più sostanziale, rapido e conveniente possibile, dovrebbero dare la priorità al sostegno delle energie rinnovabili piuttosto che al nucleare.

Infatti, analizzando i progetti passati dove veniva utilizzata l’energia nucleare, questi avevano previsto costi di costruzione maggiori, ritardi, e ampi tempi d’esecuzione rispetto agli attuali progetti rinnovabili di simili dimensioni.”

Anche Massimiliano Comità, Portfolio Manager di AISM Luxembourg, evidenzia la sua contrarietà alla proposta di includere gas naturale e nucleare tra le energie pulite.

“Il gas e il nucleare saranno considerati come fonti che aiuteranno la transizione, fin quando le rinnovabili non saranno sufficienti”, commenta Comità.

“Ma proviamo a fare due conti: per costruire una centrale nucleare ci vogliono sette anni e la vita media di un reattore di terza generazione è stimata in 60 -100 anni. Può un simile progetto considerarsi di transizione, quando l’obiettivo di emissioni nette zero è fissato per il 2050?

I costi di costruzione, inoltre, sono esorbitanti, tanto che l’energia prodotta col nucleare ha un costo di circa 3 volte superiore rispetto a quello dell’energia prodotta dall’eolico offshore e di 6 volte maggiore rispetto a quello dell’energia solare. Si potrebbe opporre che la lunga vita delle centrali nucleari offra il tempo per rientrare dell’investimento. Ma analizzando la durata media di un impianto eolico o solare e il fatto che le due tecnologie riducono anno dopo anno i prezzi per ogni chilowatt ora installato, anche questa obiezione non pare del tutto convincente. La verità è che i soldi investiti in gas e nucleare oggi sono fondi in meno per le energie più verdi.

Se tecnologie come il solare, il wind e l’idrogeno potessero soddisfare i nostri fabbisogni energetici oggi, Ursula Von der Leyen penserebbe al nucleare a al gas come fonti sostenibili? Rispondendo a questa domanda, forse, potremmo capire se la decisione è stata presa perché convinti che il nucleare sia una fonte green, o a causa della contingente necessità di energia.

Entro la fine di maggio dovremmo conoscere la risposta. Indipendentemente da questa, tuttavia, la finanza privata forse subirà una spaccatura tra coloro che seguiranno la Tassonomia e coloro che, sposando il pensiero del Ministro dell’Economia e della protezione del clima tedesco Robert Habeck, qualificheranno l’inserimento del gas e del nucleare fra le fonti sostenibili come mero “greenwashing”.


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Redazione

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