Esaminiamo in che modo spostare il focus dell’attenzione tra le elezioni o i dati economici potrebbe incidere sui mercati obbligazionari nei prossimi mesi. JP Morgan Am

Le notizie riguardanti il primo dibattito presidenziale delle elezioni statunitensi si sono focalizzate più sulle immagini che sulla politica, ma hanno riportato le elezioni tra le massime priorità degli investitori.

Fondamentali
Prima del dibattito presidenziale, gli occhi dei mercati erano puntati essenzialmente sui dati economici. Quelli più recenti avevano segnalato una crescita tendenziale per il 2024, un mercato del lavoro ancora solido, dati sui consumi in media e, infine, un clima di fiducia tipico di uno scenario di atterraggio morbido. Tuttavia, il dibattito presidenziale di fine giugno ha riportato le elezioni al centro dell’attenzione e innescato nuovamente un certo grado di volatilità nei mercati. Gli investitori hanno considerato preoccupante la performance del presidente Biden, al punto che oggi la sua candidatura è messa in discussione e il mercato ritiene più probabile un ritorno di Trump alla Casa Bianca.

Valutazioni quantitative

Il mercato ha cominciato a scontare le eventuali implicazioni macroeconomiche di una presidenza Trump – politica fiscale espansiva, deregolamentazione, dazi e riduzione dell’immigrazione – provocando una maggiore inclinazione delle curve dei rendimenti dei Treasury statunitensi e una loro traslazione verso l’alto. Dopo il dibattito, i rendimenti dei Treasury decennali sono aumentati di circa 17 punti base (pb). Le variazioni di maggior rilievo sono state osservate nel segmento a più lungo termine della curva, con un irripidimento ribassista di circa 10 pb nel tratto di curva tra 5 e 30 anni, che ha riportato la curva sui livelli di metà febbraio. Pertanto, riteniamo che i movimenti di mercato che hanno fatto seguito al dibattito siano stati relativamente favorevoli, considerato l’intervallo di oscillazione registrato da inizio anno che, nonostante l’aumento del premio a termine (la remunerazione richiesta dagli investitori per assumersi il rischio di tasso d’interesse nel tempo), si è mantenuto nella fascia bassa rispetto ai valori registrati prima della crisi finanziaria. Forse per osservare variazioni più consistenti dei rendimenti obbligazionari il partito repubblicano dovrà aumentare il proprio vantaggio, o forse dobbiamo solo attendere che si avvicinino le elezioni. Tuttavia, fino ad allora il tema elettorale non riuscirà a catturare a lungo l’attenzione dei mercati in quanto i dati economici sono tornati in primo piano dopo che il report ISM di giugno ha deluso le aspettative. Infatti, l’indice dei servizi è calato di 5 punti, a 48,8, scendendo per la prima volta in quattro mesi al di sotto della soglia dei 50 punti. Anche l’indice ISM dell’occupazione è sceso nuovamente sotto quota 50. La debolezza dei dati ha annullato in parte le variazioni dei rendimenti dei Treasury statunitensi osservate sulla scia del dibattito.

Fattori tecnici

Negli anni elettorali, i rendimenti azionari tendono a calare e la volatilità ad aumentare in quanto ai mercati non piace l’incertezza e le elezioni sicuramente la alimentano. In media, negli anni di elezioni la volatilità effettiva è stata del 16,5% contro il 15,3% degli anni in cui non si tengono elezioni (dati S&P 500 relativi al periodo 1932-2023). L’anno in corso è stato anomalo: finora la volatilità è stata relativamente modesta in quanto i mercati si sono focalizzati maggiormente sui dati economici, che sono stati sostanzialmente positivi. Resta da vedere quando gli investitori potranno metterli in secondo piano e consentire alle elezioni di prendersi il centro della scena. Vista l’imminente pubblicazione di dati sull’occupazione non agricola e di statistiche di alto profilo, l’attenzione ai dati dovrebbe rimanere prioritaria. Verosimilmente, le elezioni torneranno in primo piano nei prossimi mesi, soprattutto se aumenta la probabilità di una vittoria dei repubblicani. Un governo repubblicano farebbe aumentare la possibilità di dazi, di tagli delle imposte e di misure che frenano l’immigrazione. Insomma, una ricetta che potrebbe innescare rischi inflazionistici e maggiori disavanzi e accentuare verosimilmente la volatilità allineandola con quella dei precedenti anni elettorali.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Dopo il dibattito presidenziale, abbiamo avuto un primo assaggio di quel che accade quando gli investitori spostano l’attenzione sugli effetti delle elezioni sui mercati. Probabilmente, però, nelle prossime settimane i dati macroeconomici torneranno a essere in cima ai pensieri degli operatori. Gli investitori cercano di orientarsi sulle determinanti dei prezzi guardando in parte ai dati e in parte al contesto politico. Alla fine, con l’approssimarsi delle elezioni, sarà la politica a passare in primo piano. In prospettiva, riteniamo che il segmento a breve termine della curva dei rendimenti statunitensi resterà stabile attorno ai livelli attuali, con 1 o 2 tagli dei tassi scontati per fine anno. È il segmento più a lungo termine della curva che risentirà maggiormente delle nuove politiche e questo, a nostro avviso, ha generato un premio a termine maggiore del dovuto. Pertanto, per gli Stati Uniti privilegiamo le posizioni di irripidimento della curva. 


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Redazione

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