L’impatto sull’economia italiana sarà molto significativo, anche se per conoscere l’impatto sul PIL dovremo aspettare ancora qualche mese. Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia

Dopo i recenti dati sul PIL del 4T 2019, attestatosi a un -0,3% trimestre su trimestre, riteniamo sia ormai inevitabile che anche il PIL del 1T 2020 sarà in territorio negativo (stime comprese tra un -0,3% e un -0,5%), a causa dell’impatto dell’emergenza Coronavirus. In caso di conferma delle nostre aspettative, l’Italia finirà nella cosiddetta “recessione tecnica”, con due trimestri consecutivi negativi. Anche le nostre attese per l’intero 2020 sono negative, con una flessione del PIL compresa tra lo 0,2% e lo 0,6%.

Ora il Governo Conte si trova davanti a una scelta molto difficile: mantenere politiche restrittive di contenimento, seguendo il modello cinese applicato alla provincia di Hubei, per evitare di mettere sotto stress il settore sanitario a scapito delle attività economiche o allentare le misure di “containment” dando respiro all’economia. Una settimana di contenimento rimane a nostro avviso troppo breve per impedire l’accelerazione dei contagi.

Impatto su mercato azionario italiano


I timori sulla diffusione del coronavirus hanno impattato notevolmente i mercati azionari italiani con ribassi generalizzati su tutti i settori. I comparti più colpiti sono stati quelli del turismo, dei trasporti e del lusso. Tra i titoli peggiori del FTSEMib spicca Juventus FC che subisce i danni economici e d’immagine, derivanti della chiusura dello stadio in una delle partite più importanti della stagione (contro l’Inter domenica 2 marzo) e le recenti negative performance sportive.

Dalla chiusura di venerdì l’indice italiano ha perso oltre 10 punti percentuali scendendo sotto i 22 mila punti. Crediamo che nel medio/breve periodo le pressioni ribassiste legate alle difficoltà globali per contenere la diffusione del coronavirus possano rimanere molto forti, spingendo i prezzi dell’indice italiano verso i 20 mila punti. La flessione potrebbe essere ancora più profonda, nel caso in cui l’OMS decidesse di definire il Covid-19 pandemia, decisione che attiverebbe i costosi protocolli di contenimento per la diffusione del virus.

Il rialzo dello spread

Il Covid-19 ha provocato anche un forte aumento dello spread, passato dai 140 basis points dall’inizio della crisi, fino a toccare i 180 bp. Dai grafici riportati di seguito si può notare il divergente andamento tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e tedeschi. In Italia riteniamo che non abbia aiutato anche la polemica politica sulla creazione di un “governissimo” (governo di unità nazionale per fronteggiare l’emergenza coronavirus) per poi andare a elezioni il prima possibile.

La BCE interverrà? Sarà sufficiente?

Nonostante le recenti dichiarazioni di Christine Lagarde crediamo che l’istituto di Francoforte sia pronto ad agire con stimoli monetari per stabilizzare i mercati seguendo le manovre effettuate dalla PBoC. Al momento la BCE è in una stance di “wait and see” ma potrà agire in caso di peggioramento delle condizioni economiche nel Vecchio Continente.
Riteniamo, tuttavia, che le azioni della BCE non saranno sufficienti a risolvere la crisi economica legata al coronavirus. Serviranno infatti anche stimoli fiscali da parte dei governi nazionali verso le imprese. Possibile un compromesso con la Commissione Europea per allargare i parametri del fiscal compact    

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Redazione

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