Cosa comporta l’indebolimento dello yen? Quali saranno le ricadute sul mercato obbligazionario dell’inaspettata ascesa di Sanae Takaichi come primo ministro del Giappone. L’analisi del Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management

I parallelismi con l’Abenomics sono comprensibili, entrambi i periodi sono segnati da una leadership che promuove la crescita e sono favorevoli a un coordinamento della politica fiscale e monetaria. Tuttavia le differenze sono palesi: oggi, il Giappone vive una fase inflazionistica (non deflazionistica), la valutazione dello Yen è storicamente bassa e le autorità politiche scommettono sulla stabilità, non sul deprezzamento. Siamo convinti che lo Yen continui a essere sottovalutato rispetto al Dollaro e manteniamo un posizionamento lungo sulla valuta giapponese.
Non crediamo che interventi sul mercato valutario simili a quelli dello scorso anno siano attualmente all’ordine del giorno
È molto improbabile che il Ministero delle Finanze giapponese intervenga prima che si insedi il nuovo governo, visto che generalmente, per procedere, ha bisogno del sostegno politico del primo ministro e del ministro delle Finanze (non ancora nominato). Tuttavia, se le fluttuazioni dei cambi dovessero cominciare ad accentuarsi o se il rapporto di cambio USD/JPY raggiungesse quota 154, è possibile che alcuni interventi vengano attuati.
Con Takaichi al timone, l’espansione del bilancio pubblico potrebbe indebolire la valuta nel breve termine, tuttavia siamo del parere che il governo eviterà un ulteriore deprezzamento e che le future manovre di inasprimento attuate dalla Banca del Giappone potranno essere di aiuto. A prescindere dalle fluttuazioni del tasso di cambio, le valutazioni dei titoli di Stato giapponesi (JGB) sono profondamente cambiate con, al momento, i rendimenti dei JGB a lungo termine ai massimi storici. Sulla scia della recente nomina di Takaichi, la curva dei rendimenti si è leggermente irripidita sul segmento lungo in quanto il mercato sconta un aggravio delle passività di bilancio e un maggiore rischio inflattivo.
E gli Usa e l’Usd?
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il rallentamento dei dati sull’occupazione e il declino dell’eccezionalismo statunitense depongono a favore di un Dollaro meno forte. Inoltre, scorgiamo opportunità nel posizionamento corto sulla parte intermedia della curva dei JGB, dove i rendimenti potrebbero salire in misura modesta a fronte di una spesa pubblica progressivamente crescente e di conseguenti manovre di inasprimento della Banca del Giappone.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

