a cura di Pinuccia Parini

Il 14 febbraio, la terza più grande democrazia al mondo, con una popolazione di circa 280 milioni di abitanti, andrà alle elezioni. L’Indonesia è chiamata a scegliere il nuovo presidente, il vicepresidente e i membri dell’assemblea consultiva del popolo, il parlamento bicamerale, composto dalla camera dei rappresentanti del popolo (Dewan Perwakilan Rakyat Republik Indonesia) e dal consiglio di rappresentanza regionale della Repubblica dell’Indonesia (Dewan Perwakilan Daerah). Il presidente in carica Joko Widodo non può più candidarsi per un terzo mandato a causa dei limiti stabiliti dalla costituzione indonesiana. Jokowi, come è soprannominato, lascerà la carica dopo 10 anni, durante i quali il Paese ha conosciuto un’importante evoluzione. 

UNA CRESCITA SOLIDA

La Banca Mondiale, nel suo rapporto semestrale “Indonesia economic prospects”, ha dichiarato che la crescita rimane solida, con l’inflazione in calo e la valuta stabile. Secondo le proiezioni, «l’incremento del Pil potrebbe diminuire leggermente, passando dal 5% di quest’anno a una media del 4,9% nel periodo 2024-2026, a causa della perdita di vigore del boom delle materie prime». I consumi privati dovrebbero essere il principale motore del Pil, con gli investimenti delle imprese e la spesa pubblica in aumento, grazie alle riforme e ai nuovi progetti governativi. L’inflazione è attesa in calo al 3,2% nel 2024 rispetto alla media del 3,7% del 2023, all’interno della fascia obiettivo della Banca d’Indonesia. «La diminuzione dell’inflazione riflette l’ammorbidimento dei prezzi delle materie prime e il ritorno a tassi di crescita normali della domanda interna dopo il rimbalzo post-pandemia. Allo stesso tempo, vi è una certa pressione al rialzo sui prezzi dei generi alimentari a causa degli effetti di El-Niňo, che potrebbe interrompere la produzione alimentare in alcune località. Le esportazioni di servizi dovrebbero beneficiare della continua ripresa del turismo, mentre il calo dei prezzi delle commodity e l’indebolimento della crescita globale ostacoleranno le esportazioni di beni. Le entrate statali, in percentuale del Pil, potrebbero aumentare con il concretizzarsi degli effetti delle riforme fiscali, mentre è possibile che la spesa pubblica torni gradualmente ai livelli pre-pandemia». 

Nonostante tutto, l’economia indonesiana, sempre rispetto a quanto riportato dalla Banca Mondiale, deve ancora recuperare la traiettoria precedente alla pandemia. I rischi ai quali è soggetta sembrano più legati al contesto globale: i tassi d’interesse più elevati per un più lungo periodo nelle principali economie rischiano di avere ricadute sulla domanda e aumentare i costi dei prestiti sui mercati mondiali.

LA SFIDA DEL PAESE

«L’Indonesia ha un’esperienza consolidata nell’affrontare gli shock e nel mantenere la stabilità economica», ha dichiarato il direttore Paese della Banca Mondiale per l’Indonesia e Timor Est, Satu Kahkonen. «La sfida per la nazione è basarsi su solidi fondamenti economici per ottenere una crescita più rapida, più verde e più inclusiva. Per raggiungere ciò, è importante continuare ad attuare riforme che eliminino le strozzature che limitano l’efficienza, la competitività e l’aumento della produttività. In questo modo l’Indonesia potrà accelerare la crescita, creare nuovi e migliori posti di lavoro e realizzare la sua visione di diventare un paese ad alto reddito entro il 2045». 

Una sezione speciale del rapporto offre, inoltre, alcuni suggerimenti su come l’Indonesia possa accelerare la crescita economica e rafforzare la propria resilienza, rallentando al contempo le emissioni di gas serra. La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e resistente al clima potrebbe infatti generare una nuova fase di crescita economica e di riduzione della povertà. «Attraverso una serie di azioni mirate, l’Indonesia può stimolare i fattori trainanti della produttività e dell’efficienza, contribuendo a ridurre i costi a breve termine della riduzione delle emissioni e dell’adattamento, rafforzando al contempo le prospettive di crescita sul lungo periodo», ha dichiarato Habib Rab, economista capo della Banca Mondiale per l’Indonesia e Timor Est.

IL CONFRONTO ELETTORALE

È all’interno di questo contesto benigno che si svolgerà il prossimo confronto elettorale. L’appuntamento per la popolazione indonesiana è particolarmente importante e complesso, perché riguarderà non solo la scelta del nuovo presidente, ma anche di 700 parlamentari nazionali e quasi 20 mila legislatori locali. Ma è il confronto per la carica più alta dello stato che raccoglie grande interesse, proprio per le caratteristiche del sistema politico locale. I candidati che si contendono la nomina alla presidenza sono tre: Prabowo Subianto (Advanced Indonesian Coalition),  Anies Baswedan (Coalition of Change for Unity) e Ganjar Pranowo (Alliance of political parties supporting Ganjar Pranowo). 

I CANDIDATI

Prabowo Subianto, è un tenente generale dell’esercito in pensione, uomo d’affari e ministro della difesa in carica dal 2019. È entrato in politica nel 2004 per inseguire il suo sogno di diventare presidente della nazione e ha partecipato, sia alla tornata del 2014, sia a quella del 2019, vinte entrambe da Jokowi. Uomo estremamente abbiente, sposatosi con una figlia di Suharto dalla quale si è separato, «promette di salvaguardare l’eredità dell’attuale presidente in materia di sviluppo», sostiene il settimanale Economist nel profilo che ne traccia. Prabowo «ha abbracciato non solo la Jokowinomics, ma anche il 36enne figlio di Jokowi, Gibran Rakabuming Raka, come suo vicepresidente». Il suo passato di militare presenta diversi lati oscuri, come il tentativo di sedare i moti per l’indipendenza di Timor Est con l’aiuto di truppe irregolari che gli sono valse diverse accuse di violazione dei diritti umani. È, tra i tre contendenti, il più conosciuto e sta raccogliendo il maggiore consenso.

Anies Baswedan è un accademico, attivista e politico indonesiano che ha ricoperto il ruolo di governatore di Giacarta dal 2017 al 2022. È stato rettore dell’Università Paramadina, prima di essere nominato ministro dell’istruzione e della cultura nell’amministrazione di Joko Widodo. È anche il fondatore di Indonesia Mengajar, un programma che seleziona, forma e assegna ai laureati una missione di insegnamento di un anno in tutto il Paese. Proveniente da una famiglia di attivisti politici musulmani, nel suo manifesto politico propone di creare un’«Indonesia giusta e prospera per tutti», sottolineando l’importanza dell’uguaglianza economica. Egli sostiene che i frutti dello sviluppo economico indonesiano siano stati distribuiti in modo ineguale. Tuttavia, la sua carriera politica non è stata scevra da controversie. Durante il suo mandato di governatore di Giacarta, Anies, ad esempio, ha suscitato numerose polemiche per le sue dichiarazioni pubbliche, tra le quali l’utilizzo della parola “pribumi”, proibita dalla legge, che indica i nativi dell’Indonesia ed è considerato un termine che rimanda alla discriminazione etnica. Con l’annuncio della sua candidatura ha cominciato a criticare alcune misure adottate dal presidente in carica.

Ganjar Pranowo è un politico, membro del partito nazionalista Indonesian democratic party of struggle (Pdi-P), ed  è stato per due volte governatore della provincia di Giava Centrale, con «un approccio da uomo del popolo». Non proviene da una élite potente e non è neppure legato ai militari e, quindi, conta sull’appoggio del Pdi-P e del suo capo, Megawati Sukarnoputri, figlia del padre fondatore dell’Indonesia e lei stessa ex presidente. 

Ganjar si trova ora in una situazione difficile, perché è all’interno del partito da cui proviene l’attuale presidente, che, però, ha deciso di non sostenerlo. Il suo manifesto politico è caratterizzato da un programma che si potrebbe definire populista e che ripropone la linea adottata quando era stato governatore di Giava. Ha costruito la sua reputazione con politiche a favore dei meno abbienti e, anche durante la sua campagna elettorale, non ha mancato di fare emergere questi tratti, concentrandosi su un’intensa campagna a contatto diretto con le persone e visitando le diverse comunità.

LA MANCANZA DI UN’IDEOLOGIA

Tuttavia, ciò che caratterizza il sistema politico del Paese è la natura non ideologica dei partiti presenti, che per la maggior parte si definiscono “nazionalisti” (in Indonesia è inteso come “non religioso”). Pur avendo la più numerosa popolazione musulmana al mondo (l’87%), l’islam non è religione di stato. 

La transizione democratica dell’Indonesia (“Reformasi”), tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio dello scorso decennio, è stata un successo, dal quale sono nati numerosi partiti senza però chiare connotazioni di orientamento, tranne qualche limitata eccezione. La generale assenza di un’ideologia fa sì che il governo del paese sia diventato una condivisione del potere tra gruppi e che la governance sia uno strumento attraverso il quale trarre benefici dal ruolo ricoperto. Non è un caso che, proprio per queste ragioni, i partiti sono sempre aperti a nuove alleanze, che sono perlopiù dettate dalla necessità di consolidare legami tra élite. A tale proposito, basta ricordare che lo sfidante di Jokowi nelle precedenti elezioni, Prabowo Subianto, è entrato nel governo nel 2019.

IN ATTESA DEI RISULTATI

Ora non resta che attendere l’esito del confronto elettorale. Secondo la legge indonesiana, un candidato alle presidenziali ha bisogno della maggioranza dei voti espressi per essere eletto. Se nessun candidato ottiene il 50%, i primi due classificati parteciperanno a un ballottaggio che si terrà a giugno 2024. Il presidente in carica ha espresso il suo sostegno per il ticket Gibran-Prabowo. Qualunque sia il risultato, la questione chiave è quale indirizzo il Paese deciderà di intraprendere e di quanto le ingerenze politiche possano generare una crisi di fiducia nello stato di diritto. Inoltre, rimane l’ombra della decisione presa dalla Corte costituzionale indonesiana. Quest’ultima ha ritenuto ammissibile la candidatura di Gibran Rakabuming Raka, nonostante non abbia compiuto almeno 40 anni, condicio sine qua non in Indonesia si può correre per la carica di vicepresidente. L’Indonesia è una giovane democrazia che presenta, però, diverse fragilità.

leggi il numero 161 


Unknown's avatar
Pinuccia Parini

Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav