Frank Di Crocco, head of banks and wealth management, Invesco Emea
Come avete adattato la vostra asset allocation in questa fase di turbolenza?
«Il primo trimestre si è evoluto senz’altro in una maniera imprevedibile rispetto all’inizio del 2022. Infatti si è evidenziato un atteggiamento sempre più aggressivo da parte della Fed. Contemporaneamente le aspettative di inflazione sul lungo periodo sono cresciute. Dall’altra parte lo scoppio del conflitto fra Russia e Ucraina ha ovviamente aumentato il grado di rischio geopolitico. Per affrontare la situazione abbiamo deciso di impostare quella che ritenevamo essere l’asset allocation adeguata. Non va dimenticato, infatti, che i primi tre mesi dell’anno hanno visto un elevatissimo livello di correlazione fra azionario, titoli di stato e corporate. Un grado di correlazione di questo genere è decisamente inusuale. Di conseguenza abbiamo deciso di rimanere neutrali sull’investment grade, sottopesando invece le emissioni ad alto rendimento. Nelle ultime settimane, grazie all’allargamento degli spread, abbiamo deciso di aggiungere selettivamente alcune posizioni sugli high yield».
Qual è invece la vostra view azionaria?
«L’equity presenta oggi valutazioni decisamente migliori rispetto a qualche mese fa. Di conseguenza, stiamo cominciando a essere più costruttivi in questo ambito. In particolar modo stiamo incrementando le nostre posizioni su quelli che riteniamo siano trend strutturali. A livello geografico fino a qualche settimana fa avevamo una chiara predilezione per gli Stati Uniti. Di recente abbiamo cominciato a guardare anche a qualche opportunità fra gli emergenti».
A proposito di trend strutturali, su quali vi state concentrando?
«Su alcuni fenomeni che sono stati accelerati dalla pandemia ma che presentano ancora elevati margini di crescita. Uno di questi è l’e-commerce, che, a seconda delle definizioni, oggi fornisce il 15-20% delle vendite al dettaglio. Perciò, in questo settore ci sono tuttora margini di incremento importanti. Inoltre esso si accompagna in maniera simbiotica alla diffusione dei pagamenti digitali. Anche in questo caso vi è ancora molto spazio per crescere. Infatti, negli Stati Uniti solo il 50% della popolazione possiede una carta di credito e la usa per comprare su internet. Se metà della popolazione americana ancora non ha effettuato questa transizione, ci si può solo immaginare il potenziale di sviluppo in realtà meno sviluppate. Infine, il terzo grande trend è dato dal cloud computing, che è diventato una necessità imprescindibile, soprattutto per le nuove generazioni. Quale millennial infatti oggi possiede beni come Dv, Cd o chiavette Usb?»
I temi esposti aerano estremamente ricercati dagli investitori nel 2020-21, con valutazioni diventate molto elevate. Dopo il calo del primo trimestre di quest’anno, a che punto ci troviamo da questo punto di vista?
«È vero che fino a non molto tempo fa i multipli dei titoli legati ai settori che ho menzionato erano molto cari. Con il ritracciamento del primo trimestre del 2022, però, siamo tornati a valutazioni che possiamo definire eque. In futuro ritengo che a guadagnare il favore degli investitori saranno due gruppi di aziende. Innanzitutto chi offre esperienze e servizi nella vita reale, che difficilmente potranno subire la concorrenza di alternative digitali. Pensiamo, ad esempio, al campo dei viaggi, in un mondo che sta uscendo dalla pandemia. E poi chi opera negli ambiti del digitale che ho menzionato. Si arriverà dunque a un’integrazione fra i due mondi, con vincitori e vinti in entrambi».
Boris Secciani
Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.

