Quali asset britannici potrebbero performare meglio? Una panoramica di Borsa, bond e sterlina

Borsa di Londra

Il listino londinese è costituito da due gruppi ben distinti. Esiste un gruppo di multinazionali che dominano l’indice Ftse 100, che concentrano il proprio business fuori dai confini britannici, che fanno affari in divise diverse dalla sterlina. L’altro blocco, costituito per lo più da aziende di medie e piccole dimensioni, focalizza il proprio business sul mercato domestico e rappresenta buona parte dell’indice Ftse 250.

In seguito al risultato scaturito dal referendum del 2016, il primo gruppo ha tratto grandi vantaggi dalla svalutazione della divisa domestica, mentre le società facenti parte del secondo gruppo hanno patito le incertezze che caratterizzano l’andamento dell’economia locale. A partire dalla fine del 2019, questo secondo gruppo ha recuperato parte del terreno perso grazie alla vittoria di Boris Johnson su Jeremy Corbin (che presentava un programma basato su incrementi delle imposte e progetti di nazionalizzazione di alcuni settori dell’economia, entrambi provvedimenti penalizzanti per le imprese con core business focalizzato sul mercato domestico).

Un punto di forza del mercato azionario londinese è l’elevato dividen yield. Un recente studio realizzato dal team di Allianz Global Investors, ha evidenziato come il listino presenti un rendimento da dividendo del 4,6% (il più elevato tra le Borse del Vecchio Continente), seguito dai listini di Norvegia e Spagna con il 4,5%. Questi rendimenti da dividendi lo rendono molto appetibile in un contesto caratterizzato da tassi molto bassi. Per trovare dividend yield più elevati bisogna spostare l’orizzonte verso mercati molto più volatili. Un esempio è offerto dal mercato russo, che presenta un coupon medio da dividendo del 6,7% ma un rischio decisamente più marcato.

Sterlina

Nel corso del 2020 la divisa britannica potrebbe sperimentare altri episodi di volatilità, in particolare se comincerà ad essere percepito il rischio che il Regno Unito e l’Unione Europea non sarebbero in grado di raggiungere un accordo commerciale entro la fine dell’anno, periodo in cui è prevista l’uscita dei britannici dal mercato comune e dall’unione doganale (dopo una fase transitoria di undici mesi). La mancanza di certezze sulla firma di un trattato commerciale è una variabile in grado di alimentare la volatilità del cambio della moneta. Se la scadenza di dicembre verrà rispettata senza ricorrere a proroghe, gli analisti stimano che la sterlina possa rafforzarsi fino a posizionarsi all’interno di un range compreso tra 1.29 e 1.45 usd. Tutto dipenderà dalla firma del trattato commerciale. Se non si raggiungerà un accordo, i mercati potrebbero chiedere un ulteriore ‘sconto’ sulla valutazione della sterlina.

Bond

Inserire nei portafogli titoli di stato emessi dal Tesoro britannico è un forte dilemma per gli investitori. Secondo alcuni esperti, la Bank of England potrebbe procedere a nuovi tagli del costo del denaro se l’economia domestica dovesse rallentare a causa di rallentamenti sul versante del nuovo accordo commerciale con l’UE. Se il taglio dovesse materializzarsi, il rendimento annuo dei Gilt decennali potrebbe ridursi dello 0,40% e innescare un nuovo rally delle quotazioni obbligazionarie. Se si osservano i flussi d’investimento in usd diretti al mercato britannico da ottobre 2019 a gennaio 2020, si nota come ben 9.100 mln abbiano preso la strada della Borsa e solo 1.700 mln quella dei titoli di stato (fonte: Goldman Sachs).

 


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.