Intervista a Xiaolin Chen, head of international di KraneShares.
Ritenete che in Cina ci siano le potenzialità per una ripresa economica?
«Il recente dato del Pil per il terzo trimestre mostra una crescita del 3,9%, sopra le stime del mercato che si attestavano intorno al 3-3,5%. C’è spazio per un ulteriore miglioramento dell’attività economica anche se, per quanto riguarda l’obiettivo annuale, ci aspettiamo alcuni aggiustamenti rispetto al target ufficiale del 5,5%, viste le diverse sfide che il paese ha dovuto affrontare. Il calo della crescita, soprattutto nel secondo trimestre quando ha raggiunto solo lo 0,4%, è da attribuire alla debolezza dei consumi, con l’indicatore consumer sentiment ai minimi storici. Ciò che potrebbe permettere al Pil di rimettersi in carreggiata e rafforzarsi nel quarto trimestre sono, da un lato, la politica monetaria espansiva, dall’altro, l’allentamento delle misure di zero Covid. Per quanto riguarda il primo aspetto, va sottolineato che la Banca centrale cinese (Pboc), nonostante sia intervenuta con un’iniezione di liquidità sul mercato e misure monetarie espansive, avrebbe potuto essere più proattiva, sia durante, sia dopo la pandemia. La Pboc, infatti, ha adottato diverse politiche di sostegno, ma su scala limitata, soprattutto per le dimensioni dell’intervento. Ciò detto, l’istituto centrale ha ancora molte risorse a disposizione per intervenire a supporto e a stimolo dell’economia tramite l’ampia liquidità a disposizione e con ulteriori tagli dei tassi di interesse. Il secondo aspetto, invece, è legato alla gestione della diffusione del virus e alla lenta riapertura del paese, un fattore che ha decisamente condizionato il quadro economico. A oggi, si sono visti alcuni graduali rilassamenti, in particolare a Macao e a Hong Kong, dove è stato ridotto il periodo di quarantena. Ma non solo. La Cina interna ha emesso diverse migliaia di visti per studenti stranieri per invitarli a ritornare nel paese e le linee aeree locali stanno riaprendo i loro voli da e per l’estero. Ritengo che questi siano segnali positivi e l’inizio di un cambiamento dell’atteggiamento del governo rispetto alla gestione del Covid».
Però dal XX congresso non sono emerse particolari indicazioni in merito.
«Penso che i segnali menzionati in precedenza vadano letti in modo positivo, perché indicano che qualche cambiamento sta avvenendo. Il Congresso è stato, probabilmente, l’evento più importante per i prossimi cinque anni del paese. Ho letto con particolare attenzione i contenuti del discorso di apertura di Xi Jinping e posso dire che, nelle due ore di intervento, il Covid è stato menzionato una sola volta, quando ha affermato che la tolleranza zero ha permesso di salvare vite umane. È vero, non ha fatto ulteriori considerazioni in merito, ma penso che ciò sia avvenuto perché il suo intervento mirava a fare il punto sui risultati ottenuti dalle politiche del governo e a offrire le linee guida per il prossimo futuro, sia da un punto di vista economico, sia per quanto riguarda le relazioni domestiche e internazionali. Inoltre, ritengo che, proprio per la natura dell’intervento di Xi Jinping, non fosse quella l’occasione per affrontare nel dettaglio l’argomento: chi credeva il contrario ha mal riposto le sue aspettative. Comunque, se si vogliono cogliere alcune sfumature, è bene rilevare che, anche nell’unica menzione sulla pandemia, Xi non ha affermato che la politica di zero tolleranza rimarrà intatta. In aggiunta, nel suo rivisitare le difficoltà che il paese ha dovuto affrontare, penso che si possa cogliere la consapevolezza dell’impatto che essa ha avuto sul rallentamento economico. Certamente, ulteriori sforzi devono essere ancora fatti sul lato delle vaccinazioni (circa l’80% della popolazione è stata vaccinata), ma è pur vero che sono state prese anche altre iniziative, come l’ampliamento dell’utilizzo di test precoci per rilevare la positività al virus».
Il mercato immobiliare è per voi fonte di preoccupazione?
«Penso che la crisi del mercato del real estate tocchi in primo luogo la ricchezza delle famiglie. Tuttavia, dallo scoppio del caso Evergrande, il governo ha adottato misure affinché i progetti immobiliari siano portati a compimento. Non intravedo, quindi, grandi rischi di instabilità. Inoltre, va ricordata la peculiarità del mercato cinese, dove la maggioranza delle persone che comprano una casa lo fa pagandola in contanti e dove, in termini relativi, l’acquisto attraverso un mutuo si è diffuso solo negli ultimi anni. La correzione dei prezzi cui si è assistito non credo che sia tale da erodere in modo significativo il patrimonio delle famiglie, tenendo conto anche dell’apprezzamento dell’immobile nel tempo. Infine, ed è bene ricordarlo, sono state introdotte alcune misure per facilitare l’acquisto della prima casa, tra le quali, ad esempio, la riduzione dell’ammontare depositato come caparra».
Ci sono segnali che indicano il ritorno a un atteggiamento più pragmatico delle autorità cinesi?
«Vede, la Cina è un paese unico, con le singole regioni che lo compongono caratterizzate dalla loro specificità e da diversi tessuti economici. Per questa ragione, il ruolo dei governi locali nell’implementare le linee programmatiche, diramate da Pechino, è centrale. Essi hanno la facoltà di emettere obbligazioni per finanziare le proprie iniziative: un potere decisionale non trascurabile. All’inizio di quest’anno, il premier uscente, Li Keqiang, aveva dato indicazioni alle diverse province di fare tutto ciò che era nelle loro possibilità per stimolare l’economia locale. A oggi, nelle casse dei governi locali giace ancora molta liquidità che aspetta di essere spesa in base alle indicazioni che arriveranno dal partito. È quindi presumibile che le linee guida del governo centrale riguarderanno, ad esempio, le infrastrutture, in particolare quelle del segmento green, per raggiungere la neutralità carbonica (target quest’ultimo reiterato durante il Congresso). Queste misure si tradurranno in uno stimolo all’economia attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro».
Quali pensate che saranno i futuri trend di consumo del paese?
«La Cina è pronta a entrare nella prossima fase di crescita che è caratteristica di una società molto modernizzata. Se si guarda ai contenuti del piano quinquennale, come già menzionato, emerge chiaro l’impegno nei confronti degli investimenti green da parte del governo. Lo stesso segretario del partito ha ribadito quanto è importante che le iniziative intraprese vengano portate avanti e a compimento. Egli ha anche menzionato l’importanza di migliorare lo stato di salute delle persone e il loro benessere generale. Dal nostro punto di vista, la “common prosperity” non è da considerare uno scoglio per la crescita economica cinese, bensì indica la direzione che la politica deve intraprendere per il raggiungimento dei “China standard” entro il 2035, cioè la costruzione di una moderna società socialista. Ciò implica che il Pil dovrà crescere del 4-4,5% anno su anno per i prossimi 13. Per centrare l’obiettivo, sarà importante il contributo dei consumi e, per questa ragione, ritengo che l’economia digitale giocherà un ruolo importante, così come i servizi che aiuteranno a migliorare la qualità della vita. Quindi, la tecnologia, l’innovazione e l’healthcare saranno ambiti di grande attenzione. Infine, vorrei fare una considerazione su colui che diventerà il nuovo primo ministro cinese: Li Qiang. Il premier in pectore può vantare diverse esperienze in varie province della Cina, sempre impegnato sul lato delle iniziative di sviluppo economico. Dal 2017 è segretario del Partito comunista cinese di Shanghai, dove ha svolto un ruolo principe per la crescita dell’attività economica della metropoli, tanto da farla diventare la quarta città al mondo in termini di Pil. Li Qiang è un grande sostenitore dell’industria privata e promotore dell’innovazione tecnologica. Penso che figure come la sua porteranno un’ondata di freschezza all’interno della nuova leadership, che forse i media non hanno colto in pieno nel leggere gli eventi del XX congresso».
È un uomo molto vicino a Xi Jinping…
«Sì, ma qual è il leader che non vorrebbe attorniarsi di persone di cui potersi fidare? Xi Jinping, prima dell’attuale carica, ha ricoperto diversi ruoli nelle province e, così facendo, ha stretto una serie di legami. Ritengo che sia comprensibile la decisione di avere al suo fianco persone sulle quali contare».
Ritenete che l’investimento in Cina possa rappresentare una valida diversificazione?
«Penso che, da un punto di vista strategico, abbia senso, perché, nel lungo periodo la Cina supererà l’attuale fase di volatilità e continuerà a contribuire alla crescita globale. Inoltre, il mercato cinese è underowned nei portafogli e ha un peso ancora contenuto all’interno degli indici. Da un punto di vista tattico, nel breve periodo l’esposizione al mercato potrebbe soffrire per la volatilità provocata dall’incertezza a livello macro. Questa è la ragione per la quale la borsa ha corretto e le valutazioni sono scese attualmente a tre deviazioni standard rispetto alla media a 10 anni. Che cosa ha provocato una così profonda flessione? Penso che ciò sia avvenuto per diverse ragioni: l’inasprimento della regolamentazione, il peggioramento delle relazioni tra Usa e Cina e la mancata ripresa. Credo che ci sia bisogno di nuovi catalizzatori che potranno materializzarsi nel momento in cui, quanto discusso al congresso, troverà una forma e una materializzazione nelle decisioni politiche della leadership».
Pinuccia Parini
Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav

