I commenti sulla riunione di giovedì 9 settembre della BCE a cura di MFS, BlackRock, Pimco, Western Asset e Pictet AM

Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS IM ha commentato:

“Nient’altro è cambiato. Infatti, il resto dell’annuncio relativo alle politiche è stato un copia incolla di quello del meeting di luglio. La forward guidance sia sui tassi che sul QE è stata confermata, insieme ai programmi di reinvestimento. Il ritmo più lento del PEPP era stato ampiamente annunciato dai funzionari della BCE nelle ultime settimane, quindi la comunicazione non ha destato sorpresa.

Detto questo, nonostante il miglioramento delle prospettive economiche, l’aumento dell’inflazione e le condizioni di finanziamento ancora accomodanti, il mercato sembra aver interpretato la scelta sulla riduzione del PEPP come un segno che la BCE non sia disposta a tornare agli acquisti del Q1.

Lagarde ha chiarito che la mossa di oggi non è un tapering ma una ricalibrazione del PEPP sulla base della valutazione congiunta delle condizioni di finanziamento e dell’inflazione. I mercati hanno accolto con favore l’adeguamento della BCE e l’intenzione di mantenere le condizioni di finanziamento accomodanti. I rendimenti si sono mossi verso il basso in tutte le principali curve degli EGB, con una certa riduzione degli spread (5-6 pb).

Coloro che pensavano che la BCE avrebbe sorpreso il mercato con un annuncio da “falco” (visto che alcuni falchi all’interno del Consiglio Direttivo hanno alzato la voce) probabilmente dovranno aspettare ancora qualche mese per sentire in che modo abbia intenzione di uscire dal PEPP e “aggiustare” il programma APP senza scuotere troppo il mercato.

Gli acquisti di APP sono attualmente di 20 miliardi di euro al mese, e sospettiamo che – andando avanti – potrebbero salire a circa 40 miliardi di euro dal secondo trimestre del prossimo anno, poiché l’offerta lorda ancora elevata in tutte le principali economie dell’UEM dovrà essere parzialmente assorbita per evitare un taper tantrum ingiustificato (che minerebbe la trasmissione dell’accomodamento politico passato, la crescita e l’inflazione).

La riunione del Consiglio direttivo di dicembre sarà il prossimo importante appuntamento in quanto la BCE rivaluterà il ruolo degli strumenti delle politiche in corso. Il PEPP sarà ridiscusso ma – se lo scenario economico attuale sarà confermato – il programma terminerà alla sua data di scadenza, a fine marzo 2022.

Anche il futuro del programma APP e i TLTRO saranno riconsiderati e ci aspettiamo che la BCE “ricalibri” il ritmo degli acquisti e alcune delle sue caratteristiche principali sulla base dei rischi relativi alle prospettive economiche post-pandemiche.

Anche se il PIL è ora destinato a raggiungere i livelli pre-pandemici entro la fine del 2021, Lagarde ha segnalato alcuni punti deboli che giustificano la necessità di una maggiore flessibilità in alcuni degli strumenti esistenti. In particolare, Lagarde ha suggerito che la BCE vede ancora dei rischi provenienti dall’ampio bacino di persone senza lavoro e dall’aumento del debito di alcune aziende, che potrebbero non riuscire a sopravvivere in un’era post-pandemica se l’accomodamento monetario si restringesse considerevolmente.

Nei prossimi trimestri la BCE dovrà orientarsi cercando di mettere a punto le sue capacità di comunicazione (come spesso è successo negli ultimi trimestri) poiché condizioni di finanziamento notevolmente più strette non sono benvenute quando l’output gap si sarà probabilmente appena ridotto e l’inflazione si troverà al di sotto del target nel medio termine.”

Elga Bartsch, Head of Macro Research, BlackRock Investment Institute, ha detto:

“La BCE sta rallentando il suo programma di acquisti di asset di emergenza. Ma questa non è una decisione dovuta al tapering, come ha sottolineato il presidente della BCE Lagarde durante la conferenza stampa; è una decisione operativa, date le attuali condizioni di finanziamento più facili in questo momento. Gli acquisti di asset da parte della BCE sembrano destinati a durare, dal momento che il nuovo quadro politico apre la strada a una politica monetaria più accomodante e prolungata nell’area dell’euro.

“La priorità della BCE dovrebbe essere quella di concentrarsi sull’aumento dell’inflazione a medio termine, visto che le previsioni la vedono ben al di sotto del nuovo obiettivo del 2%. Quando il PEPP finirà, un ritmo più veloce di APP potrebbe aiutare a spingere l’inflazione verso l’alto – anche se alla fine potrebbe essere necessario anche il sostegno fiscale.

Abbiamo recentemente aggiornato il nostro posizionamento e siamo sovrappesati sulle azioni europee, alla luce del rafforzamento della ripresa, legata all’accelerazione del piano di vaccinazione. Le valutazioni rimangono attraenti rispetto ai livelli storici, e grazie ai forti guadagni queste appaiono ancora più attraenti che all’inizio dell’anno”.

Konstantin Veit, Senior Portfolio Manager European Rates di PIMCO ha aggiunto: 

“Nonostante la modesta riduzione del ritmo di acquisto del PEPP, la BCE rimarrà fortemente accomodante per molto tempo, poiché è improbabile che si verifichino presto le condizioni per un rialzo dei tassi.

Il mercato sta valutando un primo rialzo dei tassi di 10 punti base nel dicembre 2023, ben oltre la Fed o la BoE, il che sembra perfettamente ragionevole. Semmai consideriamo l’area euro strutturalmente più vicina al Giappone e, dunque, vediamo l’equilibrio del rischio inclinato verso un decollo più tardivo.

Ciò che conta per la posizione di politica monetaria è l’ammontare totale degli acquisti netti di asset: la divisione tra i programmi è in larga misura una decisione politica. Per quanto le sigle e le quantità mensili di acquisto di asset varieranno a seconda delle condizioni di finanziamento e delle prospettive di inflazione, la BCE continuerà probabilmente ad acquistare asset per gli anni a venire e, come la Banca del Giappone, le considerazioni sulla sostenibilità della politica potrebbero acquisire sempre più importanza.

A breve termine confermiamo la nostra opinione secondo la quale la BCE cercherà di ridurre il ritmo degli acquisti mensili di asset netti, probabilmente verso i 60 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre del 2022.

La riunione di dicembre sarà interessante perché la BCE inizierà a preparare le condizioni per gli acquisti di asset dopo il PEPP. La BCE probabilmente porrà fine agli acquisti netti nell’ambito del PEPP nel 2022, e gli strumenti di acquisto di asset più regolari torneranno alla ribalta per mettere a punto la politica monetaria post-pandemica. In cambio, ci aspettiamo che gli acquisti APP siano intensificati.”

Andreas Billmeier, economista europeo presso Western Asset, parte di Franklin Templeton, ha dichiarato:

“La BCE ha annunciato che una velocità moderatamente inferiore nell’attività di acquisto di asset nell’ambito del PEPP è coerente con condizioni di finanziamento favorevoli, almeno per ora.

Secondo noi, includere la riduzione esplicitamente nel regolamento – piuttosto che spiegare nella conferenza stampa che il ritmo di acquisto procederà “secondo necessità”– è stato un po’ più aggressivo del previsto, ma la BCE dovrà chiarire cosa si intenda con “moderatamente “.

Nel complesso, tuttavia, il passaggio conferma la nostra opinione secondo cui, data la bassa emissione netta attesa da parte dei titoli sovereign nel quarto trimestre del 2021, l‘incontro di settembre è stato il momento perfetto per togliere il piede dal pedale del PEPP.

Mentre i rendimenti dei titoli di stato europei hanno registrato un ribasso dopo l’annuncio, prevediamo che i rendimenti aumenteranno gradualmente, in linea con una continua ripresa economica”.

Fabio Castaldi, Investment manager di Pictet Asset Management, ha concluso:

“Nonostante la revisione al rialzo, peraltro ampiamente attesa, di crescita e inflazione sull’orizzonte di previsione dell’ECB, la proiezione di inflazione all’1,5% per il 2023 resta ben lontana dall’obiettivo, ora formalmente simmetrico, del 2% del mandato della Banca Centrale. Le pressioni al rialzo sull’inflazione previste per il 2021 e 2022 vengono caratterizzate come transitorie al momento.

Per quanto riguarda la “moderata riduzione” degli acquisti sotto il programma del PEPP, l’enfasi sul fatto che si tratti di “ricalibration” e non “tapering” senza indicare l’ammontare di tale riduzione sembra anche qui improntata alla cautela.

Nessuna discussione sulla tempistica di spegnimento del PEPP (a dicembre più dettagli al riguardo) e l’impressione rimane che, in caso di spegnimento di tale programma alla scadenza naturale di marzo, verrebbero considerati aggiustamenti agli altri programmi in essere per garantire “condizioni finanziarie favorevoli”. Nel complesso un esito del meeting più dovish rispetto alle attese.”


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