a cura di Pinuccia Parini
Ann Meoni, senior responsible investments analyst di abrdn afferma che gli investitori possono avere un impatto positivo sulla conservazione del capitale naturale
Dopo la a Taskforce on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD), è partita con simili modalità la Taskforce on Nature-Related Financial Disclosures (TNFD). Di che cosa si tratta?
“È un’iniziativa internazionale la cui missione è fornire un quadro di riferimento per le modalità con cui le organizzazioni possono affrontare i rischi e le opportunità legati alla natura. Come per la TCFD, l’obiettivo è quello di indirizzare i flussi di capitale verso attività che abbiano delle ricadute positive nell’ambito della natura e dell’ambiente. La perdita di biodiversità è per noi un aspetto fondamentale, strettamente connessa al degrado ambientale. Nelle nostre attività di analisi delle aziende, all’interno del processo di screening che ha come riferimento i criteri Esg, vi prestiamo molta attenzione. Essa rientra nei parametri utilizzati per attribuire uno “scoring” alle società, perché siamo convinti che gli investitori possono avere un impatto positivo sulla conservazione del capitale naturale”.
In cosa consiste la sua attività?
“Faccio parte del Sustainability Group, team interno che fa ricerche sui temi chiave in questo ambito: clima, natura, capitale, aspetti sociali. In precedenza, ho lavorato per la divisione operativa di abrdn che si occupa delle questioni di carattere ambientale e di raggiungere gli obiettivi che la stessa si è data in questa direzione. Ad esempio, ho realizzato il modello per l’azzeramento delle emissioni nette delle operazioni aziendali e sviluppato una strategia per progredire per il raggiungimento di tale obiettivo. Mi sono di fatto occupata di delineare il percorso per conseguire quegli stessi obiettivi di sostenibilità che, dal punto di vista degli investimenti, chiediamo alle aziende”.
Misurare la natura è un’operazione sfidante
“Secondo le stime del World Economic Forum, più della metà della produzione economica mondiale – circa 44.000 miliardi di dollari – dipende in misura moderata o elevata dalla natura e da ecosistemi sani. È in questo ambito che deve essere operato il cambiamento. L’operazione è molto complessa, ma ciò non deve essere un impedimento a integrare nelle strategie di investimento i rischi collegati a tali aspetti. C’è ancora moltissimo lavoro da fare e i dati sono ancora da definire. In altre parole, non si conoscono ancora gli equivalenti di biodiversità degli scope 1, 2 e 3, ma si stanno producendo nuove serie di dati utili a raggiungere questo obiettivo. Noi riteniamo però che, nonostante la normativa non sia ancora pronta, ci siano delle azioni che devono essere intraprese da subito”.
Come investitori, come vi state muovendo?
“Stiamo inserendo la biodiversità all’interno degli Esg, affinché diventi uno dei parametri di riferimento per redigere le nostre analisi. Certamente la regolamentazione, una volta definita, sarà di grande aiuto, anche per definirne la misurazione. Nel frattempo, come investitori, ci sentiamo parte attiva per promuovere nuove regole per rispettare la natura, assegnare a essa un valore monetario, elaborando un modello che renda ciò possibile. Inoltre, possiamo promuovere e sostenere investimenti che vadano nella direzione di preservare la natura. Da questo punto di vista, è fondamentale l’attività di engagement, affinché alcuni settori (e.g.: agricoltura, prodotti per l’alimentazione, legname, minerario) conoscano profondi cambiamenti, contribuendo alla preservazione della biodiversità. Nella nostra attività, sviluppiamo soluzioni di investimento che sostengono le imprese impegnate in questa direzione, nell’interesse dei nostri investitori e dell’intero ecosistema”.
Pinuccia Parini
Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav

