Le valutazioni di azioni e bond destano preoccupazioni. L’equity presenta i rischi da surriscaldameno delle quotazioni, i bond quelli dall’arrivo di eventuali fiammate inflazionistiche. L’analisi a cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management

Gli Em offrono le migliori opportunità
Ci aspettiamo che le economie emergenti crescano del 4% nel 2025 e 2026, rispetto a circa l’1,2% per il mondo sviluppato, con il divario di crescita fra i due che raggiungerà il livello più ampio negli ultimi due decenni. Il miglioramento delle dinamiche legate alla produzione industriale (non da ultimo in Cina) e il continuo allentamento della politica monetaria da parte delle banche centrali dovrebbero andare a vantaggio dei Paesi emergenti ed a favore delle loro valute, obbligazioni ed azioni.
Valutazioni elevate a Wall Street e rischio shock stagflazionistico per gli Usa
Prevediamo che la crescita del PIL statunitense sarà inferiore alle previsioni nel 2025 e nel 2026, poiché la crescita dei consumi continua a rallentare. Secondo i nostri modelli, i dazi statunitensi ridurranno il PIL del Paese dell’1,4% rispetto a un calo di solo 0,4% per l’economia globale. Questo impatto asimmetrico, unito alle limitate opzioni di stimolo politico dovute al rialzo dell’inflazione, colloca gli Stati Uniti in una posizione meno favorevole rispetto alle altre principali economie.
Europa, gli stimoli fiscali compenseranno gli effetti negtivi dei dazi
Per l’Europa, l’impatto dei dazi si prevede sarà compensato da stimoli fiscali su larga scala, in particolare da parte della Germania. Tuttavia, preferiremmo osservare ulteriori progressi nell’attuazione di tali piani prima di assumere un atteggiamento più positivo nei confronti dell’economia dell’eurozona e dei mercati azionari della regione.
Fed in pausa, ma la fase resta caratterizzata da una politica accomodante
La Federal Reserve potrebbe essersi concessa una pausa per il momento, ma è chiaramente in una fase accomodante e il settore privato ha ricominciato a muoversi, con le banche statunitensi che concedono prestiti e acquistano titoli. Prevediamo un nuovo allentamento da parte della Fed, con due nuovi tagli nei prossimi mesi. Tale approccio, insieme alla deregolamentazione del settore finanziario, dovrebbe stimolare la crescita della massa monetaria e del credito.
Dall’analisi dei rendimenti storici arriva un chiaro segnale di prudenza
I nostri modelli, che mettono a confronto i prezzi degli asset con i loro andamenti storici degli ultimi 20 anni, classificano gli obbligazionari globali come costosi e le azioni come molto costose. Queste valutazioni sono particolarmente preoccupanti alla luce delle possibili delusioni degli utili societari. Un’analisi top-down, basata sulle nostre previsioni macroeconomiche, suggerisce una crescita globale degli utili del 3,7% quest’anno e del 7,4% nel 2026, ovvero la metà rispetto a quanto previsto dagli analisti bottom-up secondo le stime di consenso IBES. La nostra analisi suggerisce che la delusione potrebbe essere particolarmente pronunciata negli Stati Uniti, a causa di prospettive di crescita economica poco brillanti.
Redazione
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