La spinta fiscale e i suoi effetti sui bond. La scorsa settimana i tassi britannici sono stati tra i principali driver del selloff sulla duration, con i rendimenti a 30 anni saliti ai massimi dal 1998. L’analisi del global credit team di Algebris Investments

Il movimento è stato rafforzato dalle notizie secondo cui il riassetto della squadra di governo di Starmer potrebbe ridimensionare il ruolo di Reeves. Al centro resta la questione fiscale: i costi di rifinanziamento stanno aumentando e con essi cresce la pressione per un aggiustamento dei conti pubblici. La legge di bilancio di novembre sarà un passaggio cruciale: un aumento della tassazione appare politicamente più percorribile rispetto a tagli significativi della spesa. La cancellazione dell’asta di gilt trentennali di mercoledì ha offerto un momentaneo allentamento della pressione sulla parte lunga della curva. I rendimenti appaiono elevati, ma coerenti con il deterioramento delle prospettive fiscali del Regno Unito, con un rischio concreto di ulteriore peggioramento.
Tassi globali – Il fattore fiscale si riflette nei mercati
Come mostrato più volte dal Regno Unito, ogni volta che emergono preoccupazioni sui conti pubblici, la pressione si concentra sulla parte lunga della curva. Questo schema si sta ormai estendendo alle principali economie, con ripercussioni anche sul mercato valutario. I grandi deficit vengono mantenuti in un contesto di crescita moderata ma prospettive inflazionistiche contenute. Il Regno Unito resta un caso emblematico, ma la riprezzatura dei rendimenti è ormai un fenomeno globale. Con i Treasury statunitensi a fare da benchmark, la traiettoria dei rendimenti a lungo termine sembra avere ancora margine di salita.
Redazione
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