Intervista a Giorgio Bortolozzo, Head of Equity di Arca Fondi SGR

L’impennata dei tassi statunitensi ha condizionato negativamente l’andamento dell’indice Nasdaq nel 2022. Credete che il calo delle quotazioni abbia scontato a pieno le aspettative sulle intenzioni della Fed?

Nel corso del 2022 l’indice Nasdaq, rappresentativo del settore tecnologico americano, ha registrato una correzione di circa il 30%, ben superiore agli altri indici del Paese. Tale correzione, per il momento, è dovuta quasi esclusivamente a una riduzione delle valutazioni, mentre le aspettative di crescita degli utili sono state riviste solo marginalmente.
L’impatto sulle valutazioni dipende direttamente dai tassi di interesse. Ed è legato all’attualizzazione dei flussi di cassa futuri, che, per le società ad alta crescita come quelle tecnologiche, sono spostati molto in avanti nel tempo.
Di conseguenza, più alti sono i tassi di interesse, minore è il valore attuale di quei flussi prospettici. Dopo i livelli storicamente elevati nei due anni post-Covid, giustificati da livelli dei tassi molto bassi, le valutazioni dell’indice Nasdaq sono oggi più vicine alla media storica di lungo periodo. Le attuali valutazioni del settore tecnologico rispecchiano le stime dei mercati dell’evoluzione dei tassi nel prossimo futuro, stime più fiduciose rispetto a quelle indicate dai funzionari della Federal Reserve.
L’attuale livello di tassi Usa potrebbe mettere in discussione le prospettive di crescita delle società tecnologiche più indebitate? Oltre alla dinamica dei tassi, quali altre variabili potrebbero condizionare l’andamento dell’indice nel 2023?
Il settore tecnologico è oggi mediamente più maturo rispetto a quello di 20 anni fa, con società che dispongono di ampie riserve di cassa e flussi di cassa ricorrenti. Ed è probabile che rimanga uno dei settori trainanti dell’economia, nonostante le sfide dell’attuale contesto economico.
Tuttavia, tassi elevati rendono più costoso per le società prendere a prestito dei capitali. Il che può limitarne la capacità di investire in nuove iniziative. Questo è particolarmente vero per quelle aziende all’inizio del loro stadio di sviluppo, con percorsi di crescita ancora non ben definiti. E con un ingente fabbisogno di capitali per gli investimenti.
Il focus sulla crescita del fatturato e degli utenti/clienti oggi non è più sufficiente per gli investitori, che cercano anche efficienza e crescita di qualità.
Oltre ai tassi, punto d’attenzione per il prossimo anno sarà la riduzione della spesa per i consumi, in un’economia in rallentamento e con prezzi in rialzo. Se la politica monetaria si dimostrasse eccessivamente restrittiva, o se altre cause dovessero portare l’economia in recessione, potrebbero nascere pressioni sugli utili delle aziende. E, dunque, sui corsi azionari.
È importante notare che, in tale contesto, società che offrono prodotti e servizi essenziali, come il cloud computing o la sicurezza informatica, sono meno esposte a un rallentamento della spesa dei consumatori. Quindi presentano valutazioni potenzialmente più resilienti.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

