Le tensioni sono al loro massimo da anni, dopo che Mosca ha schierato 100.000 soldati al confine con la regione ucraina del Donbas. L’analisi del team di Amundi.
Implicazioni per gli investimenti: impatto locale, finora, ma il rischio maggiore è la stagflazione.
Lo stallo dei negoziati ha fatto emergere un premio per il rischio nei prezzi degli asset russi. I prezzi del reddito fisso in Russia e in Ucraina si sono significativamente adeguati. In Russia, gli spread del credito si sono ampliati di circa 100 bps a oltre 200 punti base (CDS a 5 anni) e i rendimenti dei titoli in valuta locale sono aumentati di 100 bps fino a raggiungere l’area del 9,5% (parte della curva dei rendimenti a 10 anni). Riguardo alle valute, il rublo russo (RUB) si è dimostrato molto più resistente, deprezzandosi solo del 2,5%-3% negli ultimi giorni. In Ucraina, il credito ha registrato un movimento più severo con il CDS a 5 anni che si è ampliato di 250 bps al di sopra del livello di 900 punti base. La valuta (grivna ucraina, UAH) si è deprezzata del 4% rispetto al dollaro da inizio anno e i rendimenti obbligazionari in valuta locale sono aumentati di 250 punti base (scadenza a 4 anni).
La discesa della Borsa di Mosca.
Il mercato azionario russo è sceso in modo significativo, circa il 10% YTD (al momento della stesura di questo documento), nonostante il supporto dei prezzi dell’energia e delle materie prime (circa i due terzi del mercato russo sono esportatori di materie prime). Il mercato russo attualmente ha un P/E 12-months forward pari a circa 5 e un dividend yield di circa il 12- 13%, il costo implicito delle azioni è superiore al 20%. Riteniamo che, a questi livelli, il mercato stia già parzialmente scontando un’ulteriore escalation del conflitto militare. Ci aspettiamo, nel peggiore dei casi, che un’evoluzione importante a livello globale, piuttosto che locale, possa portare a una significativa volatilità degli asset rischiosi. L’escalation delle tensioni tra la Russia e l’Ucraina si sta avvicinando a un punto delicato per i mercati finanziari, che attualmente stanno ri-prezzando il tighting dei tassi della Fed e la potenziale riduzione del suo bilancio. La volatilità è già aumentata dall’inizio dell’anno e abbiamo registrato forti rotazioni nel mercato che hanno favorito il Value e i titoli ciclici, a spese delle aree di mercato con valutazioni più elevate e sostenute dalla liquidità, come i titoli growth, le criptovalute o titoli del credito low quality.
Un intervento militare russo in Ucraina aggiungerebbe inoltre incertezza alle prospettive di inflazione e crescita.
L’inflazione, quest’anno, dovrebbe già rimanere elevata ed essere superiore a quella del 2021, e potrebbe essere ulteriormente alimentata da un aumento dei prezzi dell’energia in caso di evento avverso. In Europa, il divario tra domanda e offerta di gas è già ampio e potrebbe peggiorare ulteriormente se la Russia riducesse l’approvvigionamento di gas, colpendo in particolare le industrie pesanti dal punto di vista energetico. Il ciclo del virus ha iniziato a ripercuotersi sugli indicatori di consumo e produzione, anche se – e questa è una notizia positiva – le prospettive economiche sono rimaste abbastanza resilienti in Europa, l’area più esposta a un potenziale conflitto. Il continuo aumento dei prezzi dell’energia in caso di un’escalation delle tensioni potrebbe creare preoccupazione per uno scenario stagflazionistico, e quindi questo è un rischio che continueremo a monitorare con attenzione. In termini di strategie per affrontare questo scenario più incerto, in cui il rischio geopolitico è tornato con forza e i mercati si stanno riadattando ai tassi reali più elevati, riteniamo che gli investitori dovrebbero rimanere neutrali in termini di allocazione del rischio, considerando revisioni costruttive degli utili in molti settori, ma dovrebbero essere pronti a ridurre il rischio se la situazione dovesse concretamente peggiorare. Continuiamo a preferire le azioni Value, cicliche e legate alle materie prime, manteniamo una posizione corta in termini di duration nel reddito fisso e siamo particolarmente attenti ai mercati europei, che scontano azioni limitate dalle banche centrali europee. In ambito valutario, alla luce dell’incertezza legata alla situazione politica, riteniamo che gli investitori dovrebbero essere cauti sul RUB, nonostante il forte saldo di parte corrente del Paese e le valutazioni interessanti della valuta.
Prezzi dell’energia e andamento del dollaro.
I prezzi dell’energia potrebbero salire significativamente in presenza del rischio di interruzioni dei flussi dalla Russia, e il dollaro potrebbe salire a causa dell’avversione al rischio. Ciò dovrebbe avvantaggiare i mercati mediorientali all’interno del CEEMEA, su una base relativa, poiché le loro valute sono ancorate al dollaro, un aumento dei prezzi del petrolio sarebbe di supporto per loro e i loro mercati sono dominati da investitori locali (soprattutto in Arabia Saudita). D’altro canto, i mercati dell’Europa orientale sarebbero penalizzati. Anche se è improbabile che siano coinvolti in una potenziale guerra, sarebbero comunque colpiti in quanto la guerra avrebbe luogo vicino alle loro frontiere, i prezzi dell’energia e l’inflazione salirebbero, ci potrebbe essere un’ulteriore potenziale crisi dei rifugiati e potrebbe materializzarsi una debolezza generale per l’Europa. Un altro punto sui mercati dell’Europa orientale è che alcune società regionali hanno un’esposizione commerciale nei confronti dell’Ucraina e di alcuni titoli ucraini, in particolare nel settore agricolo, come titoli quotati a Varsavia che hanno visto diminuire i prezzi delle azioni a causa della crisi.
La prudenza è d’obbligo. In conclusione, riteniamo che gli investitori dovrebbero rimanere cauti durante questa fase, valutando gli sviluppi sul fronte geopolitico e la reazione delle banche centrali ai dati forti sull’inflazione. Dovrebbero inoltre mantenere portafogli ben diversificati, con strategie di copertura, in particolare per gli asset che potrebbero risentire di un deterioramento della situazione geopolitica, come l’azionario europeo, delle condizioni di liquidità o dell’aumento dei tassi, come il mercato high yield.
Redazione
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