Una vittoria di Milei porterà alla riduzione del deficit del settore pubblico e alla dollarizzazione. Carlos de Sousa, portfolio manager, Vontobel

L’Argentina terrà il primo turno delle elezioni presidenziali questo fine settimana. Quasi tutti i sondaggi indicano che il candidato libertario Javier Milei è in testa e probabilmente dovrà competere in un ballottaggio contro l’attuale ministro dell’Economia e candidato presidenziale del partito populista di sinistra Sergio Massa. Dato che quasi tutti i sondaggi di opinione hanno sbagliato le previsioni sulle elezioni primarie, potrebbero esserci altre sorprese. Tuttavia, riteniamo ragionevole ipotizzare che Milei diventerà molto probabilmente il prossimo presidente dell’Argentina. Cosa significa questo per l’economia del Paese?

Deficit del settore pubblico nel mirino della presidenza Milei

Milei condivide alcune caratteristiche con altri politici populisti anti-establishment, ma è molto diverso da un tipico populista di destra data la sua ideologia libertaria. La sua campagna si concentra su due promesse principali. In primo luogo, applicare una ” cesoia” al settore pubblico, che si traduce specificamente nella promessa di ridurre le dimensioni del settore pubblico del 15% del PIL: un obiettivo che sembra impossibile da raggiungere in un Paese in cui metà del settore pubblico è controllato da potenti governi provinciali, che saranno fuori dal controllo di Milei. C’è un ampio consenso tra gli economisti, compresi quelli della tradizionale coalizione di opposizione di centro-destra Juntos por el Cambio, sulla necessità di eliminare il deficit del settore pubblico il prima possibile, in modo da bloccare il finanziamento monetario e riportare l’inflazione sotto controllo. Questo è molto diverso dal populista medio che promette elargizioni a destra e a manca.

L’altra promessa principale di Milei è la dollarizzazione per porre fine agli alti tassi di inflazione che hanno impoverito gli argentini a un ritmo sempre più rapido nell’ultimo decennio. L’Ecuador è un esempio di ciò che la dollarizzazione può ottenere. La dollarizzazione è un modo efficace per porre fine all’alta inflazione, che è un problema importante, ma non è sufficiente da sola a garantire la stabilità economica, a evitare i default o a fornire livelli di crescita soddisfacenti che possano portare a una riduzione dei tassi di povertà e di informalità. Dalla fine del 2016, ad esempio, l’Ecuador ha registrato tassi di inflazione inferiori a quelli degli Stati Uniti, ma anche tassi di crescita costantemente più bassi rispetto a questi ultimi, nonostante sia un mercato emergente. Il Paese ha anche sperimentato una delle più lente riprese economiche dalla pandemia nella regione, a causa della sua incapacità di attuare politiche espansive in tempi di crisi.

L’iperinflazione porta alla dollarizzazione  

Molti hanno sostenuto che l’Argentina non può dollarizzarsi perché non ha abbastanza riserve valutarie per farlo, ma c’è sempre un tasso di cambio abbastanza debole a cui la valuta nazionale può essere scambiata con successo. Il peso si è deprezzato molto rapidamente dopo le elezioni primariepassando da 590 USDARS a 955 ieri, poiché si prevede che per dollarizzare sia necessario un tasso molto più debole, dato il livello molto basso delle riserve valutarie. Questo rapido deprezzamento è destinato a continuare e probabilmente ad accelerare in caso di vittoria di Milei e gli argentini si aspettano che alla fine la dollarizzazione abbia luogo. Ciò rischia di portare il Paese all’iperinflazione e renderebbe certamente gli argentini più poveri di oggi, almeno temporaneamente.

Ironicamente, l’iperinflazione può aumentare le possibilità di successo della dollarizzazione, indebolendo il tasso di cambio effettivo reale e dando all’Argentina un vantaggio competitivo una volta abbandonato il peso. Nel medio termine, si potrebbe sostenere che gli argentini staranno meglio quando l’inflazione cesserà di essere un problema. Ma a breve termine, queste politiche saranno probabilmente recessive e colpiranno molto più duramente i poveri che i più ricchi che hanno già i loro risparmi in dollari.

Il piano di Milei è rischioso non solo per la potenziale iperinflazione che il Paese potrebbe sperimentare, anche se solo per un breve periodo, ma anche perché probabilmente dovrà affrontare significativi disordini sociali, dato che queste politiche renderebbero, almeno inizialmente, la popolazione più povera. Inoltre, anche se è probabile che un’ampia frazione di Juntos por el Cambio sostenga le politiche di Milei al Congresso, dato il loro allineamento politico e ideologico, è improbabile che questo sia sufficiente per ottenere una maggioranza congressuale (a meno che il partito di governo non faccia molto peggio di quanto suggeriscono i sondaggi attuali), quindi anche l’attuazione delle politiche non sarà facile.

Infine, dobbiamo considerare che, date queste difficoltà, può essere ragionevole aspettarsi una presidenza Milei che mantenga solo in parte le sue promesse, e che finisca per non essere troppo diversa da quella che avrebbe fatto un governo di Juntos por el Cambio.


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