
Non è opportuno esasperare le scelte all’interno dei portafogli per far fronte all’inflazione. I correttivi da applicare secondo Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR
Quali asset class ritenete sia opportuno detenere in portafoglio per proteggersi al meglio dal potenziale arrivo di una fase caratterizzata da rialzi dell’inflazione?
In tale contesto è giusto riequilibrare il portafoglio verso uno scenario di piena normalizzazione del ciclo economico, consacrandone una parte ai temi più value e ciclici.
Per quanto riguarda le scelte azionarie, più che una selezione geografica è necessario effettuare un’accorta allocazione settoriale: andranno privilegiati energia, materie di base, finanziari.
I primi saranno supportati dall’aumento dei prezzi delle materie prime, i finanziari dalle aspettative di rialzo dei tassi d’interesse. In questa selezione potranno essere ricomprese anche le società che hanno un forte “price power”, in grado cioè di trasferire sui clienti finali l’aumento dei prezzi.
Il movimento sarà tuttavia graduale ed esposto a inciampi ed è quindi consigliabile non esasperare le scelte, né dimenticare alcuni temi di mercato più strutturali, destinati a rimanere anche negli anni a venire.

Credete che l’eventuale rialzo dell’inflazione sia solo temporaneo o rappresenterà la nuova normalità in una fase post-pandemia permeata da tassi crescita dei Pil in accelerazione e necessità di gestire debiti pubblici molto elevati?
In uno scenario di aumento dell’inflazione, la componente obbligazionaria di un portafoglio bilanciato deve essere disegnata in modo da limitare l’impatto negativo del rialzo dei tassi. Una prima mossa è quella di convertire una parte delle emissioni governative “nominali” in quelle “inflation linked”.
Un investimento interessante per un portafoglio un po’ più sofisticato può essere poi rappresentato dalle emissioni in valute legate alle materie prime, come Corona Norvegese e Dollaro Australiano.
Essendo correlate positivamente al ciclo economico, non sono certo un buon diversificatore in uno scenario recessivo, ma in un contesto di graduale aumento dell’inflazione tendono a rafforzarsi.
Allo stesso modo il debito emergente dei Paesi produttori di materie prime come, a titolo di esempio, gli emittenti dell’America Latina, offre in questo senso buona protezione.
Rimanendo sulla componente a spread, inoltre, il credito subordinato bancario rappresenta la scelta migliore in uno scenario di rialzo dei tassi perché beneficia del miglioramento della redditività delle banche.
Per chi ne ha la possibilità, ovviamente l’investimento in strumenti legati alle commodity (petrolio, metalli industriali e preziosi) consente di incorporare nel portafoglio una componente fondamentale dell’inflazione.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

