Fabrizio Capati, head of retail distribution di Lazard Fund Managers
A circa due mesi dall’avvento delle ostilità, possiamo dire come ha impattato la guerra russo-ucraina sui mercati?
«L’invasione russa ha determinato l’ennesimo episodio di volatilità che i mercati hanno sperimentato. Se andiamo a osservare il livello raggiunto da un indicatore come il Vix, si può notare che non è stato neppure il più intenso. Negli ultimi anni abbiamo visto, infatti, picchi di volatilità più elevati. Detto ciò, riteniamo che il leit motiv dominante nel futuro prossimo sarà il persistere dell’inflazione».
Che conseguenze avrà tutto ciò sulle scelte di investimento da adottare?
«Le conseguenze saranno profonde. Pensiamo, infatti, che una delle fonti principali e più persistenti di inflazione sarà data dai prezzi delle materie prime. Di fronte a ciò le banche centrali non potranno fare altro che rialzare, in varia misura, i tassi. Come si può vedere, si tratta di un ambiente profondamente diverso rispetto a quello che ha caratterizzato gli ultimi anni. Pertanto molte delle asset allocation che hanno dato ampie soddisfazioni nel recente passato sono destinate a non funzionare più. L’avvento e il perdurare dell’inflazione porteranno, infatti, a una forte dispersione dei rendimenti. Uno scenario caratterizzato da andamenti fortemente diversi fra le varie asset class».
Possiamo fare alcuni esempi concreti?
«Certo. Come Lazard, ad esempio, qui a Consulentia 2022 stiamo cercando di diffondere un approccio all’investimento che comprenda anche strategie alternative. Queste ultime possono offrire, rispetto a tradizionali veicoli long-only su azionario e obbligazionario, marcate caratteristiche di decorrelazione. Questa caratteristica rappresenta una delle qualità più importanti per affrontare le fasi di volatilità».
Vi aspettate in futuro che complessivamente i maggiori benchmark offrano rendimenti minori e un più elevato grado di dispersione al loro interno?
«Ciò rappresenta un punto fondamentale. Con la pandemia si è avuto il culmine di politiche monetarie da decenni sempre più lassiste. Di recente, si è aggiunto anche un supporto a livello fiscale decisamente importante. Il 2022 sta vedendo, però, un cambiamento di atteggiamento da parte di banche centrali e governi. I mercati devono, dunque, imparare a camminare con le proprie gambe. Infatti, in un ambiente dominato dal quantitative easing, la correlazione fra i titoli tende a essere decisamente elevata. Si passa sostanzialmente da fasi in cui o va tutto su o va tutto giù. Con gli sviluppi attuali invece si ha invece una forte divergenza fra i vari sub-segmenti del mercato azionario. In questo contesto il ruolo della consulenza e della gestione attiva è cruciale».
Da questo punto di vista, quali cambiamenti auspicate in Italia?
«A nostro avviso, una delle migliori strategie per affrontare un periodo di inflazione è puntare sugli asset reali. Fra essi va incluso anche l’azionario. Il risparmiatore italiano, però, presenta un grado di investimento in azioni generalmente ancora sub-ottimale».
Quali segmenti dell’equity sono favoriti nel quadro attuale?
«Ci aspettiamo una rotazione al di fuori dei titoli growth, che hanno sovraperformato molto negli ultimi anni. Questi ultimi, però, si trovano a mal partito in un ambiente inflattivo. Invece certi ambiti value possono trarre vantaggio dalle pressioni sui prezzi. A Lazard questa è una delle previsioni di cui siamo più convinti per il 2022».
Boris Secciani
Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.

