Il commento a cura di Global Equity team di Algebris Investments

 

azioni, utili

 

Le azioni globali hanno registrato un andamento complessivamente debole nell’ultimo mese, con un contesto da inizio anno che si è mantenuto solido. I risultati del terzo trimestre hanno ampiamente confermato la resilienza dei trend degli utili e le aspettative di politica monetaria sono rimaste positive, contribuendo a limitare il rischio di ribasso. Negli Stati Uniti, i mercati sono rimasti sostanzialmente stabili.

La stagione degli utili è stata costruttiva, sebbene le aspettative fossero elevate, mentre il taglio della Federal Reserve a fine ottobre e la conclusione del quantitative tightening hanno fornito un utile impulso alla politica monetaria. Le azioni si sono dimostrate resilienti anche durante lo shutdown federale, con gli investitori che hanno ampiamente ignorato le tensioni politiche grazie a risultati solidi e di ampio respiro.

Il sentiment è ulteriormente migliorato dopo la firma di un accordo di finanziamento bipartisan a metà novembre, che ha posto fine allo shutdown e ha eliminato un importante rischio di coda fino a fine anno. Anche le azioni europee hanno chiuso leggermente in ribasso, con un tono più disomogeneo rispetto agli investitori statunitensi.

Gli investitori hanno dovuto affrontare un fitto calendario di reporting a fine ottobre a fronte di una crescita ancora debole. Gli utili del terzo trimestre sono stati contrastanti, ma partiti da aspettative basse, quindi i modesti rialzi sono stati sufficienti a sostenere i mercati, soprattutto nei settori finanziari e difensivi. La regione continua ad attirare l’interesse grazie alle valutazioni relativamente interessanti e al posizionamento meno affollato, con gli investitori che guardano a una ripresa ciclica nel 2026.

Il ciclo di difesa si rafforza mentre le guerre si raffreddano

Anche se crescono le speranze che le grandi guerre possano avvicinarsi a un punto di svolta, il settore della difesa globale rimane saldamente nel mirino degli investitori. I titoli del settore della difesa hanno registrato forti guadagni, poiché l’elevato portafoglio ordini e l’aumento dei bilanci pubblici sostengono un cambiamento strutturale nella spesa militare.

Mentre il rischio principale di guerra potrebbe attenuarsi, gli investimenti si stanno spostando verso un “superciclo” a lungo termine di capitalizzazione della difesa. Il recente Capital Markets Day di Rheinmetall ha sottolineato questo punto. L’azienda ha delineato alcuni degli obiettivi più ambiziosi del settore:  un fatturato di 50 miliardi di euro entro il 2030 , più del doppio dei livelli odierni, e un margine operativo destinato a superare  il 20% .

Il management ha evidenziato tre pilastri in rapida crescita: sistemi navali, difesa aerea e soluzioni digitali, tutti supportati da programmi di approvvigionamento pluriennali e da una pipeline che si estende ben oltre gli attuali conflitti. Sul fronte macroeconomico, la spesa per la difesa in percentuale del PIL sta guadagnando terreno. Il parametro di riferimento della NATO è da tempo pari al 2% del PIL, ma molti ora discutono del 3%-3,5% e persino del 5% come parametro di riferimento futuro. Nel frattempo, in Germania, nonostante la forte retorica di Friedrich Merz e del suo governo, persiste lo scetticismo sul raggiungimento dell’ambizioso obiettivo del 3,5% del PIL.

Lo stesso Merz ha recentemente osservato che “la discussione sulle percentuali del PIL è una costruzione improvvisata” e che la vera attenzione deve essere rivolta alle capacità effettive piuttosto che a parametri di riferimento arbitrari. Per gli investitori azionari globali, questo segnala un’inclinazione più sfumata: la difesa non è solo una reazione alle guerre in corso, ma parte di un ciclo strutturale di spesa a lungo termine. L’esposizione selettiva rimane convincente, ma la geopolitica, le finanze pubbliche e il contesto normativo richiedono un monitoraggio vigile.

Riequilibrio commerciale: la Cina si sposta oltre gli Stati Uniti

Durante la presentazione dei risultati del terzo trimestre del 2025, Maersk ha sottolineato che le esportazioni dalla Cina verso gli Stati Uniti hanno subito un rallentamento significativo nel corso del 2025. Allo stesso tempo, le esportazioni dalla Cina verso altre regioni rimangono solide e rappresentano il principale motore della crescita globale dei container quest’anno.

I dati di Maersk indicano che, mentre le esportazioni verso il Nord America sono cresciute solo del 5% con un CAGR da agosto 2023 ad agosto 2025, gli esportatori cinesi hanno reindirizzato la capacità verso altri mercati: le spedizioni verso Europa ed Estremo Oriente sono aumentate rispettivamente del 10% e del 12% con un CAGR, mentre America Latina e Africa centro-occidentale sono aumentate del 19% e del 18%.

Questo cambiamento di mix ha portato la quota di esportazione globale della Cina dal 33% al 37%, sottolineando gli sforzi degli esportatori cinesi nel trovare destinazioni alternative per le loro merci. La debolezza delle importazioni negli Stati Uniti è principalmente attribuibile ai dazi imposti dall’amministrazione Trump sui prodotti realizzati in Cina. I recenti segnali provenienti da Washington e Pechino indicano timidi progressi verso un quadro commerciale limitato; tuttavia, le prospettive restano incerte, poiché le due parti non hanno ancora raggiunto un accordo ufficiale.

L’ampiezza degli utili del terzo trimestre migliora al di fuori delle grandi aziende tecnologiche

L’ultima stagione degli utili ha ampiamente superato le aspettative, con l’utile per azione (EPS) dell’indice S&P 500 in crescita del 15,2% su base annua e una sorpresa positiva del 6,5%. Anche i ricavi hanno sorpreso al rialzo, seppur in misura più modesta, con un aumento delle vendite del 6,8% su base annua e una sorpresa positiva del 2,3%. Per la prima volta in molti trimestri, il settore tecnologico è rimasto indietro rispetto al mercato generale in termini di sorprese sugli EPS. Le Big Tech hanno registrato solo una sorpresa del ~2,1%, contro l’~11% del resto delle Big Tech, escludendo Meta.

Questa mancanza è stata dovuta principalmente a un’imposta Meta una tantum che ha ridotto il fattore sorpresa dell’intero settore. Ciononostante, la crescita degli utili delle Big Tech ha ripreso a crescere a circa il 32% nel terzo trimestre, rispetto al 28% del secondo trimestre.

Guardando al futuro, il consenso prevede ancora una crescita degli EPS di circa il 20% per le Megacap nei prossimi tre trimestri. Dato il forte tasso di uscita dal terzo trimestre, queste previsioni sono probabilmente orientate al rialzo. Gli utili annuali dell’indice sono stati rivisti al rialzo a circa 275 dollari, rispetto ai 267 dollari previsti a luglio. La maggior parte di questa revisione al rialzo è stata guidata dai titoli a grande capitalizzazione (TMT) e dai titoli finanziari.


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