Le donne costituiscono il 47% dei sottoscrittori di fondi, con un patrimonio medio di 43 mila euro, contro i 47 mila degli uomini: è un dato estremamente importante, che, nonostante tutti i problemi di genere, evidenzia la crescita della componente femminile in Italia. E, a sentire i manager delle società di distribuzione di prodotti finanziari, le investitrici sono spesso più fredde, razionali e capaci di reggere la volatilità rispetto alla parte maschile.  come afferma uno dei partecipanti all’inchiesta, «apprezzano in maniera particolare, se parliamo di azionario, le argomentazioni peculiari degli investimenti tematici che guardano ai grandi trend economici»

Fino a pochi anni fa era scontato che nel mondo degli investimenti le donne fossero quasi solo comparse, con un ruolo finanziario all’interno delle famiglie abbastanza secondario rispetto al marito. La vulgata, anche nei nuclei familiari nei quali a lavorare erano donne e uomini, era che a prendere le decisioni fossero soprattutto i maschi, anche per quei beni che erano di proprietà della moglie. Ma, per fortuna, i dati stanno smentendo totalmente questa visione. Una ricerca sul risparmio gestito di Bnl-Bnp Paribas su dati Assogestioni, che Fondi&Sicav ha pubblicato nel numero scorso, ha evidenziato che oggi tra i sottoscrittori di fondi comuni, (quindi si parla di risparmio gestito, certamente più evoluto rispetto all’acquisto di obbligazioni) le donne sono il 47%, contro, evidentemente, il 53% degli uomini. In pratica si è vicini a una parità tra i due generi. Anche il portafoglio medio, in rapporto a quello maschile, è sempre più vicino: 47 mila euro per gli uomini, 43 mila per le investitrici.

A questo punto vale certamente la pena cercare di capire il fenomeno al di là dei semplici numeri. Il cliente donna ha caratteristiche sue proprie rispetto all’investitore uomo? E quali sono le richieste e i bisogni che una cliente manifesta solitamente al suo consulente finanziario? È vero che le donne sono più prudenti o si tratta di uno stereotipo ormai ampiamente superato?

L’inchiesta di Fondi&Sicav