L’inflazione persistente indurrà le banche centrali a proseguire la politica restrittiva. Con qualche eccezione. Giuliano Gasparet, Head of Equity di Generali Insurance Asset Management

Nelle ultime sedute i mercati azionari hanno proseguito nel loro rimbalzo, nonostante il dato dell’inflazione (CPI) lo scorso giovedì si sia rivelato più alto del previsto. Presumibilmente, il posizionamento molto basso degli investitori basato su cupe aspettative macroeconomiche e la mancanza di ulteriori cattive notizie sono alla base di tale movimento.

Questo recente rimbalzo è stato poi amplificato dai programmi di investimento basati su algoritmi sistematici che seguono il trend del mercato, che hanno iniziato a chiudere le posizioni short mentre il mercato si riprendeva dai minimi.

Questa settimana abbiamo assistito al vero avvio della reporting season sul 3° trimestre, le cui indicazioni preliminari mostrano risultati discreti, con la maggior parte delle società che riportano risultati in linea o meglio delle aspettative. Ciò non è particolarmente sorprendente, tuttavia, poiché l’asticella delle aspettative era già stata abbassata in via preliminare.

Guardando agli altri asset finanziari, i tassi di interesse continuano a registrare nuovi massimi in previsione di tassi terminali più elevati, poiché al momento l’inflazione continua ad essere sostenuta. E vi è un alto rischio che le banche centrali debbano posticipare la fine del ciclo restrittivo. L’unica eccezione degna di nota è il Gilt britannico. I cui tassi sono recentemente diminuiti, accogliendo con favore la decisione del Primo Ministro Truss di dimettersi.

Al momento tutte le principali banche centrali del mondo sviluppato sono impegnate a combattere l’inflazione inasprendo le condizioni monetarie e aumentando i tassi. Tra queste l’unica banca centrale che continua a mantenere una politica monetaria molto accomodante è il Giappone. Ciò si traduce in uno Yen sempre più debole, che ha raggiunto il suo valore più basso rispetto al dollaro dal 1990.