Lunedì 9 maggio alle 19.00, al Cinema Anteo di Milano, sarà presentato il docufilm “Libere di… VIVERE”. L’opera, nata da un’idea di Claudia Segre, presidente di Global Thinking Foundation, vuole diffondere la conoscenza della violenza economica di genere e le sue conseguenze devastanti.

 

Claudia Segre

Ed è proprio a Claudia Segre che chiediamo alcune riflessioni in merito alla condizione delle donne e alla parità di genere nel nostro paese.

Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Voglio un’Europa che sia al fianco delle donne e che dia loro protezione e sostegno. Voglio una società che impedisca, condanni e persegua penalmente gli atti di violenza contro le donne ogniqualvolta essi vengono perpetrati.

È giunto il momento della giustizia e della parità. Ecco perché oggi presentiamo le norme giuste per accelerare il cambiamento.” Qual è lo stato delle cose e l’impegno dei governi e delle istituzioni?

“Governi e Unione Europea, sin dallo scorso anno, hanno tracciato la via per un Agenda per la parità di genere che veda la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, dopo la sua ratifica nel 2013, nonché della Convenzione 190 ILO, ratificata l’anno scorso.

La società civile potrà recepire un cambio di passo solo quando sarà data voce e spazio a norme come il FamilyAct, che cercano di colmare il gap con altri paesi europei e nord europei. I servizi alla famiglia diventano cruciali per migliorare l’occupazione femminile, che in Italia è ferma al 50,5% rispetto al 67% dell’Europa. Senza lavoro è difficile poter avere una piena partecipazione sociale delle donne e permettere che raggiungano un’indipendenza economica, che è un diritto fondamentale.

Sono ancora troppi i differenziali di genere nel nostro paese: salariale, pensionistico e di carriera. È su questi aspetti che lavoriamo intensamente ogni giorno”.

La pandemia ha colpito, da un punto di vista economico, soprattutto le donne. Il conflitto in Ucraina avrà delle ripercussioni sul tessuto economico del paese. Saranno ancora le donne a pagarne il prezzo?

“Purtroppo le premesse di surriscaldamento dei prezzi energetici e dei beni alimentari hanno una diretta ripercussione sulla cittadinanza tutta, complicando non poco la situazione delle famiglie monogenitoriali (prevalentemente guidate da donne), delle inoccupate e delle precarie che si trovano a gestire la complessità di una congiuntura economica deterioratasi parallelamente alla recrudescenza bellica, che riduce l’opportunità di accesso al mondo del lavoro”.

I femminicidi e i maltrattamenti sono in aumento. Che cosa non si è culturalmente riusciti a cambiare in questi anni?

“Nonostante tutti gli sforzi istituzionali e delle associazioni del terzo settore, unitamente alla società civile, il fenomeno dei femminicidi non accenna a ridimensionarsi. L’omicidio in ambito domestico resta la principale forma di morte per le donne. Tra le cause, sicuramente, nuove norme puntuali e potenzialmente efficaci ma non finanziate come il “Codice rosso” del 2019, l’assenza di misure di isolamento preventivo e rieducazione sociale per i maltrattanti.

Inoltre, l’ordinamento italiano non prevede l’ipotesi di femminicidio come ipotesi di reato autonoma, ma solo come circostanza aggravante. Per smuovere gli stereotipi culturali è necessario un grande lavoro di rieducazione, fin dalle elementari, affinché si possa assistere a un cambiamento diffuso”.


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