Tokyo è relativamente meno esposta alle minacce dei dazi. A colloquio con Daisuke Nomoto, gestore del fondo CT (Lux) Japan Equities di Columbia Threadneedle Investments

Sembra che gran parte del recente rialzo delle azioni giapponesi in euro sia stato trainato dall’apprezzamento dello yen, piuttosto che da un effettivo miglioramento dei fondamentali aziendali. Per un investitore europeo, ha ancora senso continuare a investire in azioni giapponesi?
A nostro avviso la tesi di investimento sul Giappone rimane ancora convincente grazie al miglioramento degli utili aziendali, all’evoluzione della corporate governance, alla presenza di un’inflazione sostenuta, alla crescita dei salari e alla ripresa delle attività di fusione e acquisizione (M&A). Le aziende giapponesi hanno migliorato la redditività e stanno restituendo più liquidità agli azionisti, come dimostrato dall’aumento dei riacquisti azionari. La liquidazione delle partecipazioni incrociate genera rendimenti interessanti e contribuisce a una più efficiente allocazione del capitale. Inoltre, il passaggio delle famiglie giapponesi dal risparmio all’investimento e la crescita degli utili delle aziende orientate al mercato interno offrono ulteriore supporto al mercato. Le riforme della governance aziendale mirano a una migliore allocazione del capitale e a una maggiore attenzione ai rendimenti per gli investitori, fattori che contribuiscono a un quadro complessivo positivo.
Credete che l’effetto combinato del rialzo dei tassi e delle politiche commerciali statunitensi, come i dazi imposti dall’amministrazione Trump, potrebbe indebolire la crescita economica giapponese?
L’impatto previsto è limitato. Il Giappone è relativamente meno esposto alla minaccia dei dazi statunitensi, grazie all’ampio ricorso alla delocalizzazione e alle sue relazioni geopolitiche. Molte aziende giapponesi hanno una presenza produttiva consolidata negli Stati Uniti, il che mitiga l’impatto di potenziali dazi. L’impegno della Bank of Japan (BoJ) a promuovere un ciclo virtuoso di crescita dei salari e dell’inflazione potrebbe avviare una nuova fase di espansione economica. La crescita salariale e l’inflazione, supportate da una limitata offerta di lavoro, dovrebbero sostenere l’economia giapponese anche in caso di rafforzamento dello yen. Le aziende giapponesi hanno dimostrato di saper generare utili stabili anche in presenza di oscillazioni dei tassi di cambio, grazie agli sforzi compiuti per ridurre il punto di pareggio del fatturato.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

