In un contesto caratterizzato da crescente incertezza economica e volatilità dei mercati, gli investitori professionali si stanno sempre più orientando verso la gestione attiva per rafforzare la resilienza dei portafogli e cogliere opportunità selettive. È quanto emerge dal sondaggio Global Investor Insights Survey (GIIS) di Schroders.

L’indagine, che ha coinvolto circa 1.000 investitori istituzionali e wealth manager a livello globale, per un totale di 67.000 miliardi di dollari di asset in gestione, rivela che quattro professionisti su cinque (80%) sono propensi, in misura più o meno significativa, ad aumentare l’utilizzo di strategie di investimento attive nel corso dei prossimi 12 mesi.

 I risultati arrivano dopo una fase di marcata volatilità sui mercati, innescata in gran parte dalla decisione del governo statunitense di introdurre ampi dazi commerciali.

Tali misure sono state indicate da quasi due terzi degli intervistati (63%) come il principale rischio macroeconomico, un dato oltre sei volte superiore rispetto alla seconda voce più citata. Questa percentuale sale addirittura al 74% tra gli investitori italiani. In questo scenario di incertezza, la resilienza del portafoglio si afferma come assoluta priorità per i prossimi 18 mesi dalla maggioranza degli intervistati, il 55% degli intervistati a livello globale, il 69% tra gli italiani.

“Quali ritiene siano i principali fattori macroeconomici che influenzeranno la sua strategia di investimento nei prossimi 12 mesi?”

Tra gli investitori che hanno indicato la resilienza del portafoglio come priorità, ben l’82% ha dichiarato di voler fare sempre più affidamento sulla gestione attiva. Questa tendenza è motivata dalla consapevolezza che la capacità di cogliere opportunità di investimento (52%) e di costruire portafogli resilienti (48%) rappresentano le caratteristiche più ricercate nei gestori attivi.

 

Quali fattori hanno contribuito a ingenerare fiducia nel fatto che la gestione attiva possa generare valore?

Johanna Kyrklund

Secondo Johanna Kyrklund, Group Chief Investment Officer di Schroders, “la gestione attiva è indispensabile in mercati sempre più frammentati. Il fatto che quattro investitori su cinque prevedano di aumentare la propria allocazione a strategie attive è indicativo del valore attribuito a un approccio selettivo e flessibile.

I mercati finanziari stanno ancora adattandosi a un regime di tassi strutturalmente più elevati, spesso reso più complesso dagli alti livelli di indebitamento. Questo sta spingendo a riconsiderare le dinamiche di mercato future e la validità degli approcci passivi in un contesto dominato dall’incertezza.

La resilienza è ormai in cima alle priorità per gli investimenti, in un contesto in cui le asset class non beneficiano più della crescita dei mercati in maniera indistinta. In questo scenario, le strategie attive offrono il controllo necessario per gestire la complessità, costruire portafogli solidi e cogliere le opportunità.”

 

Alla ricerca di rendimento in un mercato volatile

In uno scenario di volatilità diffusa, gli investitori professionali sono sempre più orientati a individuare opportunità selettive di rendimento sia nei mercati pubblici sia in quelli privati.

L’azionario quotato (46%) e il private equity (45%) emergono come le asset class più promettenti per la generazione di rendimento. Tra gli italiani l’appeal del private equity è più basso (35%), a fronte di una più forte attenzione per private debt e strumenti alternativi di credito e per l’azionario legato alle infrastrutture rinnovabili (41% e 39%).

Oltre la metà degli investitori globali (51%) che guarda con favore all’azionario quotato ritiene che le allocazioni equity globali offriranno le performance più elevate. Questo dato riflette una crescente volontà di ridurre la concentrazione nei titoli mega-cap statunitensi: il 74% ha identificato l’S&P 500 come l’indice che suscita maggiori preoccupazioni in termini di concentrazione.

Tra gli investitori focalizzati sulle azioni quotate, il 53% a livello globale predilige strategie attive per massimizzare il potenziale di rendimento, a fronte di un modesto 10% che continua a preferire approcci passivi. Questa forchetta è ancora maggiore tra gli investitori italiani: il 72% preferisce le strategie attive, nessuno invece si schiera su strategie 100% passive.

Nel private equity, i buyout su piccola e media capitalizzazione sono ritenuti particolarmente interessanti dal 65% degli investitori (79% tra gli italiani), a conferma di un orientamento verso investimenti ad alta convinzione, con elevato potenziale di crescita trasformativa e una maggiore resilienza rispetto alle tensioni commerciali globali.

I nuovi strumenti per generare income

La generazione di reddito sta evolvendo, passando da una tradizionale allocazione obbligazionaria verso soluzioni multi-canale e aggiustate per il rischio, che includono obbligazioni corporate, debito privato e strumenti alternativi di credito (PDCA – Private Debt and Credit Alternatives).

Gli strumenti PDCA sono risultati la strategia di allocazione più interessante per gli investitori globali focalizzati sull’income nei prossimi 12 mesi, selezionata dal 44% degli intervistati, seguita da azioni ad alto rendimento (41%) e obbligazioni corporate attive (33%).

L’ascesa delle fonti alternative di reddito è particolarmente significativa. Tra gli investitori che hanno indicato i PDCA tra le prime tre fonti di income per il prossimo anno, il debito infrastrutturale (63%) e i prodotti cartolarizzati (60%) emergono come valide alternative al direct lending.

Tra i wealth manager che hanno selezionato i PDCA, quasi due terzi (64%) indicano i prodotti cartolarizzati come la migliore opportunità per rendimenti aggiustati per il rischio, seguiti da debito infrastrutturale (60%) e direct lending (56%). Per contro, gli investitori istituzionali privilegiano il direct lending (73%), seguito dal debito infrastrutturale (64%) e dai prodotti cartolarizzati (58%).

Johanna Kyrklund conclude:

“Gli investitori sono sempre più focalizzati sulla resilienza. Cercano ritorni strategici attraverso un’esposizione globale diversificata e soluzioni specialistiche di private equity ad alta convinzione. Allo stesso tempo, l’approccio alla generazione di income sta evolvendo verso fonti multi-canale e corrette per il rischio, come il debito infrastrutturale e il credito cartolarizzato.

In questo contesto, è evidente perché la gestione attiva e una combinazione tra mercati pubblici e privati stiano diventando fondamentali.”


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