A cura del team di ricerca di 21Shares

Eliézer Ndinga, Director of Research 

Chi è familiare con il mondo delle criptovalute, avrà probabilmente sentito parlare di “hashrate”, ovvero della misura della potenza di calcolo dell’hardware per il mining. In riferimento al Bitcoin, quando questo parametro cresce si deduce che la sicurezza e la solidità in generale dell’interno network si sta rafforzando.

I dati dell’ultima settimana sembrano suggerire che la valuta digitale sta attraversando proprio una fase di questo tipo. Infatti, secondo i dati raccolti da Glassnode, il costo attuale per l’aggiunta di un nuovo blocco alla blockchain è di 24.500 dollari, circa 2.000 dollari in meno del prezzo del BTC oggi, segno che i miner stanno operando al di sotto delle loro massime potenzialità. E, anche i dispositivi attivi sono aumentati fino a raggiungere una media di 1.064.854 al giorno nell’ultima settimana, un aumento di quasi il 40% su base annua.

In conclusione, l’intera struttura del Bitcoin non è mai stata così solida e robusta. Ma cosa ha permesso al Bitcoin di consolidarsi fino a questi livelli record?

Noi di 21Shares riteniamo che la risposta sia il progredire e il rafforzarsi dell’integrazione tra la finanza tradizionale (TraFi) e la finanza decentralizzata (DeFi). Infatti, a causa di un’inflazione che si ostina a rimanere ben al di sopra dei target delle banche centrali e dei tassi d’interesse sicuramente resteranno alti per un arco temporale verosimilmente lungo, numerose “blue chip” in ambito DeFi hanno iniziato a collaborare in modo sinergico con la finanza tradizionale.

Un esempio pratico di questo trend ce lo ha dato Maker, che, negli Stati Uniti, ha sfruttato il contesto appena descritto per diventare il primo protocollo a investire nei treasury USA da ottobre 2022.

Il sentiero aperto da Maker è stato imboccato successivamente anche da Frax e Aave, che per combattere la volatilità delle criptovalute e aumentare il rendimento hanno deciso di integrare nei loro portafogli una componente RWA (real-world asset), ovvero composta da tutte quelle classi di attività che non sono categorizzate come asset digitali.

In particolare, Frax ha avviato una partnership con FinresPBC per il management degli asset reali e per poter investire in buoni del tesoro statunitensi. I rendimenti maturati da questi saranno poi redistribuiti ai detentori di FRAX (la criptovaluta dell’omonimo player di mercato), attraverso obbligazioni societarie. Aave, invece, ha stretto una collaborazione con Centrifuge al fine di definire un quadro normativo per supportare la diversificazione tramite RWA e supportare la sua stablecoin GHO.

Il nostro outlook prevede che questo trend proseguirà e si rafforzerà, almeno nel breve periodo, andando a rappresentare una strategia efficace per stimolare la crescita riducendo, al contempo, i rischi specifici del mondo cripto.

Su scala più ampia, l’evidente aumento della tokenizzazione degli asset finanziari tradizionali è sottolineato da un report della Federal Reserve, che presenta iniziative che promuovono l’accesso a mercati storicamente illiquidi, a differenza di quello obbligazionario statunitense.

Infine, poiché la tokenizzazione ha dimostrato il suo potenziale come case study rivoluzionario per le criptovalute, dato che sfrutta la possibilità di stabilire nuove regole all’istante e l’efficacia in termini di costi, è opportuno monitorare molto attentamente i protocolli che si concentrano e incrementano questa innovazione. Infatti, è probabile che questi svolgano un ruolo significativo nell’accelerare l’adozione della tecnologia blockchain.


Unknown's avatar
Redazione

La redazione di Fondi & Sicav è un team di esperti e appassionati di finanza, specializzati nell’analisi e nell’approfondimento di fondi comuni, SICAV e strumenti di investimento. Con un approccio chiaro e aggiornato, forniscono contenuti di qualità per guidare i lettori nelle scelte finanziarie più consapevoli.