A colloquio con Curt Organt, portfolio manager of the US Smaller Companies Equity Strategy – T. Rowe Price

Negli ultimi anni, le small cap Usa non hanno tenuto il passo delle large cap. Credete che in futuro possano materializzarsi condizioni più favorevoli al segmento dei titoli a bassa capitalizzazione?

Le prospettive di un atterraggio morbido nel 2024 sembrano aumentare, con l’inflazione che continua a decelerare e i mercati che prevedono tagli dei tassi. È uno scenario particolarmente positivo per le small cap statunitensi, che hanno sopportato il peso dell’accresciuta avversione al rischio.
Storicamente le small cap sono state scambiate con un premio rispetto alle large cap. Ma negli ultimi anni questa tendenza si è invertita: i titoli small cap non solo sono scambiati a sconto rispetto alle large cap, ma a un livello che non si vedeva da decenni.
Con il ritorno della propensione al rischio e il prevalere dei fondamentali sul sentiment, l’estremo sconto offerto dalle valutazioni delle small cap appare sempre più interessante.
Un’altra tendenza chiave da considerare è il continuo spostamento dalla globalizzazione verso catene di approvvigionamento più orientate a livello locale. Le aziende più piccole, che tendono a essere più orientate all’economia nazionale, possono trarre maggiori vantaggi da questo processo e offrono un’esposizione più diversificata alla vitalità dell’economia statunitense.
Un rischio fondamentale per le prospettive è invece l’aumento dell’inflazione, che richiederebbe ulteriori aumenti dei tassi, e offuscherebbe certamente le prospettive delle small cap.
In quali settori dell’economia Usa ritenete si possano individuare le migliori opportunità per investire nelle small cap?
Se da un lato le prospettive economiche più positive sembrano destinate a stimolare le small cap, dall’altro il miglioramento della produttività sarà probabilmente un fattore chiave della performance delle aziende. In quest’ottica, si possono trovare molte opportunità, in genere in settori meno studiati, dove i benefici di una maggiore produttività devono ancora essere pienamente realizzati.
Settori come i servizi finanziari, la sanità e l’agricoltura non sono stati realmente ripensati come la tecnologia e le comunicazioni. Stiamo assistendo a investimenti significativi in questi settori e le small cap innovative sono spesso in prima linea in questo processo.
Molte small cap, infine, producono componenti critici all’interno di processi o catene di fornitura più complessi. Una domanda elevata o un’offerta limitata di qualsiasi componente nella supply chain potrebbero rafforzare il potere di determinazione dei prezzi dei produttori di tali componenti. In quest’ottica, le aziende più piccole e leggere, che offrono servizi o prodotti critici per le aziende, sembrano particolarmente adatte a fornire flussi di cassa ricorrenti e potenzialmente a far crescere i loro ricavi.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

