Giancarlo Fonseca, Head of Distribution Lombard Odier Investment Managers

Ritiene che la sostenibilità rimarrà al centro delle politiche di investimento e delle agende dei governi nei prossimi anni?

“Assolutamente sì e, di fatto, l’agenda per la transizione eco-sostenibile è già stata definita ed esistono piani di supporto finanziario a tutte quelle aziende che saranno capaci di presentare progetti di business che vanno in tale direzione e rendono possibile il raggiungimento degli obiettivi di Parigi e di Glasgow. La sostenibilità è una rivoluzione irreversibile del nostro modello di sviluppo ed è già in atto”.

La performance relativa dei titoli sostenibili, da inizio anno, ha segnato una battuta d’arresto. Cosa ne pensa?

“Non è esattamente così. Ad esempio, in termini relativi, le strategie di Lombard Odier IM stanno performando molto bene. C’è secondo noi una percezione sbagliata, dovuta al fatto che la sostenibilità è sempre stata associata ad alcuni settori specifici, come il digitale e la tecnologia. La realtà dei fatti però è che quando si parla di transizione eco-sostenibile sono tutti i settori industriali ad essere coinvolti. In ciascuno di essi si possono trovare aziende che stanno adattando il loro modello di business per ridurre progressivamente le emissioni nette di CO2, e ciò comporta degli investimenti, anche per rispettare la nuova regolamentazione che sta entrando in vigore sul mercato. Se si guarda all’interno di comparti come quello dei materiali e gli industriali, registriamo delle buone performance, con imprese che forse non sono al centro dell’attenzione di alcuni gestori della sostenibilità, o che si definiscono tali, perché appartenenti a settori “brown”, ossia settori ancora in corso di implementazione di importanti innovazioni al fine di ridurre la loro impronta carbonica. È proprio in questo universo che, secondo noi, vanno ricercate le aziende che contribuiranno maggiormente alla riduzione delle emissioni affinché sia possibile perseguire due importanti obiettivi: il dimezzamento delle emissioni nette entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050. Perché, quindi, concentrarsi solo sulle società che hanno già compiuto un percorso importante in termini di sostenibilità, e dunque già in un certo senso definibili “green”, invece che puntare su quelle realtà che, seppure ancora in fase di transizione e quindi trascurate dal mondo degli investitori, potrebbero realizzare la spinta determinante per il raggiungimento degli obiettivi globali?”

Quali sono gli ambiti dove si potranno cogliere maggiormente le potenzialità di un modello di crescita sostenibile?

“Tutti gli ambiti, anche se ci sono settori, come quello delle energie rinnovabili, che sono particolarmente focalizzati sul tema della transizione; oppure quello dell’agricoltura, dove si sta iniziando a parlare di sistemi di coltivazione intelligenti, con innovazioni tecnologiche legate a una produzione più efficiente al fine di eliminare gli ingenti sprechi. Ci sono poi le infrastrutture, che dovranno recepire la direttiva “net zero building”, la quale cambierà le modalità con cui le stesse verranno realizzate. La stessa cosa, più in generale, riguarderà la costruzione di nuovi edifici o la ristrutturazione di quelli esistenti”.

Come incorporate l’analisi Esg a quella finanziaria tradizionale?

“Noi abbiamo iniziato a lavorare sui modelli Esg nel 1997 e costruito una nostra piattaforma proprietaria, testata nel corso degli anni, coinvolgendo i nostri portfolio manager in modo che fosse possibile, da parte loro, l’accettazione degli output di questo approccio. L’abbiamo poi affinata, gestendo anche una serie di distorsioni che si venivano a generare dall’adozione di oltre trecento parametri di riferimento, contestualizzando l’analisi applicata alle tipologie di aziende da esaminare. Ma attenzione, le metriche Esg sono “backward looking” ed è per questo motivo che abbiamo creato una divisione di ricerca sulla sostenibilità e sulla stewardship, che ci permette di andare a individuare quelle aziende che stanno cambiando il loro modello di business. Abbiamo poi identificato due metriche principali: la prima verifica l’allineamento della temperatura agli accordi internazionali, mentre la seconda, il “climate value impact”, misura i rischi di business e quelli finanziari legati alla transizione”.

Gli obiettivi della transizione energetica sono secondo lei raggiungibili?

“Non abbiamo alternativa e dobbiamo fare di tutto perché siano raggiunti gli obiettivi della transizione energetica, in uno sforzo corale che vede impegnati i governi, le aziende, gli investitori e la comunità nel suo insieme. È certamente un’operazione sfidante. Il clima sta già cambiando in maniera considerevole, impattando la nostra vita quotidiana, eppure la consapevolezza degli effetti che ciò comporta non è ancora così elevata. È pertanto importante che coloro che ne hanno consapevolezza si impegnino ad accelerare un percorso che permetta l’individuazione di soluzioni concrete ed efficaci al problema”.


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Pinuccia Parini

Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav