I ‘Magnifici 7’ spingono ancora in alto l’S&P500. Siamo in una bolla? E soprattutto, il mercato azionario è eccessivamente costoso? Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier

Una breve panoramica dei parametri abituali suggerisce che, sebbene il mercato sia certamente costoso, lo è per motivi giusti. Da questo punto di vista, la sua valutazione non sembra particolarmente preoccupante, almeno finché durano le attuali tendenze economiche.
L’attuale livello del ratio P/e dell’indice S&P 500 è pari a circa 22 volte gli utili, di gran lunga superiore a quello della media a lungo termine, attestata attorno a 16.
Buona parte di questa sopravvalutazione è dovuta ai titoli americani più brillanti. L’indice che li raggruppa, chiamato “Magnificent 7, scambia a 37 volte gli utili e NVIDIA arriva addirittura a 48. Ma la crescita degli utili di questo gruppo è eccezionale e le sue prospettive sono splendide, giustificando in questo modo una forte sopravvalutazione.
Un altro modo per valutare l’opportunità di investire in azioni è il “premio di rischio azionario”, che rappresenta il rendimento aggiuntivo atteso delle azioni rispetto ai titoli di Stato, attualmente vicino allo 0! Non solo gli indici azionari sono costosi ma le obbligazioni americane offrono anch’esse un rendimento nominale apprezzabile: 3,60% a 1 anno.
Dal punto di vista borsistico almeno, sono molte le buone notizie provenienti dagli Stati Uniti
Secondo il consenso Bloomberg, la crescita del PIL prevista per il 2025 e il 2026 è stata continuamente rivista al rialzo dall’estate e si attesta attualmente attorno all’1,8%, grazie in buona parte al settore tecnologico. Anche gli indici classici del sentiment degli industriali sono in fase di espansione, con la sola eccezione dell’ISM manifatturiero. L’indice di fiducia delle PMI – superiore a 100 – è elevato, cui si aggiunge un costo del petrolio molto accessibile, vicino mediamente a 65 dollari da un anno. Per giunta, un dollaro più basso favorisce le aziende esportatrici. Infine, nonostante gli aumenti dei prezzi dovuti ai dazi, i consumi globali, tranne per la fascia di popolazione a basso reddito, vanno bene.
Due ombre si profilano però in questo quadro quasi idilliaco.
L’occupazione, innanzitutto, molto meno dinamica o addirittura in calo, e il ristallo del settore immobiliare a causa soprattutto dei tassi dei mutui ipotecari molto elevati. Ma l’occupazione sta vivendo una situazione particolare. Se la creazione di posti di lavoro è certamente bassa, o addirittura preceduta dal segno meno, lo è altrettanto la domanda di lavoro. Ne consegue un tasso di disoccupazione in leggero aumento soltanto, attestata a un livello piuttosto basso: 4,3%. Quanto al settore immobiliare, ci si può aspettare una ripresa visto il taglio recente dei tassi da parte della Federal Reserve.
Redazione
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