Il commento mensile di Eurizon sulle view di investimento

Che 2025 stanno vivendo i mercati? Proviamo a guardarlo con gli occhi del consenso, cioè i numeri di previsione espressi, in media, dagli economisti, dagli analisti finanziari e dalle aspettative implicite nei prezzi di mercato.

Analizzare il consenso, facendo il confronto con le attese di inizio anno, non ha la finalità di ottenere una previsione esatta, ma è utile per valutare l’evoluzione dei mercati.

In termini macro, la prima parte del 2025, pur con picchi di volatilità generati dai dazi commerciali e dalle crescenti tensioni geopolitiche, ha visto confermare le attese per una prosecuzione del ciclo economico globale, seppure indebolito.

CRESCITA EUROZONA

Nel 2025 la crescita dell’Eurozona dovrebbe confermarsi intorno allo 0,9%, in continuità con il 2024, e circa all’1% nel 2026.

CRESCITA USA

Per gli USA le stime di crescita sono al momento attestate all’1,4% nel 2025, in ampio rallentamento rispetto al 2,8% del 2024 e in lieve ripresa nel 2026 a 1,6%.

Il rallentamento americano sconta le incertezze derivanti dal tema dei dazi commerciali e dal recente incremento del prezzo del petrolio legato a temi geopolitici.

L’Europa attende che si concretizzino i piani di espansione fiscale tedesco e della Commissione UE.

INFLAZIONE

Per quanto riguarda l’inflazione, il 2025 si sta confermando un anno di stabilizzazione.

L’introduzione dei dazi commerciali USA ha, in un primo momento, spostato verso l’alto le attese dei mercati, ma ora i timori sono in larga parte rientrati.

• In Eurozona l’inflazione 2024 si era assestata al 2,4% e la tendenza del primo semestre 2025 è stata in calo. Il consenso ha quindi posizionato le attese per quest’anno in area 2,0% e all’1,9% per il 2026.

• Per quanto riguarda l’inflazione core, che nel 2024 ha segnato un valore medio del 2,9%, nel 2025 è prevista al 2,4%, in avvicinamento all’obiettivo BCE del 2%, per poi scendere sotto tale target nel 2026.

• Negli USA l’inflazione 2024 si è attestata in area 3,0%. Per il 2025 il consenso conferma lo stesso livello. Il ritmo evidenziato nelle ultime rilevazioni è in rallentamento, ma gli effetti di medio termine delle politiche commerciali e della riforma fiscale portano gli investitori a confermare attese al 3,0%.

• L’inflazione core, la misura preferita dalla Fed, ha segnato un 2,8% nel 2024 ed è prevista al 3,0% nel 2025.

• Sono attese che riflettono una normalizzazione dei prezzi ed escludono nuove fiammate, anche alla luce delle nuove tensioni in Medio Oriente e i riflessi (per ora contenuti) sul prezzo del petrolio.

BANCHE CENTRALI

Il 2025 si sta confermando un anno di ribassi dei tassi delle Banche Centrali, sebbene a velocità diversa.

• Per quanto riguarda la BCE, il mercato vede tassi in calo dal 2% attuale (tasso sui depositi) all’1,75% a fine anno. Ad oggi la BCE ha effettuato un totale di 200 punti base di ribasso, da giugno 2024.

• Per la Fed, l’annuncio dei dazi e l’attesa degli interventi in senso espansivo sulla politica fiscale, hanno ridotto, ma non annullato, le attese di ribasso dei tassi. Le aspettative sono ora per tassi al 3,75% a fine 2025, con due tagli nel periodo, a fronte dei sette prezzati a fine del 2024.

• Se si paragonassero le attese di politica monetaria con quelle di inflazione, si vedrebbe che per la BCE scendere all’1,75% vorrebbe dire portare i tassi poco sotto l’inflazione, posizionando la politica monetaria tra la neutralità e la moderata espansione. Ipotesi plausibile, data la bassa crescita dell’area.

• Per la Fed, al contrario, far scendere i tassi al 3,75% vorrebbe dire mantenerli sopra l’inflazione, ovvero mantenere un certo grado di restrizione monetaria. Anche in questo caso sarebbe una condotta appropriata, a fronte di una economia in rallentamento solo modesto e di un’inflazione ancora sopra l’obiettivo.

MERCATI OBBLIGAZIONARI

• Per quanto riguarda i mercati obbligazionari, si può guardare in termini prospettici grazie ai tassi forward, che indicano i tassi futuri impliciti nella attuale forma delle curve.

• La curva euro, con i tassi a breve al 2% e quelli a lunga scadenza (10 anni) al 2,6%, implica una curva tra un anno inclinata positivamente, con tassi a breve in calo e tassi a lunga scadenza poco sopra i livelli attuali.

• Movimenti ancora più contenuti per la curva USA. I tassi a breve e media scadenza scendono, in modo marginale, seguendo le
mosse della Fed. Tassi a lunga appena sopra i livelli attuali.

• Sono indicazioni perfettamente allineate alle attese viste su crescita economica, inflazione e gestione della politica monetaria. Il fatto che i tassi a breve siano visti, tra un anno, più bassi rispetto ad oggi, riflette le aspettative implicite nei tassi di BCE e Fed.

• Il fatto, invece, che la parti lunghe delle curve non si muovano, riflette aspettative di un ciclo economico che prosegue.

• Sono attese che permetterebbero agli investitori di incassare il flusso cedolare offerto dai mercati obbligazionari e di realizzare guadagni in conto capitale, in caso di inatteso rallentamento del ciclo macro (polizza assicurativa anti-recessione)

MERCATI AZIONARI

• Per i mercati azionari l’andamento futuro degli indici dipende dall’evoluzione combinata di utili e multipli (Price Earnings, PE). Mentre non vi sono attese di consenso sui PE, gli analisti producono stime sui profitti per gli anni a venire.

• In Eurozona, indice Eurostoxx, gli utili sono previsti in rialzo del 2,6% nel 2025 e in accelerazione al +11,3% nel 2026.

• In USA, indice S&P 500, le attese sono per un +9% nel 2025 e in rafforzamento a +13,9% per il 2026.

• Sono stime che, per quanto riguarda gli USA, riflettono le attese di interventi fiscali a sostegno delle imprese e il solito, importante contributo dei profitti del settore tecnologico. Per l’Europa, i tassi di crescita sono inferiori a quelli USA, in linea con
attese di crescita economica e di inflazione inferiori.

• Tanto per gli USA quanto per l’Europa appaiono attese realistiche per il 2025, con revisioni al ribasso rispetto ad inizio anno a seguito delle tensioni commerciali. Per il 2026 la riaccelerazione degli utili ipotizza il rientro delle incertezze politiche e la piena esecuzione dei piani fiscali.

• La crescita degli utili non va considerata una stima del rendimento atteso per i mercati sottostanti, perché va combinata con l’andamento del multiplo (PE). Da questo punto di vista il mercato USA appare caro, mentre i multipli europei risultano in linea con le medie storiche di lungo periodo.

Alessandro Solina, Vicedirettore Generale e Direttore Investimenti di Eurizon, conclude:

 

Alessandro Solina

“Il principale tema di attenzione per gli investitori sono le decisioni di politica economica degli Stati Uniti, affiancate dalle crescenti tensioni geopolitiche. Negli USA, i dati di economia reale si confermano solidi con l’inflazione in calo. Mentre in Europa si registra una marginale debolezza, in attesa dei dettagli sui nuovi piani di spesa.

Per il 2025 i mercati attendono una ripresa dell’allentamento da parte della FED per arrivare a tassi a 3,75% e un ulteriore intervento della BCE che porterebbe i tassi 1,75%.

In questo contesto continuiamo a ritenere interessanti le obbligazioni governative, grazie a flussi cedolari superiori all’inflazione e alla capacità di offrire protezione ai portafogli. Restiamo positivi anche sui titoli corporate, che offrono una valida fonte di rendimento aggiuntivo rispetto ai governativi. I listini azionari beneficiano delle aspettative di prosecuzione del ciclo economico, sebbene l’incertezza geopolitica potrebbe generare volatilità.”

 


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Redazione

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